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The ring
Anno: 2003
Regista: Gore Verbinski;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

The ring. Gore Verbinski. 2003. USA.

Attori: Naomi Watts, Matin Henderson, Brian Cox

Durata: 115 min.

 

 

Quattro ragazzi che avevano passato il weekend fuori casa, muoiono in circostanze misteriose dopo aver visto una videocassetta. Rachel, giornalista e parente di una delle vittime, decide d’investigare su quanto accaduto una volta insospettita dal fatto che tutti e quattro i ragazzi sono deceduti allo stesso orario. Venuta a conoscenza della videocassetta, anche lei la guarda e ne rimane sconvolta. Una telefonata, ricevuta immediatamente dopo averla visionata, l’avverte che morirà anche lei al termine del settimo giorno a partire dal momento in cui il filmato è finito. Incredula di quanto le stia accadendo, si convince quando nota che la sua immagine è deformata da qualsiasi macchina fotografica. Decide così di farsi aiutare da Noah, ex compagno pratico di immagini video e dal quale ha avuto il piccolo Aidan, bimbo introverso e con poteri paranormali. Tutti e tre finiscono con l’aver visto la videocassetta. Risalendo alle origini del filmato, Rachel ricostruisce la storia della videocassetta attraverso la storia di una famiglia, quella di Anna Morgan, e dell’isola di Moesko, dove la famiglia aveva una tenuta di cavalli. Alla scadenza del settimo giorno, la coppia riuscirà a denunciare un omicidio compiuto molto tempo addietro, dove Anna Morgan aveva ucciso Samara, la figlia adottiva, gettandola ancora viva in un pozzo. Scampata quindi alla maledizione di Samara, Rachel troverà il cadavere di Noah, percependo, grazie anche ai poteri medianici del figlio, che l’unico modo di sopravvivere alla maledizione è di duplicare il nastro e farlo girare.

Interessante film di Verbinki, che ha sdoganato una pellicola giapponese di Hideo Nakata tratta dall’omonimo romanzo di Suzuki Koji. L’orrore, secondo il soggetto di questa pellicola, non è tanto il fantastico, l’inconscio o il gore, quanto la diffusione mediatica del maligno (funzionale anche alla diffusione della pellicola stessa), un anello che compone una catena impossibile da spezzarsi (l’impossibilità di salvarsi può svanire solo diffondendo il filmato). Meno intellettuale di Videodrome (1983) di Cronenberg, più vicino a Poltergeist (1982) di Tobe Hooper, il terzo lavoro di Verbinski è un pregevole prodotto d’effetto che affronta il genere horror non senza una critica alla società che abbandona i bambini alla televisione (dice Noah quando arriva nel posto dove Samara era tenuta segregata “Non era sola” indicando un vecchio televisore), stordita dall’uso della notizia di cronaca, non più capace di amare i bambini (la follia della madre di Samara che, dopo aver tanto desiderato avere una figlia, la uccide). Il bel finale (che si aggiunge ad un falso finale tipico del genere, all’americana) tende, oltre che a condannare l’uso e l’effetto della televisione, a non volerne individua una via d’uscita. Particolarmente efficace da un punto di vista visivo (spaventosi i trucchi di Rick Baker) è dotato di una buona fotografia e caratterizzato da un cinema dell’immagine non troppo raffinato, ma efficace al contesto narrativo. La storia è scandita in sette capitoli, quanti sono i giorni che restano a Rachel di sopravvivere, funzionali alla tensione della pellicola. Samara è la tv che non dorme mai, a qualsiasi ora è possibile premere il tasto d’accensione e trovarla sveglia, pronta a raccontare (spesso) gli orrori del mondo (la triste cronaca del privato soprattutto). Ma Samara è anche il fantasma di un’adolescente che chiede aiuto. The Ring è, quindi, orrore che nasce dal trauma adolescenziale. Ritorno al cinema per l’attore di teatro Brian Cox, primo Hannibal Lector del cinema in Manhunter (1986) di Michael Mann, e padre di Samara in questo film.

Non si salta dalla poltrona, ma la tensione è ben distribuita e ad alto livello, grazie anche all’ipnotico filmato della videocassetta, quasi fosse un film d’autore, dotato di un ottimo senso estetico dell’immagine.   

 

 

Bucci Mario

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