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Quando Alice ruppe lo specchio
Anno: 1988
Regista: Lucio Fulci;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 01-04-2004


La grande guerra

Quando Alice ruppe lo specchio. Lucio Fulci. 1988. ITALIA.

Attori: Brett Halsey, Zora Ulla Keslerova, Ria De Simone

Durata: 81’

 

 

Un vedovo, Lester Person, si cucina un pezzo di carne e lo mangia davanti alla tv sulla quale c’è un filmato di una donna nuda. È la stessa che si trova nel sottoscala della casa e che l’uomo poco dopo fa a pezzi con una motosega e poi ne tritura la carne per darla in pasto ai maiali. Tornato a casa propria, l’uomo fa una scommessa per telefono su alcuni cavalli. Ascolta una voce uscire dalla radio che gli rivolge la parola e lo rassicura su quello che ha appena fatto in quella casa. La mattina dopo va dall’allibratore per pagare le scommesse che non ha vinto. È al verde e risponde così all’annuncio di una brutta riccona. Non riuscendo a farla ubriacare per ucciderla, l’uomo si vede costretto prima a colpirla con un tubo d’acciaio e poi la uccide mettendole la testa nel forno. Si libera del corpo buttandolo nella fossa di un cantiere, ma un barbone assiste a quanto accaduto. L’indomani il barbone si fa trovare nella sua auto e lo ricatta. Lester gli dà tutto quello che ha e poi, seguendolo, lo investe con la macchina passandogli sopra più volte. Alla televisione dicono invece che il barbone si è salvato e che ha fatto un primo identikit dell’assassino. Lester decide così di togliersi gli occhiali e di radersi la barba. Portando la refurtiva ad un ricettatore, s’accorge che è tutta bigiotteria. Risponde allora ad un altro annuncio di una piacente donna che però ha il vizio del canto lirico e della violenza a letto. Uccide anche questa strangolandola con una frusta. Alla televisione dicono ancora che grazie ad alcune tracce di sangue lasciate dall’assassino, la polizia questa volta ha il suo dna, ed è quindi vicinissima al riconoscimento. Lester torna dall’allibratore per scommettere con i soldi che ha rubato ma quello lo invita invece ad un tavolo da poker dove Lester perde tutto e va sotto di dieci mila dollari. Riceve ancora una telefonata del suo doppio e va in un cottage in vendita, vicino all’ippodromo, da dove crede che è arrivata la telefonata. In realtà lui in quel posto c’è già stato, perché è suo, dove ha ucciso la prima donna.  Spaventato fugge e sente di nuovo alla televisione che un poliziotto lo ha visto nel cottage ed ha adesso il nuovo identikit. Decide allora di farsi biondo e di indossare nuovamente gli occhiali. Riceve una telefonata di una donna per errore ma tra i due, Veronica il suo nome, nasce una confidenza e dopo una storia. Lester allora ne approfitta per chiederle 200.000 dollari per pagare alcuni debiti fatti con speculazioni sbagliate in borsa e lei glieli promette per il giorno dopo. Uscendo di casa, l’uomo si accorge di non avere più l’ombra. Con un biglietto prenotato per Lisbona, l’indomani Lester va a cena da Veronica e quando sta per ucciderla lei gli spara. Aveva visto il telegiornale pomeridiano nel quale era stato divulgato l’identikit dell’assassino. Lester si ricongiunge con la propria ombra.

Dimenticato spesso dalla critica ufficiale, Quando Alice ruppe lo specchio è invece uno dei pochi film girati negli anni ottanta che si possono salvare di Lucio Fulci (penultimo della carriera del regista che ne ha anche scritto soggetto e sceneggiatura). Quella di Fulci è, infatti, una macabra visione delle fiabe che girano all’incubo e che sapientemente il regista riesce a condire con il suo caratteristico humour (il walzer di Strauss e tutto ciò che è legato alla donna ricca e barbona, esilarante così come la scenetta del cadavere che non sta in piedi della donna appassionata di lirica) e senso del gore (memorabile la faccia della donna che si squaglia nel forno e tutta la sequenza del primo omicidio). A metà tra Barbablù, Hyde, Landru ed il lupo cattivo (“La strada più breve per la città è quella che passa per il bosco” dice Lester al barbone prima di ucciderlo), il personaggio dell’assassino è un maschilista squattrinato che uccide donne con difetti evidenti: Fulci gioca con le vittime scegliendo questa volta non top model ma donne odiose o con difetti odiosi (barba evidente, passione per il canto lirico) la cui morte sembra quasi giustificata, ma che diventa troppo quando entra in scena l’omicidio e le modalità con le quali Lester lo esegue. La pellicola però, dopo l’ottimo inizio (nel ventre del maiale finisce e ricomincia il ciclo della vita), cala nettamente d’intensità, senza però nulla togliere alle plastiche inquadrature scelte dal regista (grandioso il bagno con doppio specchio anche se la più bella, non plastica però, è lo zoom all’indietro sulla piscina con Lester e Veronica che ballano). “Il denaro e l’amore sono due soggetti incompatibili” si dice l’assassino da solo. Musiche di Carlo Maria Cordio che omaggiano Hitchcock ed il suo Psyco (1960) (la scena della doccia è citata due volte). Molte altre le citazioni: inizia come Quarto potere (1941) di Orson Welles (il cancello con la scritta “No trepassing”), cita le orecchie in primo piano di Lynch e Monsieur Verdoux (1947) di Chaplin (il Mereghetti – Dizionario dei film 2000) e la scena nel sottoscala (quella della motosega) per alcuni fotogrammi ricorda (involontariamente) quella in cui Emil Hobbes uccide sé ed Annabella Brown all’inizio del film Il demone sotto la pelle (1975) di David Cronenberg. Ultimo film di Ria De Simone, scomparsa nel 1995 (M.Giusti – Stracult – Baldini&Castoldi).

 

 

Bucci Mario

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