21 grammi. Alejandro Gonzáles Iñárritu. 2003. MESSICO-USA.
Attori: Sean Penn, Benicio Del
Toro, Naomi Watts, Charlotte Gainsburg, Melissa Leo, Eddie Marsan, Clea DuVall,
Danny Huston
Durata: 105’
Titolo
originale:
21 grams
Due corpi su un letto. Titolo. I
destini s’incontrano. Jack, sposato e con due figli, un passato da
delinquente ed un futuro da disoccupato, ha abbracciato la fede cristiana con
una dedizione quasi ortodossa. Il pomeriggio del giorno del suo compleanno,
involontariamente, investe un padre con due figlie causando la morte di tutti e
tre. Si costituisce alla polizia e finisce in carcere. Dopo un tentativo di
suicidio, convinto di essere stato abbandonato da Dio, è rilasciato grazie ad
un buon avvocato. Torna a casa ma il senso di colpa continua a divorarlo e così
decide di mollare la famiglia. In un motel fuori mano è sequestrato da Paul che
gli risparmia la vita. Tenterà invano di assumersi la responsabilità della
probabile morte dello stesso Paul che invece si è tolto la vita. Cristina,
sposata con due figlie, attende il ritorno del marito a casa ma a sera viene a
conoscenza che un incidente stradale ha portato via i suoi cari. Depressa,
cerca di ritornare in sé attraverso l’uso di droghe e mantenendo una rigorosa
solitudine. Un giorno è agganciata da Paul che dice d’amarla. Quando lui le
confessa di avere il cuore del marito donatogli il giorno dell’incidente, prima
lo caccia di casa ma poi, riconoscendo di amarlo, decide di scappare con lui.
In una stanza d’albergo, sconvolta dalle droghe gli chiede di uccidere il
colpevole dell’incidente. Convinta che Paul abbia soddisfatto il suo desiderio,
in una stanza di motel, vede nuovamente Jack e lo aggredisce mentre Paul si
toglie la vita sparandosi al cuore. Corsa all’ospedale viene a conoscenza di
aspettare un bambino da lui. Paul, malato di cuore, torna assieme alla
sua ex moglie e decide di fare l’inseminazione artificiale. Dopo aver ricevuto
in donazione l’organo di un uomo morto assieme alle figlie in un incidente
stradale, decide di informarsi sulla vita del donatore. Scopre quanto accaduto
grazie ad un detective privato, e conosce così Cristina. S’innamora di lei e
rompe con la sua ex moglie dopo aver scoperto che quella aveva abortito quando
i due si erano separati. Convinto da Cristina, raggiunge Jack in un motel, ma
decide di risparmiargli la vita. La notte, nella stanza dove la coppia dorme,
irrompe Jack che vuole essere ugualmente ucciso e quando Cristina lo aggredisce
in preda dalla rabbia, decide di togliersi la vita sparandosi al cuore.
Terza regia per Alejandro
Gonzáles Iñárritu, se si considera anche l’episodio della pellicola collettiva 11
settembre 2001 (2002) (il suo era quello del crollo delle due torri con le
voci fuori campo) e secondo lungometraggio ufficiale, questa volta girato con
attori e produzione americani. Costruito secondo lo stesso modello del suo
esordio Amores perros (2000), creando cioè una struttura complessa che
questa volta non si vantaggia però della divisione in capitoli, ed usufruendo
del molto simile commento musicale dello stesso Gustavo Santaolalla, in realtà
il regista messicano si ripete solo una volta, nella sequenza di sesso tra Jack
e la moglie, inquadrata e montata esattamente come quella che coinvolgeva
nell’adulterio Octavio e Susanna. Intriso di senso cattolico (scritto da
Guillermo Arringa che è anche produttore associato), 21 grammi affronta
tutti assieme i temi di dibattito contemporaneo più importanti che hanno
coinvolto la Chiesa (aborto, suicidio, inseminazione artificiale e donazione
degli organi) per esaltare infine il rispetto della vita oltre ogni ortodossia
religiosa. 21 grammi è, principalmente, un omaggio alla vita, al peso
di una barretta di cioccolata che può contenere il significato di
un’esistenza (il riferimento del titolo è a quanto perde il corpo umano quando
esala l’ultimo respiro): tutta la sequenza finale, con la voce fuori campo di
Paul, mostra infatti quei frammenti, quei particolari che erano sfuggiti alla
trama e che in realtà rendono la vita così completa, complessa e meravigliosamente
ricca di dettagli. Una manciata d’inquadrature che nel corpo di un
lungometraggio hanno il peso leggero di una piuma e l’intensità dell’anima. A
tal proposito, si può fare una più ampia riflessione: 21 grammi (e
soprattutto questo regista) rientra in una particolare tendenza nel cinema
d’oltreoceano degli ultimi anni (quelli cioè a cavallo del millennio) che
attraverso il complicato montaggio e la perfetta ricostruzione narrativa della
trama, affronta il tema del destino in un cotesto di pesante critica al modello
occidentale: American Beauty (1999) di Sam Mendes, Magnolia
(2000) di Paul Thomas Anderson, Amores Perros (2000) dello stesso
Iñárritu. Elephant (2003) di Gus Van Sant, sono tutte pellicole che
giocano sugli incroci fatali, che descrivono vite che si sfiorano, e dipingono
l’uomo sempre più piccolo di come si è sempre creduto (e quindi infelice di
questa piccolezza). Per Iñárritu però, le cui origini messicane
(ispanico-cattoliche) si mostrano come differenziali rispetto agli altri registi
citati, il destino coinvolge forse lo stesso Dio: il percorso di Jack alla
ricerca della redenzione arriva proprio nel momento in cui manca la fede
dell’uomo. Memorabile il perdono divino di Sean Penn che costringe Del Toro ad
inginocchiarsi: il padre che risparmia il figlio, puntandogli una pistola alla
testa. Questo tema, infine, sembra assumere man mano maggiore spessore nella
trama, fino a sostituire la critica alla rigidità della fede: “God bless the
USA” si legge ad un certo punto su un cartellone (Dio perdoni gli Stati
Uniti d’America) ed anche il figlio che Cristina attende altro non è
che il figlio del perdono, dell’odio messo da parte. Esaltante la fotografia di
Rodrigo Prieto (il tramonto con il volo d’uccelli è un’opera d’arte). Coppa
Volpi per Sean Penn e nominations agli Oscar per tutti e tre gli attori,
davvero bravi.
Bucci Mario
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