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Il trucido e lo sbirro
Anno: 1976
Regista: Umberto Lenzi;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Il trucido e lo sbirro. Umberto Lenzi. 1976. ITALIA.

Attori: Tomas Milian, Claudio Cassinelli, Nicoletta Machiavelli, Henry Silva, Robert Hundar, Biagio Pelligra

Durata: 95’

 

 

L’anonima sequestri ha in ostaggio una bambina malata. La sua famiglia è disposta a pagare il riscatto pur di riaverla in tempo per farle una dialisi. Si mette sulle tracce della banda di sequestratori il commissario Sarti e per svolgere più velocemente le indagini, il commissario si fa aiutare dal delinquente Monnezza, e da un gruppo di rapinatori interessati come la coppia a raggiungere il presunto colpevole, un certo Brescianelli. Il capo dell’organizzazione però, si è fatto fare una plastica facciale in Svizzera per non essere riconosciuto, quindi per rintracciarlo il gruppo di semidelinquenti è costretto a risalire a lui attraverso spacciatori, donne criminali e infami della malavita romana. In una sparatoria finale, il commissario Sarti riuscirà a salvare la bambina ed il Monnezza a scappare dal controllo del commissario (che per farsi aiutare lo aveva fatto evadere dal carcere).

Primo episodio con protagonista il personaggio del Monnezza interpretato da Tomas Milian. Un caposaldo del genere poliziesco, con scivolate nel comico romanesco (romanaccio). Un western metropolitano (il film inizia con le immagini di un gruppo di cowboy a cavallo e finisce con una sparatoria in un deserto casolare della campagna; nel mezzo una rapina ad un treno che porta valori) dai forti elementi particolari alla cultura del crimine (sempre nei titoli d’apertura, si scopre che il film western si sta vedendo nel carcere di Regina Coeli). Film dai forti dettagli criminali a cominciare dai volti e dai soprannomi dei protagonisti (il Cinico, il Calabrese, il Cravatta). Rapine, violenze (“Pensa se sparo? Ne faccio fuori due con un colpo solo.” dice il Greve ad una donna incinta che ha sottotiro), sequestri, omicidi politici e soprattutto la polizia che collabora con la malavita (stessa violenza da parte di tutti i protagonisti, collaborazione del commissario con i rapinatori, indagini finali con l’aiuto di tutta la microcriminalità romana). D’indubbio valore la fantasia con la quale è stato concepito un simile prodotto (sceneggiatura con molti buchi ma comunque geniale di Dardano Sacchetti): un caposaldo dal quale tanto è stato ripreso dalla moda pulp americana degli anni novanta.  Personaggi d’effetto sono il Calabrese, che ha una voce che è pura tensione, ed il Cinico, la cui sola presenza è sufficiente a mettere paura. Musiche pseudo-funk di Bruno Canfora e brani di Ornella Vanoni – Ma come hai fatto? (prima di un sequestro di eroina) e Giorgio Cascio – La ballata del trucido e del poliziotto sui titoli di coda. Geniale la vendetta di Monnezza contro il tipo che ha cercato di far uccidere suo fratello, la sequenza dei due bicchieri di latte è da antologia del genere.

La baracca in acqua dove i rapinatori si rifugiano dopo il tentato colpo al treno è la stessa location usata per il sequestro fatto da Tomas Milian in Milano Odia: la polizia non può sparare (1974) sempre dello stesso regista.

 

 

Bucci Mario

        [email protected]