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Il cinico, l’infame, il violento
Anno: 1977
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Il cinico, l’infame, il violento. Umberto Lenzi. 1977. ITALIA.

Attori: Maurizio Merli, John Saxon, Renzo Palmer, Tomas Milian, Gabriella Lepori, Bruno Corazzari, Gianni Musy.

Durata: 100’

 

 

Milano. La violenza dilaga e da sei mesi l’ex commissario Leonardo Tanzi ha trovato lavoro in una casa editrice specializzata in gialli. Maietto Luigi, detto il Cinese, scappa dalla prigione ed ha un conto in sospeso con l’ex commissario. Due sicari, infatti, vanno a casa sua e gli sparano. La banda del Cinese allora, decide di mettersi in affari con quella dell’italo-americano Frank Di Maggio. In realtà la morte di Tanzi non è vera, la polizia l’ha resa tale per mandarlo in vacanza in Svizzera. Fingendo di partire però, l’ex commissario va invece a Roma dallo zio antiquario. Una sera, in un night club, difende una donna aggredita dal suo uomo, Nicola Proietti, e la porta via con sé. Di Maggio, mentre tortura un uomo, ordina agli uomini del Cinese di riscuotere il pizzo da un commerciante che si rifiuta di pagare. Lo rintracciano e gli spezzano una gamba. In albergo intanto, il brigadiere Esposito riconosce l’ex commissario e gli chiede un aiuto informale per recuperare sua sorella, ricattata da un certo Fazi, un uomo che gestisce un giro di droga e prostituzione. Liberate le ragazze, tra le quali vi è anche Nadia, la sua donna, scoprono da Fazi che Nicola Proietti è il corriere di Di Maggio con le banche svizzere. Rintracciato Nicola, Tanzi riesce a procurarsi alcuni documenti per incastrare Di Maggio con l’accusa di riciclaggio del denaro. Il Cinese invece scopre da Nicola, ricoverato in ospedale, che è il commissario ad avere le prove, e poi lo uccide con un colpo di pistola alla gola. Rintracciato grazie all’aiuto della malavita locale, Tanzi riesce a scampare ad un attentato ma non suo zio, al quale aveva dato le prove contro Di Maggio e che entrano in mano della polizia. Seguito nella metro, dove sfugge ad una seconda aggressione, Tanzi riesce ad uccidere un sicario facendolo volare dal tetto di un centro commerciale. Il commissario milanese, rintraccia finalmente Tanzi che lo informa di una strategia personale: mettere le due bande una contro l’altra. Al ritorno in albergo, Tanzi trova gli uomini del Cinese che stanno picchiando Nadia e riesce, con il gas di un estintore, a crearsi una via di fuga. I due si nascondono nella bottega dello zio ucciso dove li raggiunge la sorella del defunto Proietti che mette Tanzi a conoscenza del patrimonio di Di Maggio, intanto arrestato per il denaro in Svizzera. La banda del Cinese prova a fare il colpo gobbo, rubando il denaro di Di Maggio e cercando di ucciderlo in carcere. Per Tanzi non è abbastanza e riesce a far rilasciare Di Maggio il quale chiede subito di avere un incontro con il Cinese per chiarire la questione. Tradito dai suoi compagni, il Cinese si trova minacciato e sotto tiro ma l’intervento dell’ex commissario Tanzi da vita ad una sparatoria. Il Cinese uccide Di Maggio e l’ex commissario Tanzi uccide il Cinese.

Ultima, forzata collaborazione tra il regista Umberto Lenzi e l’attore cubano Tomas Milian (citato, infatti, come gentile partecipazione nei titoli di testa). Niente di particolarmente nuovo nel genere anzi, come dice lo stesso ex commissario Tanzi “L’idea è semplice, quella di prendere due piccioni con una fava…” in quello che forse è più di un riadattamento al genere poliziesco de Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone (al quale forse ha voluto comunque rendere omaggio con la scelta del titolo a tre nomi). Il cinico, l’infame, il violento con il recupero di Merli nel ruolo del poliziotto segna un definitivo passaggio nel genere, cambiando il punto di vista dal malvagio a quello del buono, del poliziotto. A trarre in inganno è l’inizio della pellicola, che si apre con uno scippo, e che si conclude invece con le riflessioni dei due rappresentanti dell’ordine, uno istituzionale ed uno momentaneamente privato (Tanzi rimane, infatti, per tutta la pellicola, ex poliziotto). La precedente pellicola del regista, La banda del gobbo (1976), terminava invece proprio con il fallimento dei tutori dell’ordine. Il lavoro di Lenzi comunque, conserva una sua struttura violenta cara al regista (la gamba spezzata al commerciante, la faccia spiaccicata sul ferro rovente, la tortura con le palle da golf, maggiore uso del sangue) e che si perde però in una trama molto intricata ma senza troppi buchi, scritta dal regista con Ernesto Gastaldi e Dardano Sacchetti. Le ottime musiche di Franco Micalizzi fanno da contrappeso alla pessima interpretazione del solito Maurizio Merli che sul set, ricorda Gabriella Giorgielli, un po’ caricato dal suo personaggio, cercava di girare con la pistola carica (Marco Giusti – Stracult). La pellicola incassò un miliardo e ottocento milioni delle vecchie lire grazie al solito successo popolare.

 

Bucci Mario

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