Milano
Odia: la polizia non può sparare. Umberto Lenzi. 1974. ITALIA.
Attori: Tomas Milian, Henry
Silva, Laura Belli, Gino Santercole, Guido Alberti, Ray Lovelock
Durata: 100’
Giulio Sacchi è un rapinatore da
quattro soldi. È fidanzato con una donna che lavora in una ditta che lui ha
preso di mira. Sempre ubriaco ed a caccia di denaro facile, pensa di fare il
colpo della vita sequestrando la figlia del ricco imprenditore ed ottenere
mezzo miliardo in riscatto. Si mette d’accordo con altri due delinquenti alle
prime armi ed il sequestro degenera in una serie d’agghiaccianti delitti. Il
commissario della polizia non sa quale pista battere sino a che sul fondo di un
lago non è rinvenuto il cadavere della fidanzata di Sacchi, nell’automobile
usata per fare il sequestro. Nel frattempo la banda riesce a mettersi più volte
in contatto con la famiglia della vittima e riesce ad ottenere un appuntamento
per la consegna dei soldi. Preso il denaro, Sacchi prima uccide ugualmente la
ragazza e poi il Tabaccaio, uno dei suoi complici, perché mostratosi
contrario all’uccisione della sequestrata. Morto anche l’altro compare, Sacchi
riesce ad ottenere un alibi da Majone, proprietario di una sala giochi, ed
evita la carcerazione. Il commissario, rimasto zoppo in uno scontro a fuoco di
notte alla baracca, torna in strada per vendicarsi su Sacchi, sparandogli fuori
di un bar.
Violento rifiuto, escalation di
rabbia contro il denaro e per il denaro (A me ha sempre fatto un po’ schifo
la gente che vive solo per i soldi dice Sacchi prima di violentare
un’intera famiglia). Il regista ci tenne a precisare che per lui questi
ragazzi vivevano una violenza così devastante che non potevano finire altro che
nel terrorismo (Stracult – scheda del film). A parte questo, la
sceneggiatura di Gastaldi ha meno buchi di quanto ci si aspetti; Tomas Milian è
oltre ogni limite, drogato, ubriaco, sadico come non mai (l’assalto alla villa
è d’incredibile forza). Musiche di Ennio Morricone che sin dai titoli
d’apertura fanno da marchio di qualità del film. Henry Silva ha il ruolo del
rigidissimo commissario Grandi, gli altri attori sono i tanti feticci
cinematografici di Lenzi e del cinema di genere, tutti (o quasi) perfettamente
a rappresentare una maschera fine alla narrazione. Un poliziesco duro, forse un
po’ datato, ma che ha sicuramente ancora la forza di colpire lo spettatore con
la sua folle escalation di violenza. Umberto Lenzi calca la mano. Duro, forte,
in ogni modo scorretto.
Bucci Mario
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