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Blues Brothers, l'avventura continua - Blues Brothers 2000 Anno: 1998 Regista: John Landis; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 04-06-1998
Sono passati diciotto anni dallíultima catastrofica
avventura dei famosi fratelli Blues, ed i postumi danno le
coordinate principali del nuovo incipit
Blues Brothers, il mito continua; tit. or:
Blues Brothers 2000; regia: John Landis;
sceneggiatura: Dan Aykroyd, John Landis; fotografia:
David Herrington; musica: Paul Shaffer; scenografie:
Bill Brodie; costumi: Deborah Nadoolman; montaggio:
Dale Beldin; prodotto da: Dan Aykroyd, Leslie Belzberg, John
Landis; cast: Dan Aykroyd (Elwood Blues), John Goodman (Mighty
Mack McTeer), Joe Morton (Cabel Chamberlain), J. Evan Bonifant
(Buster). The Blues Brothers Band, A. Franklin, J. Brown, B.B. King,
W. Pickett, E. Clapton, C. Clemons, Bo Diddley, F. Oz, E. Floyd,
Jonny Lang, S. Lawrence, J. Wells, L. Brooks, J. Popper, B. Sheehan,
B. Hill, C. Kinchla, J. Morris, S. Johnson, E. Badu, D. Hammond, J.
Faddis, I. Hayes, Dr. John, K. Taylor, S. Winwood, P. Shaffer;
produzione: Universal Pictures; Usa, 1998; durata:
124'.
Sono passati diciotto anni dall'ultima catastrofica avventura dei
famosi fratelli Blues, ed i postumi danno le coordinate principali
del nuovo incipit. Elwood è uscito di prigione, proprio
come era capitato a Jake nel 1980, quando, dopo aver celato per
almeno cinque minuti buoni (nel racconto) la sua identità, si
mostrava in tutto il suo nero splendore sotto l'arco della prigione
di stato, mentre il fratello, suo degno controcampo (e controcanto),
soddisfaceva le aspettative di Jake con la sua mera presenza.
Diciotto anni. Elwood è finalmente fuori, schiacciato in un
campo lungo inquadrato dall'alto che ne sottolinea la solitudine.
Elwood aspetta. Aspetta che nel sequel la situazione si
ribalti e che il fratello lo vada a caricare con la
bluesmobile proprio come aveva fatto lui tempo addietro.
Aspetta immobile ed intanto il tempo passa. Sera, tramonto. Notte.
Lui è lì fermo ad aspettare. <<Ma come, non
glielo avete detto?>>, chiede e si chiede Frank Oz, il
direttore di quella piccola bottega degli orrori che è
la prigione dell'Illinois. Tocca a lui scendere dal suo avamposto e
comunicare la notizia allo statuario Elwood. La macchina da presa si
allontana e svuota la sua occorrenza sonora: il pubblico non sente
quello che Oz dice ad Elwood, non ne ha bisogno perché lo sa
benissimo - Belushi è morto due anni dopo il primo film, e con
lui è morto anche Jake. Il personaggio si è codificato
nella sfavillante fantasia dell'immaginario collettivo ed è
stato integrato, venendo inglobato, dall'attore che vi dava vita.
Jake è Belushi, perché i verbi al passato non hanno
senso in un'arte che è doppiamente anteriore per definizione e
costituzione (Metz e Benjamin insegnano), mentre la distanza dallo
sguardo e dall'ascolto evocano un'assenza che si dimostra per
lo spettatore l'Assenza. Il pubblico ride, Elwood è
rimasto nello stesso punto e nella medesima posizione durante tutte
le dissolvenze incrociate che evidenziavano il trascorrere del tempo.
Forse ricorda Verdone che sull'autostrada vuole rendere il pallone ai
ragazzini che giocano, fatto sta che è una scena di una
tristezza immensa. La macchina di Jake non arriva. Accendete pure le
luci, il film è già finito.
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