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Il buono, il brutto, il cattivo
Anno: 1966
Regista: Sergio Leone;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Il buono, il brutto, il cattivo. Sergio Leone. 1966. ITALIA.

Attori: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef, Luigi Pistilli, Aldo Giuffré, Rada Rassimov, Mario Brega

Durata: 176’

 

 

Guerra civile americana. Tuco detto il brutto e il Biondo detto il buono sono in società, sul primo c’è una taglia di 2000$ ed al secondo spetta arrestarlo di volta in volta e poi aiutarlo a scampare all’impiccagione sparando la corda da una considerevole distanza. Sentenza, detto il cattivo, è un sicario che scopre l’esistenza di una cassa piena di dollari. Presa una taglia da 3000$ il biondo decide di sciogliere la società con Tuco abbandonandolo nel deserto. Sentenza intanto si mette sulle tracce di Bill Carson, l’uomo che dovrebbe sapere dove si trova il bottino, e che è partito in guerra. Tuco intanto, ritrovato il Biondo, cerca di impiccarlo per vendicarsi ma l’esplosione di una palla di cannone nella stanza dei due permette al secondo di fuggire. Seguendo le tracce lasciate dal Biondo, Tuco riesce a scovarlo mentre sta facendo lo stesso giochetto dell’impiccagione con un altro compare. Tuco così lo obbliga a seguirlo a piedi nel deserto, e quando il Biondo sta per cedere compare fra le dune una diligenza carica di sudisti mezzi morti. Uno di loro è Bill Carson il quale riesce a dire a Tuco il nome del luogo dove è stato seppellito il denaro e, mentre quello è andato a prendere dell’acqua, dice il nome esatto della tomba al Biondo. Tra i due nasce una necessaria complicità per trovare il bottino. Tuco porta il Biondo in un convento di francescani dove ritrova suo fratello. Sentenza nel frattempo è riuscito ad inserirsi come sergente in un campo di reclusione nordista. Quando Tuco e il Biondo sono arrestati come prigionieri (indossavano, infatti, abiti sudisti) Sentenza crede di aver trovato Bill Carson (in realtà Tuco che aveva sottratto i documenti a quello) e dopo aver costretto Tuco a dirgli il nome del cimitero, convince il Biondo ad accompagnarlo. Tuco intanto, trasportato verso un altro campo da un grosso caporale riesce a fuggirgli gettandosi dal treno assieme a questo ed uccidendolo. Tuco ed il Biondo si incontrano nuovamente in una cittadina devastata dalla guerra e riescono ad uccidere tutti i compari di Sentenza tranne che lui. I due si rimettono in cammino ma per raggiungere il luogo dove sono seppelliti i dollari devono anche oltrepassare un fiume sul quale i due eserciti si stanno scannando per mantenere il controllo di un ponte. Fatto saltare il ponte e passata una giornata di combattimenti, al mattino la coppia si ritrova dall’altra parte del fiume e sempre più vicina al bottino. Scovato il cimitero, nel quale Tuco sembra perdersi, seguiti e raggiunti da Sentenza, un duello a tre porrà fine a questa odissea ed il bottino sarà diviso tra il Biondo e Tuco, appeso questo ad un albero e con le mani legate.

Terzo film del genere western all’italiana per Sergio Leone, padre di un filone che è presto diventato meta (come dice Enrico Grezzi) di una serie di prodotti che si distanziano dai prototipi di bandiera statunitense. Basta il volto del primo personaggio, a pieno schermo, per capire in che ambito del cinema ci ritroviamo, un western barocco ed al tempo stesso crudo e rigido come la sua legge. Sceneggiatura di Age, Scarpelli e Vincenzoni, con intenzione di partenza di rifare La grande guerra (1959) di Monicelli, solida come una cassa da morto sotterrata in un cimitero con oltre mille anime. Lo sguardo di Leone sulla guerra è tutto negli occhi di Tuco ed il Biondo che osservano il sergente ferito prima di far saltare il ponte, gli unici due che non hanno abiti militari e che per vedere meglio il ferito si sporgono di mezzo passo cencioso. La follia di Tuco nel cimitero è il simbolo di un mondo che cerca ricchezza fra la morte di migliaia di uomini. Attori superlativi, volti e battute che s’inseriscono di prepotenza nel cinema; musiche di Morricone entrate nel mito e fotografia d’altissimo livello (girato in Spagna). È impossibile dire quale sia la sequenza migliore, ogni cinefilo ne ha sicuramente una sua preferita (quella della prima impiccagione di Clint Eastwood; la banda che suona sul pestaggio di Tuco; le panoramiche sui campi di guerra; l’esplosione del ponte; il duello finale o la corsa fra le tombe di Eli Wallach con la “Febbre dell’oro” di Morricone). La ballerina Chelo Alonso fa la comparsa di una contadina messicana picchiata da Lee Van Cleef.

 

 

Bucci Mario

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