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Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave
Anno: 1972
Regista: Sergio Martino;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave. Sergio Martino. 1972. ITALIA.

Attori: Edwige Fenech, Anita Strindberg, Luigi Pistilli, Ivan Rassimov,

Durata: 92'

 

 

Oliviero Reuvigny è uno scrittore fallito ed alcolizzato che vive con la moglie Irene in una villa nella campagna veneta. È molto legato alla figura della madre, deceduta da poco tempo, ed al suo gatto nero, Satana, unico ricordo di quella. Dopo un paio di giorni trascorsi dopo una particolare festa, è indiziato della morte di una giovane commessa di una libreria, perché sua amante. Un paio di notti dopo muore assassinata anche la sua governante, una ragazza di colore. La moglie, convinta che egli possa essere il folle omicida, lo aiuta ugualmente a nascondere il corpo murandolo in cantina, per evitare che le indagini della polizia si accaniscano su suo marito. Fa intanto il suo arrivo alla villa la giovane nipote Floriana. Uccidendo la terza ragazza, una prostituta, l’assassino è scoperto, ma la relazione tra Oliviero e Irene è fortemente compromessa da sospetti, odio, alcool, e dalla presenza di Floriana che riesce ad andare a letto con entrambi. Convinta ad uccidere Oliviero, Irene si ritrova a sottostare ai ricatti della nipote che dopo averla convinta all’omicidio fugge via con i gioielli di famiglia. Aiutata dal suo amante, che riesce ad uccidere Floriana fingendo un incidente, è scoperta dal commissario Farla, perché denunciata da una vecchia che l’ha vista accecare il gatto con un paio di forbici. Murato vivo assieme alla cameriera ed al marito, il suo miagolare aveva, infatti, insospettito il commissario.

Secondo appuntamento di Sergio Martino con il giallo, questa volta (molto) liberamente ispirato al racconto Il gatto nero di E.A. Poe. In confronto al precedente lavoro Lo strano vizio della signora Wardh (1971), dal quale trae il titolo (un biglietto che in quel film Rassimov faceva recapitare alla Fenech), si abbassa notevolmente il lato giallo del lavoro per puntare di più sulle procaci forme delle protagoniste femminili (anche se molte scene sono censurate). Sceneggiato dal regista con la collaborazione di Ernesto Gastaldi, Adriano Bolzoni e Sauro Scavolini, il film non convince quasi mai, un po’ annoia, e manifesta leggerezze che mancavano alla sua prima esperienza nel giallo (le luci del primo omicidio ad esempio sono completamente sballate) questa volta non aiutate dalla musica (noiose quasi tutte le composizioni di Bruno Nicolai). Dalila Di Lazzaro è la ragazza che balla nuda sul tavolo durante la festa, Enrica Bonaccorti è la terza vittima.

 

 

Bucci Mario

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