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Toro scatenato - Raging Bull
Anno: 1980
Regista: Martin Scorsese;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Toro scatenato. Martin Scorsese. 1980. USA.

Attori: Robert De Niro, Cathy Moriarty, Joe Pesci, Frank Vincent, Nicholas Colasanto, Theresa Saldana, John Turturro.

Durata: 128’ min.

Titolo originale: Raging Bull

 

 

New York City. 1964. L’ex pugile Jake La Motta, ingrassato e con un sigaro in mano, racconta di come la vita sul ring spesso è simile a quella di uno show, business e spettacolo qualsiasi. È l’inizio di un lungo flashback che a partire dal 1941 ripercorre la storia agonistica di un pugile italoamericano del Bronx che, dopo aver vinto il titolo mondiale dei pesi medi, si ritroverà solo, abbandonato dalla moglie Vickie e dal fratello Joey, a causa del suo pessimo carattere e forse anche della sua testarda stupidità.

Ancora una volta il regista più europeo di tutti gli americani, torna a raccontare di un altro italoamericano, il pugile che negli anni quaranta rappresentò il popolo degli immigrati di New York. Affidandosi all’esemplare bianco e nero di Michael Chapman (obbligatorio dopo che Michael Powell impedì al regista di far usare guantoni rossi), sfruttando ciò che meglio gli riesce (carrelli e rallenty) ed affiancato da uno dei migliori De Niro di sempre (che ingrassò di oltre trenta chili per le riprese del pugile anziano e che si fece fare un’operazione al naso) Scorsese mette in scena qualcosa che è a metà strada tra fiction e documentario (tutta la sequenza dei matrimoni sembra inserire l’idea del documentario all’interno della pellicola) tra spettacolo e realtà, una personalissima idea di realismo. Sceneggiato da Paul Schrader e Mardik Martin (che fa anche la comparsa come cameriere), che hanno lavorato direttamente sull’autobiografia del pugile, il film è un’esplosione di violenza pubblica e privata alla quale sono sottoposti uomini come La Motta, figli del ghetto di N.Y. Le sequenze sul ring sono tutte spettacolari e di forte impatto visivo (soggettive, primissimi piani e tanto sangue) quasi in Scorsese ci sia la voglia di disgustare lo spettatore per un simile spettacolo (lo spruzzo di sangue sul pubblico nell’ultimo incontro; il dettaglio della corda macchiata di sangue). Elementi caratteristici dell’italianità immigrata (l’appartamento del padre di Jake La Motta) questa volta partecipano meno alla trama, rispetto alla forte fisicità del protagonista. Non ostante sia un ottimo prodotto, rimane un lavoro atipico nella filmografia del regista, come unico esempio di biografia. Indicativo il rallenty con il quale si apre il film e sul quale scorrono i titoli di testa e che sintetizza tutta la pellicola: la solitudine del pugile su un ring sommerso dalla nebbia. La pellicola guadagnò due Oscar: miglior attore per Robert De Niro e miglior montaggio per Thelma Schoonmaker. Ho riscontrato un solo difetto, nella scenografia, e comunque da verificare: quando Jake ritrova suo fratello, con un carrello verso sinistra, su un muro ci sono due tag, due firme metropolitane lasciate con uno spray, moda che avrebbe atteso ancora qualche anno prima di diffondersi. Charles Scorsese interpreta Charlie in una scena al fianco di Tommy Como (Nicholas Colasanto).

 

 

Bucci Mario

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