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Metropolis
Anno: 2002
Regista: Rin Taro;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Giappone;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Metropolis. Rin Taro. 2002. GIAPPONE.

Attori: Animazione.

Durata: 107’

 

 

Metropolis. Simbolo del futuro più lontano, la città dell’avvenire è occupata da uomini e robot alle loro dipendenze. Strutturata su diversi livelli, zone, è governata dal magnate dell’industria Ziggurat (la cui sede è anche il palazzo più grande del pianeta) e dall’appoggio di un partito di ascendenza fascista. Un detective è inviato a Metropolis per catturare uno scienziato criminale, lo stesso che sta aiutando il Duca Rosso, leader della Ziggurat, a costruire il miglior androide mai inventato, capace di governare il mondo dall’alto del suo trono. Rok, il figlio adottivo del Duca Rosso, attenta al laboratorio in nome del padre, convinto che sia il Duca Rosso a meritare il posto sul trono e non un androide. Kenichi, nipote dell’investigatore privato, sprofonda con l’androide (di nome Tima e con sembianze femminili) nelle zone inferiori di Metropolis dove entra in contatto con dei guerriglieri clandestini. Partecipando alla rivoluzione, che non sortisce alcun effetto e nella quale s’inserisce un colpo di stato, Tima è riconsegnata al Duca Rosso e Kenichi rinchiuso in carcere. Dopo che Rok avrà attentato ancora una volta a Tima, l’androide verrà finalmente fatto sedere sul trono, ma questo, una volta lì, scatenerà le sue ire contro l’uomo. L’intervento del redivivo Kenichi salverà la terra dalla distruzione, ma non potrà fare altrettanto con la vita di Tima. Metreopolis può ripartire, mentre una radio a transistor seppellita sotto le macerie domanda “Chi sono io?”.

Fumetto giapponese lontano anni luce dalle più moderne produzioni americane, L’era glaciale (2002) di Chris Wedge per dirne uno, ma non per questo privo di un certo spessore, necessario anche ai film d’animazione. Ispirato al Metropolis (1927) di Fritz Lang, con un occhio a Blade Runner (1982) di Ridley Scott e disegnato dal (famoso in patria) Osamu Tezuka, il lungometraggio di Rin Taro ha il suo punto forte nei fondali, minuziosi e barocchi (la foto di Che Guevara onnipresente nella Zona Tre, la diverità di lingue dei cartelli e delle insegne, gli edifici come quadri di Bosh), che però stridono con le caricature dei personaggi, fuori dal contesto immaginario della scenografia. Metropolis è il futuro al cui centro sorge la sua Babele, un palazzo altissimo dal quale governare il mondo intero (Ziggurat, nome della società che produce androidi, fa riferimento alle costruzioni piramidali dei Sumeri). Molto bella la colonna sonora (jazz in prevalenza), interessante il finale (sceneggiatura un po’ ovvia di Katsuhiro Otomo), ha il difetto di essere un cartone animato.   

 

 

Bucci Mario

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