NearDark - Database di recensioni

NearDark - Database di recensioni

Africa

Godard Tracker


Tutte le
Rubriche

Chi siamo


NearDark
database di recensioni
Parole chiave:

Per ricercare nel database di NearDark, scrivete nel campo qui sopra una stringa di un titolo, di un autore, un paese di provenienza (in italiano; Gran Bretagna = UK, Stati Uniti = USA), un anno di produzione e premete il pulsante di invio.
È possibile accedere direttamente agli articoli più recenti, alle recensioni ipertestuali e alle schede sugli autori, per il momento escluse dal database. Per gli utenti Macintosh, è possibile anche scaricare un plug-in per Sherlock.
Visitate anche la sezione dedicata all'Africa!


Zombi - Zombie Dawn of the Dead
Anno: 1979
Regista: Gorge A. Romero;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Zombi.  Gorge A. Romero. 1979. USA.

Attori: David Emge, Ken Foree, Scott H. Reiniger, Gayleen Ross, Tom Savini, George A. Romero

Durata: 126’

Titolo originale: Zombie Dawn of the Dead

 

USA. Philadelphia. Da tre settimane il paese deve confrontarsi con il problema che i morti tornano in vita per cibarsi della carne dei vivi. Se ne discute anche nella sede della televisione locale, la Wgon-Tv, dalla quale decidono di fuggire Steven e Jane, amanti. La polizia nel frattempo irrompe in una palazzina di portoricani assediata dai morti viventi e qualcuno tra i poliziotti si lascia prendere la mano uccidendo a casaccio. È giustiziato da un collega. Roger e Peter, due poliziotti, con un elicottero passano a prendere Steven e la donna che li attendono sul tetto del palazzo della televisione. Sorvolando la provincia si accorgono che ce ne sono ovunque. Sono costretti ad atterrare nei pressi di un distributore di benzina ma è insufficiente e si rimettono di nuovo in volo perché attaccati da un gruppo di zombi. Intanto la polizia nazionale, con l’aiuto di volontari locali, si gratifica in allegre battute di caccia con questa nuova selvaggina. Atterrano finalmente sul tetto del grosso centro commerciale Penney, completamente invaso da altri esseri come quelli, attratti istintivamente dal ricordo che ne hanno. I quattro in fuga riescono ad entrarvi e scelgono di barricarsi in una stanza piena di viveri. I due poliziotti decidono allora di farsi un giro per prendere tutto ciò che potrebbe tornare utile. Trovano così le chiavi del regno e riescono con diversi stratagemmi ad impossessarsi di quanto gli occorre. Steven, che nel frattempo si era messo in giro da solo, è circondato da altri mostri e l’intervento di Peter lo porta in salvo. Scoprono che esiste un condotto dell’aria che collega il piano inferiore con il loro nascondiglio. Vi fanno ritorno e salvano Jane dall’aggressione di uno zombie. Dal tetto, scorgono il parcheggio dei camion ed i tre uomini decidono di recuperarne alcuni per sbarrare l’ingresso agli zombi. S’incaricano di guidare i mezzi Peter e Roger che però, dopo averci preso gusto con lo sparare agli zombi, rimane morso durante una loro aggressione. Tramite il condotto dell’aria, Steven e Peter riescono più tardi ad entrare nell’armeria e fanno incetta d’ogni cosa possa servirgli. Raggiungono le vetrate principali, le bloccano e così, uccidendo tutti gli zombi rimasti all’interno del centro commerciale, finalmente si sentono al sicuro. Si lasciano andare ad ogni consumo: il loro nascondiglio man mano che passano i giorni si trasforma in un appartamento confortevole, tanto che decidono di murarlo nascondendo così l’ingresso nel caso dell’arrivo di eventuali sciacalli. Le condizioni di Roger, fermo a letto, peggiorano e, rimasto solo nella stanza con lui, Peter è costretto a sparargli una volta che questo diventa zombie. Un gruppo armato di balordi motociclisti, accorgendosi dell’elicottero, prendono di mira l’ipermercato ed in un primo momento chiedono ai residenti di entrarvi per spartire le cose. Di fronte al loro rifiuto, decidono di sfondare entrando con tutti gli zombi. Dopo aver dato vita ad un vero e proprio saccheggio, Steven, che si sente derubato di quanto ha conquistato, decide di sparargli contro costringendo anche Peter ad ingaggiare la guerra. Costretti a fuggire anche a causa delle aggressioni degli zombi, i motociclisti si ritirano dal centro commerciale ormai infestato di morti viventi. Steven rimane vittima nell’ascensore di un gruppo di questi e Peter, salito nel rifugio dove lo attende Jane, costringe quella a partire con l’elicottero, abbandonando se stesso al destino. Di fronte ai morti viventi, ed alla possibilità di risolvere tutto suicidandosi, Peter ci ripensa e riesce all’ultimo ad aggrapparsi all’elicottero appena in volo. Con poca benzina nel serbatoio, la coppia si allontana dal centro commerciale.

Secondo capitolo della trilogia dei morti viventi scritta e realizzata da uno dei grandi maestri dell’horror, Gorge A. Romero. A distanza di dieci anni, dopo aver creato un immenso sottofilone che a lui farà sempre capo, il regista americano torna dietro la m.d.p. per approfondire parte di quei messaggi che nel precedente capitolo erano appena stati accennati. Non è più la fame, il cannibalismo strictu sensu a muovere i nuovi zombi, ma la memoria del consumo (del quale il cannibalismo è la migliore metafora) che si riversa nell’affezione di queste creature per il grande centro commerciale (dice più volte Peter “Non è noi che vogliono, ma questo posto” rivolgendosi nella stessa maniera anche ai motociclisti armati, e facendo così riflettere anche lo spettatore circa il comportamento degli stessi superstiti nel centro commerciale). Non a caso gli unici due che si salvano sono Jane (che rifiuta l’anello di Steve perché riconosce che non è il caso) e Peter, disposto a togliersi la vita ed illuminato dalla voglia di lottare. Muoiono invece Steven, mosso dalla rabbia di perdere quello che si è conquistato, trasformando il suo atteggiamento in un processo di possessione (la condizione dello zombie) e Roger, che sembra provare troppo gusto nei confronti della morte, non seguendo cioè il consiglio dell’anziano prete mutilato che chiedeva di averne rispetto. L’esperienza del Vietnam non è nemmeno troppo distante e non mancano quindi le critiche alla tremenda esperienza degli americani nella vicenda asiatica (ed alla quale Tom Savini, autore degli effetti speciali, aveva partecipato come documentarista): il felice gruppo composto di cacciatori e uomini della Guardia Nazionale che, con l’aiuto di volontari locali, si gratifica in allegre battute di caccia con questa nuova selvaggina, così come la battuta del prete senza una gamba che dice che quando “Quando i morti camminano bisogna smettere di uccidere o si perde la guerra”. Paragonandolo al primo episodio, per quanto riguarda l’inserimento di birbonerie da parte del regista, la differenza è sostanziale: il primo episodio incominciava per gioco e si trasformava in un incubo mentre questa incomincia a ritmi serrati, dove l’incubo già c’è ed è in piena sintonia con lo stato di follia apocalittica (massacro dei poliziotti, suicidio del poliziotto e le liti in tv) e con la scena delle torte in faccia si cerca di sdrammatizzare un attimo una tensione che è trascinata invece sin dalla prima inquadratura. Rispetto all’opera precedente poi, che terminava con la morte di Ben (la quale vendetta è subito messa in chiaro nell’eliminazione del poliziotto xenofobo nell’assalto al palazzo di portoricani) e la condivisione pubblica del dramma delle invasioni dei non-morti, questa inizia dalla condizione pubblica del dramma (l’Apocalisse) e termina con Peter e Jane che (forse) si salvano, con cioè la coppia che aveva dovuto combattere la prima grande aggressione, Ben e Barbra. Anche per quanto riguarda le inquadrature: nel primo episodio, il senso di angoscia era dato dalla mai in asse m.d.p. sui volti dei protagonisti mentre il senso di angoscia qui è volutamente spostato verso la struttura commerciale, vero oggetto del racconto; l’aggressione degli zombi inquadrata dal vetro, la possibilità quindi di averne tanti e poterli inquadrare assieme (chi viene prima Il demone sotto la pelle?) in una rappresentazione dell’orrore più truculenta, sicuramente per stomaci forti, sembra ispirata ad un’altra grande pellicola sullo stesso tema, Il demone sotto la pelle (1975) del canadese David Cronenberg, ed alla quale può essere fatto riferimento anche per la scelta dell’ambientazione nella quale svolgere i fatti (nella pellicola canadese era il complesso residenziale L’arca di Noè). Più volte, soprattutto nella prima parte, lo zombie si sostituisce allo spettatore che è costretto ad immedesimarsi in lui e nella sua morte tutte le volte che qualcuno gli punta una pistola alla testa (“Credono che bisogna rispettare la morte…” dice Peter sparando dritto a chiunque in sala). Nessuno è risparmiato da questo mondo di zombi, nessuno ne è escluso per il regista, buddisti e suore comprese: i non-morti di Romero sono non più esseri umani, mossi dal solo istinto del cibo e che usano oggetti in maniera primitiva ed elementare, uomini delle caverne, neo primitivi privi di linguaggi di comunicazione ed intenti solo al consumo senza necessità o logica, per Romero l’America è soprattutto questa. Tom Savini, autore del successo dei truculenti effetti gore, specializzato cioè nel rendere anche una semplice mutilazione impressionante ed ultrarealistica, compare tra gli stuntman (ed è uno dei capi della banda dei motociclisti, ispirata sicuramente ai famigerati Hell’s angels) mentre Dario Argento collabora sia con il regista nella stesura della sceneggiatura, con i Goblin nella fase di composizione delle musiche e nella fase di montaggio scegliendo il ritmo serrato che contraddistingue questa pellicola dal precedente lavoro del regista americano. Per alcuni, proprio la presenza di Savini agli effetti speciali, ha trasformato questa pellicola come precursore di tutta la cinematografia splatter e gore (prolificata soprattutto negli anni ottanta). Per quanto riguarda la scena del machete che affonda nel cranio di uno zombie, questa fu girata al contrario, con cioè lo stesso Tom Savini/motociclista che solleva la lama dalla comparsa, anziché affondarla veramente nella sua testa (Luca Farulli – Tom Savini, stregone). Di questa pellicola ne esiste una versione di 140’ per il mercato americano (il Morandini – dizionario dei film 2004). Figurativamente e fotograficamente, Zombi è riuscito a sconvolgere ed ossessionare anche Enrico Ghezzi, che all’epoca affermò che non gli era piaciuto (E.Ghezzi – Paura e desiderio – Bompiani). Autocitazione: gli animali impagliati che spaventano Peter quando entra nell’armeria (così come era capitato a Barbra nella casa dove si era rifugiata in La notte dei morti viventi). Costato un milione e mezzo di dollari, ne racimolò oltre cinquantacinque. “Quando non ci sarà più posto all’inferno, i morti cammineranno sulla terra e si ciberanno dei vivi” è la frase più celebre della pellicola: frase degli stregoni voodoo di Trinidad.

                                              

                                  

Bucci Mario

                                                                                                        [email protected]