Cuore
selvaggio. David Lynch. 1990. USA.
Attori: Nicolas Cage, Laura
Dern, Willem Dafoe, Isabella Rossellini, Harry Dean Stanton, Crispin Glover,
John Lurie, Jack Nance, Sherilyn Fenn, Sheryl Lee, Diane Ladd.
Durata: 127 min.
Titolo originale: Wild
at heart
Cape
Fear. Da qualche parte sul confine tra il North ed il South Carolina,
Sailor Ripley uccide un uomo di colore incaricato di accoltellarlo da Marietta,
madre di Lula, fidanzata di Sailor. Colpevole d’omicidio, Sailor finisce in
carcere. Ventidue mesi dopo lui e Lula sono di nuovo insieme. Marietta, che non
vuole che Lula frequenti il ragazzo, chiede all’investigatore ed amante Johnnie
Farragut di trovare dove i ragazzi si nascondono. Entrambi hanno deciso di
violare la libertà vigilata di Sailor per andare a New Orleans. Johnnie è sulle
loro tracce ma Marietta si rivolge ugualmente al suo amante ufficiale, Marcelo
Santos, che decide di aiutarla in cambio dell’uccisione anche di Johnnie.
Santos si rivolge a Mr. Reideer, un ricco anziano il quale fa arrivare due
monete d’argento nella sperduta casa delle due bionde Perdita Durango e Juana,
la zoppa. Marietta nel frattempo, si pente di quanto chiesto a Santos ma l’uomo
dice che non si può tornare indietro e così la donna raggiunge Johnnie a New
Orleans. Quella notte Sailor, una volta autista di Marcelo Santos, rivela a
Lula di aver assistito all’omicidio di suo padre per mano di Santos e della
madre Marietta. Sulla strada, trovano un incidente d’auto e la ragazza
coinvolta muore sotto i loro occhi. In albergo, Johnnie viene rapito nella sua
stanza mentre la madre di Lula lo attende invano nella hall. Sopraggiunge
Marcelo che la porta via dicendole di aver individuato sua figlia e Sailor in
Texas, dove, in effetti, la coppia si è postata. Johnnie viene giustiziato
dagli scagnozzi della folle ed eccitata Juana. A Big Tune, in Texas, Sailor
passa a casa di Perdita Durango, sua ex fiamma, per chiederle se è stato
stipulato un contratto contro di lui da parte di Marcelo Santos o di Marietta,
ma quella dice di non sapere nulla. La sera, nel motel dove hanno una stanza,
Sailor e Luna conoscono Bobby Peru e più tardi, soli in camera, Lula confessa a
Sailor di aspettare un figlio. La mattina dopo Bobby Peru, approfittando del
fatto che Sailor è fuori, s’intrufola con una scusa nella stanza e mette le
mani addosso a Lula, poi raggiunge il ragazzo e gli propone una rapina. Sailor
accetta, contro i consigli di Lula. La mattina dopo Perdita e Bobby vanno a
prendere Sailor all’appuntamento per la rapina, ma quando hanno preso i soldi,
Bobby prima spara ai commessi e poi cerca di uccidere Sailor. L’intervento di
un poliziotto manda all’aria il colpo. Bobby Peru viene ucciso e Sailor
arrestato. Dopo sei anni, Lula ed il figlio cresciuto vanno alla stazione a
prendere Sailor appena uscito dal carcere. L’uomo decide di non continuare la
storia con Lula e si allontana. Viene aggredito da una banda del ghetto e
mentre è svenuto in terra, gli appare la Fata Buona che gli consiglia di
seguire l’amore. Sailor torna indietro da Lula.
Cuore Selvaggio, quinto lungometraggio ufficiale di
David Lynch, è un film ambiguo che, a differenza delle altre pellicole del
regista, può vantare almeno il fatto di avere una trama più comprensibile (è
ispirato, infatti, al romanzo Wild at Heart. The story of Sailor and Lula
di Barry Gifford, sceneggiato dallo stesso David Lynch). Strutturato sul tema
del doppio, sul quale il regista s’è impegnato rendendo ciò che era luminoso
un po’ più luminoso e ciò che era buio un po’ più buio [1],
il film può essere diviso anche in due tronconi: una prima parte che ha una
narrazione concreta ma che subisce forzature eccentriche, ed una seconda parte
che si schiude sull’onirico e che ha una sua giusta estetica corrispondente.
Mischiando i vari generi, sulla struttura portante di un film on the road,
tra il noir ed il grottesco-comico, tra compiacimento del pulp ed il gore (la
testa di Willem Dafoe che salta in aria; l’incidente sulla strada), Lynch
racconta una folle storia d’amore e sesso catartico ai limiti della fiaba (e
quindi nell’incubo di un mondo cattivo senza pietà che racchiude in sé un
cuore selvaggio…) in cui però nemmeno i colpi di tacco delle scarpette
rosse sembrano riuscire a cambiare gli eventi. Con uno sguardo al fumetto (che
guarda a sua volta alla fiaba del Mago di Oz) dal quale prende la
capacità di esaltare i dettagli grotteschi (le pose di Lula, impegnata per
l’intera pellicola a sorreggere i capelli con la mano; la giacca di pelle di
serpente che dà identità al personaggio di Nicolas Cage; tutta la serie di
personaggi la sera al motel di Big Tune), Lynch guarda al sud degli Stati uniti
come ad una grande illusione alla quale partecipano due ingenui idioti, ad un
ballo fra grasse ciccione da dove può sbucare da un momento all’altro Bobby
Peru (con il viso di W. Dafoe), un rapinatore che tutti rispettano perché ci
tiene ad essere considerato il più folle di tutti gli altri. Difficile da
accettare nel suo complesso, la magia di questa pellicola forse è proprio nella
capacità che ha questo regista nel raccontare storie che sembrano svolgersi,
come dimostra anche con Cuore selvaggio, tra gli anni cinquanta ed il
duemila [2],
attraverso cioè continui salti temporali (flashback) o di genere (musiche e
costumi). Il finale, l’happy ending non previsto nel romanzo, potrebbe
lasciare qualcuno deluso (pur accettandone la voluta comicità), ma non lasciò
delusa la giuria che gli conferì la Palma d’oro al Festival di Cannes
(B.Bertolucci presidente), una delle più sconsideratamente assegnate [3].
Un’altra scena non prevista nel romanzo è quella del macabro climax sessuale
che coinvolge Juana nell’esecuzione di Johnnie Farragut e che sembra ispirata
invece ad un altro film dello stesso regista, Velluto Blu (1986), alla
scena in cui il giovane Jeffrey (Kyle MacLachlan) è pestato dalla banda del
perfido Frank (Dennis Hopper). Anche la scelta di esaltare il dettaglio del
fuoco che accende le sigarette come fotogramma funzionale al montaggio, sembra
riprendere l’idea della candela sulla quale soffia il vento, utilizzata sempre
in Velluto blu (1986). Infine, il personaggio di Johnny Farragut, nel
romanzo a differenza che nel film, è decisamente più presente, dipinto come un
malinconico sognatore che vorrebbe diventare uno scrittore, e che non muore,
anzi, è lui che va a prendere Lula con Marietta e non Marcelo Santos (nel
romanzo l’autore si svaga inserendo alcune brevi storie scritte da Farragut).
David Lynch si è divertito dunque a mischiare le carte, creando un legame tra
Perdita Durango e Sailor, tra Marcelo e Marietta ed ha inserito la storia
dell’incidente sul percorso dei ragazzi (tutte cose che nel romanzo non sono
nemmeno accennate). Diane Ladd e Laura Dern, rispettivamente Marietta e Lula,
sono davvero madre e figlia. Colonna sonora composta da Angelo Badalamenti, già
collaboratore del regista in alcune pellicole precedenti. La pellicola costò
nove milioni di dollari.
Bucci Mario
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