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Le due torri - Lord of the rings: The two towers
Anno: 2002
Regista: Peter Jackson;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Nuova Zelanda;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Le due torri.  Peter Jackson. 2002. N.Z.

Attori: Elijah Wood, Ian McKellen, Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Miranda Otto, John Rhys-Davies, Billy Boyd, Christopher Lee, Dominic Monaghan, Ian Holm

Durata: 179'

Titolo originale: Lord of the rings: The two towers.

 

 

La compagnia dell’anello si è sciolta: Frodo, custode dell’oggetto, e Sam proseguono verso Mordor con l’intenzione di distruggere il simbolo del male e sono accompagnati da Gollum, un essere metà mostro e metà hobbit, una volta custode dell’anello e quindi ad esso legato come uno schiavo; Merry e Pipino, in fuga dagli orchi, si rifugiano in un a foresta e conoscono Barbalbero, quercia animata e rappresentante della foresta; Aragon (uomo), Legolas (elfo) e Gimli (nano) puntano al regno di Roham in cerca d’aiuti contro il potente esercito forgiato da Saruman, ed a loro si aggiunge il mago Gandalf, sopravvissuto allo scontro con Barlog. Giunti al castello di Roham, il gruppo di combattenti non è riconosciuto dal re Theoden perché la sua mente è annebbiata dall’influenza malefica del consigliere Grima Vermilinguo, assoldato dal Male per bloccare le forze di terra. Con l’aiuto di Gandalf, il consigliere è cacciato, il re riconsegnato a se stesso, e la popolazione è fatta spostare al Fosso di Helm, prontamente assediato da un esercito di malefici Uruk-hai.  Merry, Pipino e Barbalbero, dopo aver visto un lato della foresta distrutto dalle forze malefiche di Saruman, preparano l’attacco con l’aiuto di tutti gli Ent (gli altri alberi della foresta) e riescono a distruggere la fabbrica di orchi; l’assedio di questi alla fortezza invece è sventato solo all’ultimo grazie all’intervento dei cavalieri e degli elfi che decidono di tornare al fianco degli uomini mentre Frodo, Sam e Gollum intanto, riescono ad arrivare al cancello della fortezza di Mordor dopo essere scampati alle Paludi Morte, terra dei cadaveri a pelo d’acqua. Il prossimo obiettivo sarà distruggere l’anello e Saruman.   

Secondo episodio della possente trilogia ispirata a Il signore degli anelli di Tolkien. Il regista neozelandese ha preparato con cura una svolta narrativa che si mostra più interessante rispetto al primo episodio. Industrializzazione ed ecorivolta (forse fin troppo chiara nel confronto tra hobbit ed Ent) sono i temi principali che prendono spazio sull’anello e s’inseriscono perfettamente nel contesto bellico di questo secondo episodio. Anche se Jackson afferma di aver inserito elementi d’ironia che mancavano al primo episodio (quasi tutti coinvolgono il nano, con l’effetto di rendersi monotone sin dalla prima battuta) è all’aspetto più violento e macabro che si deve la riuscita di questo secondo episodio: le Paludi Morte, i primi piani sui volti degli orchi (nel primo episodio sembrava che le inquadrature dovessero sempre fuggire da questo dettaglio) la partecipazione fisica di Gollum (grazie ad un lungo procedimento di camera tracking), sono gli spunti dove si può finalmente riconoscere il talento visionario del regista neozelandese. L’esercito degli orchi e la battaglia finale (per quasi tutte le panoramiche si è ricorsi ad una ricostruzione da computer) sono suggestive e ben girate e forse, costituiscono la parte più interessante del lavoro (quasi un’ora centrale del film è di una noia nauseante). Effetti speciali (della Weta) come mai sono stati rappresentati e sfruttati sullo schermo alla fine prendono però il sopravvento su testi, pensieri e dettagli. Impossibile non paragonare questa trilogia alla più famosa di Star Wars: entrambe muovono i passi nel fantasy, entrambe giocano sul bianco e nero e la confusione tra le due forze, entrambe hanno nel giovane la soluzione al conflitto, entrambe lasciano lo spettatore in un luogo nel quale non potrà mai arrivare. Se si osserva il lavoro (sia letterario che cinematografico) pensando alle Twin towers abbattute a New York l’11\9, si potrebbe rimanere più che affascinati dal progetto di Tolkien per lungimiranza e veggenza (sono il simbolo di un paese disposto a conquistare il mondo attraverso il processo d’industrializzazione ed il conseguente odio nei confronti della natura). Unico difetto di questa trilogia è di essere pompato, spinto e portato avanti da tutto quel sistema che nell’opera di Tolkien è criticato. Sembra comunque che il pubblico al quale quest’episodio è rivolto sia perlomeno un po’ più adulto rispetto al primo.

 

Mario Bucci

[email protected]