Il
cinico, l’infame, il violento. Umberto Lenzi. 1977. ITALIA.
Attori: Maurizio Merli, John
Saxon, Renzo Palmer, Tomas Milian, Gabriella Lepori, Bruno Corazzari, Gianni
Musy.
Durata: 100’
Milano. La violenza dilaga e da
sei mesi l’ex commissario Leonardo Tanzi ha trovato lavoro in una casa editrice
specializzata in gialli. Maietto Luigi, detto il Cinese, scappa dalla prigione
ed ha un conto in sospeso con l’ex commissario. Due sicari, infatti, vanno a
casa sua e gli sparano. La banda del Cinese allora, decide di mettersi in
affari con quella dell’italo-americano Frank Di Maggio. In realtà la morte di
Tanzi non è vera, la polizia l’ha resa tale per mandarlo in vacanza in
Svizzera. Fingendo di partire però, l’ex commissario va invece a Roma dallo zio
antiquario. Una sera, in un night club, difende una donna aggredita dal suo
uomo, Nicola Proietti, e la porta via con sé. Di Maggio, mentre tortura un
uomo, ordina agli uomini del Cinese di riscuotere il pizzo da un commerciante
che si rifiuta di pagare. Lo rintracciano e gli spezzano una gamba. In albergo
intanto, il brigadiere Esposito riconosce l’ex commissario e gli chiede un
aiuto informale per recuperare sua sorella, ricattata da un certo Fazi, un uomo
che gestisce un giro di droga e prostituzione. Liberate le ragazze, tra le
quali vi è anche Nadia, la sua donna, scoprono da Fazi che Nicola Proietti è il
corriere di Di Maggio con le banche svizzere. Rintracciato Nicola, Tanzi riesce
a procurarsi alcuni documenti per incastrare Di Maggio con l’accusa di riciclaggio
del denaro. Il Cinese invece scopre da Nicola, ricoverato in ospedale, che è il
commissario ad avere le prove, e poi lo uccide con un colpo di pistola alla
gola. Rintracciato grazie all’aiuto della malavita locale, Tanzi riesce a
scampare ad un attentato ma non suo zio, al quale aveva dato le prove contro Di
Maggio e che entrano in mano della polizia. Seguito nella metro, dove sfugge ad
una seconda aggressione, Tanzi riesce ad uccidere un sicario facendolo volare
dal tetto di un centro commerciale. Il commissario milanese, rintraccia
finalmente Tanzi che lo informa di una strategia personale: mettere le due
bande una contro l’altra. Al ritorno in albergo, Tanzi trova gli uomini del
Cinese che stanno picchiando Nadia e riesce, con il gas di un estintore, a
crearsi una via di fuga. I due si nascondono nella bottega dello zio ucciso
dove li raggiunge la sorella del defunto Proietti che mette Tanzi a conoscenza
del patrimonio di Di Maggio, intanto arrestato per il denaro in Svizzera. La
banda del Cinese prova a fare il colpo gobbo, rubando il denaro di Di Maggio e
cercando di ucciderlo in carcere. Per Tanzi non è abbastanza e riesce a far
rilasciare Di Maggio il quale chiede subito di avere un incontro con il Cinese
per chiarire la questione. Tradito dai suoi compagni, il Cinese si trova
minacciato e sotto tiro ma l’intervento dell’ex commissario Tanzi da vita ad
una sparatoria. Il Cinese uccide Di Maggio e l’ex commissario Tanzi uccide il
Cinese.
Ultima, forzata collaborazione
tra il regista Umberto Lenzi e l’attore cubano Tomas Milian (citato, infatti,
come gentile partecipazione nei titoli di testa). Niente di
particolarmente nuovo nel genere anzi, come dice lo stesso ex commissario Tanzi
“L’idea è semplice, quella di prendere due piccioni con una fava…” in
quello che forse è più di un riadattamento al genere poliziesco de Per un
pugno di dollari (1964) di Sergio Leone (al quale forse ha voluto comunque
rendere omaggio con la scelta del titolo a tre nomi). Il cinico, l’infame,
il violento con il recupero di Merli nel ruolo del poliziotto segna un
definitivo passaggio nel genere, cambiando il punto di vista dal malvagio a
quello del buono, del poliziotto. A trarre in inganno è l’inizio della
pellicola, che si apre con uno scippo, e che si conclude invece con le
riflessioni dei due rappresentanti dell’ordine, uno istituzionale ed uno
momentaneamente privato (Tanzi rimane, infatti, per tutta la pellicola, ex
poliziotto). La precedente pellicola del regista, La banda del gobbo
(1976), terminava invece proprio con il fallimento dei tutori dell’ordine. Il
lavoro di Lenzi comunque, conserva una sua struttura violenta cara al regista
(la gamba spezzata al commerciante, la faccia spiaccicata sul ferro rovente, la
tortura con le palle da golf, maggiore uso del sangue) e che si perde però in
una trama molto intricata ma senza troppi buchi, scritta dal regista con
Ernesto Gastaldi e Dardano Sacchetti. Le ottime musiche di Franco Micalizzi
fanno da contrappeso alla pessima interpretazione del solito Maurizio Merli che
sul set, ricorda Gabriella Giorgielli, un po’ caricato dal suo personaggio,
cercava di girare con la pistola carica (Marco Giusti – Stracult). La
pellicola incassò un miliardo e ottocento milioni delle vecchie lire grazie al
solito successo popolare.
Bucci Mario
[email protected]