Zombi.
Gorge A. Romero. 1979. USA.
Attori: David
Emge, Ken Foree, Scott H. Reiniger, Gayleen Ross, Tom Savini, George A. Romero
Durata: 126’
Titolo
originale: Zombie
Dawn of the Dead
USA. Philadelphia. Da tre
settimane il paese deve confrontarsi con il problema che i morti tornano in
vita per cibarsi della carne dei vivi. Se ne discute anche nella sede della
televisione locale, la Wgon-Tv, dalla quale decidono di fuggire Steven e Jane,
amanti. La polizia nel frattempo irrompe in una palazzina di portoricani
assediata dai morti viventi e qualcuno tra i poliziotti si lascia prendere la
mano uccidendo a casaccio. È giustiziato da un collega. Roger e Peter, due
poliziotti, con un elicottero passano a prendere Steven e la donna che li
attendono sul tetto del palazzo della televisione. Sorvolando la provincia si
accorgono che ce ne sono ovunque. Sono costretti ad atterrare nei pressi di un
distributore di benzina ma è insufficiente e si rimettono di nuovo in volo
perché attaccati da un gruppo di zombi. Intanto la polizia nazionale, con
l’aiuto di volontari locali, si gratifica in allegre battute di caccia con
questa nuova selvaggina. Atterrano finalmente sul tetto del grosso
centro commerciale Penney, completamente invaso da altri esseri come quelli,
attratti istintivamente dal ricordo che ne hanno. I quattro in fuga riescono ad
entrarvi e scelgono di barricarsi in una stanza piena di viveri. I due
poliziotti decidono allora di farsi un giro per prendere tutto ciò che potrebbe
tornare utile. Trovano così le chiavi del regno e riescono con diversi
stratagemmi ad impossessarsi di quanto gli occorre. Steven, che nel frattempo
si era messo in giro da solo, è circondato da altri mostri e l’intervento di
Peter lo porta in salvo. Scoprono che esiste un condotto dell’aria che collega
il piano inferiore con il loro nascondiglio. Vi fanno ritorno e salvano Jane
dall’aggressione di uno zombie. Dal tetto, scorgono il parcheggio dei camion ed
i tre uomini decidono di recuperarne alcuni per sbarrare l’ingresso agli zombi.
S’incaricano di guidare i mezzi Peter e Roger che però, dopo averci preso gusto
con lo sparare agli zombi, rimane morso durante una loro aggressione. Tramite
il condotto dell’aria, Steven e Peter riescono più tardi ad entrare
nell’armeria e fanno incetta d’ogni cosa possa servirgli. Raggiungono le
vetrate principali, le bloccano e così, uccidendo tutti gli zombi rimasti
all’interno del centro commerciale, finalmente si sentono al sicuro. Si
lasciano andare ad ogni consumo: il loro nascondiglio man mano che passano i
giorni si trasforma in un appartamento confortevole, tanto che decidono di
murarlo nascondendo così l’ingresso nel caso dell’arrivo di eventuali
sciacalli. Le condizioni di Roger, fermo a letto, peggiorano e, rimasto solo
nella stanza con lui, Peter è costretto a sparargli una volta che questo
diventa zombie. Un gruppo armato di balordi motociclisti, accorgendosi
dell’elicottero, prendono di mira l’ipermercato ed in un primo momento chiedono
ai residenti di entrarvi per spartire le cose. Di fronte al loro rifiuto,
decidono di sfondare entrando con tutti gli zombi. Dopo aver dato vita ad un
vero e proprio saccheggio, Steven, che si sente derubato di quanto ha
conquistato, decide di sparargli contro costringendo anche Peter ad ingaggiare
la guerra. Costretti a fuggire anche a causa delle aggressioni degli zombi, i
motociclisti si ritirano dal centro commerciale ormai infestato di morti
viventi. Steven rimane vittima nell’ascensore di un gruppo di questi e Peter,
salito nel rifugio dove lo attende Jane, costringe quella a partire con
l’elicottero, abbandonando se stesso al destino. Di fronte ai morti viventi, ed
alla possibilità di risolvere tutto suicidandosi, Peter ci ripensa e riesce
all’ultimo ad aggrapparsi all’elicottero appena in volo. Con poca benzina nel
serbatoio, la coppia si allontana dal centro commerciale.
Secondo capitolo della trilogia
dei morti viventi scritta e realizzata da uno dei grandi maestri dell’horror,
Gorge A. Romero. A distanza di dieci anni, dopo aver creato un immenso
sottofilone che a lui farà sempre capo, il regista americano torna dietro la
m.d.p. per approfondire parte di quei messaggi che nel precedente capitolo
erano appena stati accennati. Non è più la fame, il cannibalismo strictu
sensu a muovere i nuovi zombi, ma la memoria del consumo (del quale il
cannibalismo è la migliore metafora) che si riversa nell’affezione di queste
creature per il grande centro commerciale (dice più volte Peter “Non è noi
che vogliono, ma questo posto” rivolgendosi nella stessa maniera anche ai
motociclisti armati, e facendo così riflettere anche lo spettatore circa il
comportamento degli stessi superstiti nel centro commerciale). Non a caso gli
unici due che si salvano sono Jane (che rifiuta l’anello di Steve perché
riconosce che non è il caso) e Peter, disposto a togliersi la vita ed
illuminato dalla voglia di lottare. Muoiono invece Steven, mosso dalla rabbia
di perdere quello che si è conquistato, trasformando il suo atteggiamento in un
processo di possessione (la condizione dello zombie) e Roger, che sembra
provare troppo gusto nei confronti della morte, non seguendo cioè il consiglio
dell’anziano prete mutilato che chiedeva di averne rispetto. L’esperienza del
Vietnam non è nemmeno troppo distante e non mancano quindi le critiche alla
tremenda esperienza degli americani nella vicenda asiatica (ed alla quale Tom
Savini, autore degli effetti speciali, aveva partecipato come documentarista):
il felice gruppo composto di cacciatori e uomini della Guardia Nazionale
che, con l’aiuto di volontari locali, si gratifica in allegre battute di caccia
con questa nuova selvaggina, così come la battuta del prete senza una
gamba che dice che quando “Quando i morti camminano bisogna smettere di
uccidere o si perde la guerra”. Paragonandolo al primo episodio, per quanto
riguarda l’inserimento di birbonerie da parte del regista, la differenza
è sostanziale: il primo episodio incominciava per gioco e si trasformava in un
incubo mentre questa incomincia a ritmi serrati, dove l’incubo già c’è ed è in
piena sintonia con lo stato di follia apocalittica (massacro dei poliziotti,
suicidio del poliziotto e le liti in tv) e con la scena delle torte in faccia
si cerca di sdrammatizzare un attimo una tensione che è trascinata invece sin
dalla prima inquadratura. Rispetto all’opera precedente poi, che terminava con
la morte di Ben (la quale vendetta è subito messa in chiaro nell’eliminazione
del poliziotto xenofobo nell’assalto al palazzo di portoricani) e la
condivisione pubblica del dramma delle invasioni dei non-morti, questa inizia
dalla condizione pubblica del dramma (l’Apocalisse) e termina con Peter e Jane
che (forse) si salvano, con cioè la coppia che aveva dovuto combattere la prima
grande aggressione, Ben e Barbra. Anche per quanto riguarda le inquadrature:
nel primo episodio, il senso di angoscia era dato dalla mai in asse m.d.p. sui
volti dei protagonisti mentre il senso di angoscia qui è volutamente spostato
verso la struttura commerciale, vero oggetto del racconto; l’aggressione degli
zombi inquadrata dal vetro, la possibilità quindi di averne tanti e poterli
inquadrare assieme (chi viene prima Il demone sotto la pelle?) in una
rappresentazione dell’orrore più truculenta, sicuramente per stomaci forti,
sembra ispirata ad un’altra grande pellicola sullo stesso tema, Il demone
sotto la pelle (1975) del canadese David Cronenberg, ed alla quale può
essere fatto riferimento anche per la scelta dell’ambientazione nella quale
svolgere i fatti (nella pellicola canadese era il complesso residenziale L’arca
di Noè). Più volte, soprattutto nella prima parte, lo zombie si sostituisce
allo spettatore che è costretto ad immedesimarsi in lui e nella sua morte tutte
le volte che qualcuno gli punta una pistola alla testa (“Credono che bisogna
rispettare la morte…” dice Peter sparando dritto a chiunque in sala).
Nessuno è risparmiato da questo mondo di zombi, nessuno ne è escluso per il
regista, buddisti e suore comprese: i non-morti di Romero sono non più esseri
umani, mossi dal solo istinto del cibo e che usano oggetti in maniera primitiva
ed elementare, uomini delle caverne, neo primitivi privi di linguaggi di
comunicazione ed intenti solo al consumo senza necessità o logica, per Romero
l’America è soprattutto questa. Tom Savini, autore del successo dei truculenti
effetti gore, specializzato cioè nel rendere anche una semplice
mutilazione impressionante ed ultrarealistica, compare tra gli stuntman (ed è
uno dei capi della banda dei motociclisti, ispirata sicuramente ai famigerati Hell’s
angels) mentre Dario Argento collabora sia con il regista nella stesura
della sceneggiatura, con i Goblin nella fase di composizione delle musiche e
nella fase di montaggio scegliendo il ritmo serrato che contraddistingue questa
pellicola dal precedente lavoro del regista americano. Per alcuni, proprio la presenza
di Savini agli effetti speciali, ha trasformato questa pellicola come
precursore di tutta la cinematografia splatter e gore (prolificata soprattutto
negli anni ottanta). Per quanto riguarda la scena del machete che affonda nel
cranio di uno zombie, questa fu girata al contrario, con cioè lo stesso Tom
Savini/motociclista che solleva la lama dalla comparsa, anziché affondarla
veramente nella sua testa (Luca Farulli – Tom Savini, stregone). Di
questa pellicola ne esiste una versione di 140’ per il mercato americano (il
Morandini – dizionario dei film 2004). Figurativamente e fotograficamente, Zombi
è riuscito a sconvolgere ed ossessionare anche Enrico Ghezzi, che all’epoca
affermò che non gli era piaciuto (E.Ghezzi – Paura e desiderio – Bompiani).
Autocitazione: gli animali impagliati che spaventano Peter quando entra
nell’armeria (così come era capitato a Barbra nella casa dove si era rifugiata
in La notte dei morti viventi). Costato un milione e mezzo di dollari,
ne racimolò oltre cinquantacinque. “Quando non ci sarà più posto
all’inferno, i morti cammineranno sulla terra e si ciberanno dei vivi” è la
frase più celebre della pellicola: frase degli stregoni voodoo di Trinidad.
Bucci Mario
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