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Shining
Anno: 1980
Regista: Stanley Kubrick;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Shining. Stanley Kubrick. 1980. U.S.A.

Attori: Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers, Barry Nelson, Philip Stone, Joe Turkel

Durata: 146'

 

 

Jack Torrance è uno scrittore che sta attraversando un difficile momento d’ispirazione. Accetta di lavorare come custode di un grande albergo sulle montagne del Colorado, l’Overlook hotel, con il secondo fine di riguadagnare l’ispirazione che gli era venuta meno, trascorrendo i cinque mesi invernali del suo nuovo lavoro in completa solitudine. Prende lavoro dunque accompagnato da tutta la famiglia, la moglie Wendy ed il figlio Danny. Quest’ultimo possiede una particolare facoltà, la luccicanza (shining), una proprietà di pochi uomini di poter vedere cose che agli altri è difficile immaginare. Dopo un primo periodo di relativa tranquillità, Jack incomincia ad avere vere e proprie allucinazioni che si ricollegano alle vecchie esperienze dell’Overlook, in particolare quelle che videro un precedente custode massacrare la sua famiglia, moglie e due figlie, a colpi d’ascia. Il bambino, spaventato anch’egli dalle macabre visioni che lo colgono da solo in giro per i corridoi dell’albergo, cerca di mettersi in contatto telepatico con il vecchio capocuoco, un uomo di colore che possiede gli stessi poteri del ragazzo. Questo, giunto nell’albergo ormai isolato dalla neve, è ammazzato da Jack, mentre sta dando la caccia alla sua famiglia con l’obiettivo di ucciderli. Fuggito nel labirinto che si trova di fronte all’albergo, Danny riesce a seminare il padre che vi morirà dentro congelato. Madre e figlio scapperanno con il gatto delle nevi che aveva portato il capocuoco fino all’Overlook.

Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, il film stravolge (ma non eccessivamente) trama ed interpretazione senza soddisfare l’autore del testo. In realtà il lavoro di Kubrick è ineccepibile per la raffinatezza formale (splendidi carrelli d’apertura e l’uso innovativo della steadycam) nonché l’interpretazione degli attori. Se è vero, infatti, che il personaggio di Jack Torrance è più marcato nel romanzo, dove si evince sin dalle prime pagine la sua condizione di frustrato e quindi di psicolabile, è anche vero che non c’è paragone con l’eccelsa interpretazione della follia che Jack Nicholson è in grado di mostrare. Istrionico e sarcastico, malvagio e folle, Nicholson è il male famigliare, l’oscuro senso del male che nasce (e muore) nei labirinti del cervello umano (il senso di perdita all’interno dei labirinti del pensiero è costantemente marcato dai tappeti a motivo labirintico, dagli infiniti corridoi dell’Overlook, nonché dal labirinto vero al fianco dell’hotel e sul quale Jack si affaccia). Il senso narrativo scardina l’idea di tempo (particolarmente vicina questa condizione al senso d’isolamento) espressi attraverso l’uso di tendine temporali (il film inizia con il Colloquio, la Chiusura invernale e prosegue attraverso segni temporali scostanti quali 1 mese dopo, martedì, sabato, lunedì, ore 16: 00) smentite nell’ultima inquadratura che ritrae Jack Torrance in una festa all’Overlook nel 1921. La febbre del chiuso, il contagio maligno della solitudine, è reso esplicito soprattutto attraverso l’uso della steadycam, un misto tra dolly e camera a mano, una cinepresa che fa corpo con l’operatore che la indossa, permettendogli di muoversi come un’ombra assieme ai personaggi (l’ombra stessa dei personaggi e dunque della loro solitudine). Memorabile il fiume di sangue che a più riprese investe intere stanze dell’albergo, fino a colpire e coprire la macchina da presa e così anche l’occhio dello spettatore; impagabile Jack Nicholson e agghiacciante Danny Lloyd (Danny), quest’ultimo per la freddezza con la quale vive e vede la violenza crescere intorno a lui. Molto brava anche Shelley Duvall (Wendy), distrutta da una paura che non si aspettava (…Jack, c’è qualcun altro nell’albergo….). La durata di 120 minuti è di un'edizione internazionale, più breve di quella originale (141'), ma comunque approvata dal regista-produttore.

 

Bucci Mario

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