Caccia
alle farfalle. Otar
Iosseliani. 1992.
FRANCIA.
Attori: Narda Blanchet, Thamar
Tarasašvilj, Alexandr Cerkasov, Alexandra Liebermann, Emmanuel de Chauvigny
Durata: 115'
Titolo originale :
La chasse aux papillons
Nella campagna di un minuscolo
paesino della Francia, tanto piccolo che si potrebbe percorrere tutto in
bicicletta, vivono due anziane cugine in un palazzo del XVII secolo. Agnès è la
più vecchia delle due e vive su una sedia a rotelle mentre Solange è quella che
porta avanti tutta la vita del palazzo. Un gruppo di giapponesi, presentati da
un fastidioso notaio, è interessato all’acquisto dello splendido immobile, e
quando Agnès muore e lascia in eredità tutto alla sorella Hèlène che vive in
Russia questa, aiutata dalla nipote, deciderà di accettare l’offerta dei
nipponici. La storia è incorniciata in una difficile situazione di violenza
politica scandita dalla radio e dai telegiornali. Proprio a causa di un atto
terroristico Solange morirà una volta salita sul treno per abbandonare il palazzo.
Nella semplicissima struttura
della trama s’intersecano personaggi e situazioni grottesche cariche di
messaggi: un prete ubriacone, un gruppo di Krishna allegri ma che mangia
come le cavallette, liti famigliari in Francia come in Russia, Caprice la
donna di carnagione scura che alla fine ruba l’argenteria, un Marascià ed un
notaio, una donna in cerca di pezzi d’antiquariato, un gruppo di giapponesi che
cerca d’inserirsi nella quotidianità del piccolo paesino di campagna, e poi
tutta la parte del funerale con l’apertura del testamento e la delusione dei
presenti. L’attentato contro il treno che trasporta Solange, è la morte di un
cinema raffinato fatto di immagini ariose, quasi documentaristiche, ma che
racconta ben più di quanto mostra. Il regista Iosseliani (che si dissolve come
fantasma in divisa) si muove con lentezza in una monotona e tranquilla
atmosfera di campagna, e rimane leggero anche nella definizione del soggetto.
Il punto del discorso, la cupidigia, si mostra solo all’ultimo, una volta che muore
Agnès il non detto si trasforma in chiacchiericcio dopo l’apertura del
testamento. Francesi che comprano sedie da restaurare e giapponesi che
acquistano immobili da convertire (tremendo il cancello elettrico che istallano
una volta preso possesso del palazzo). Il progresso avanza ed il passato è su
un treno che è stato fatto saltare in aria.
Otar Iosseliani, allegro rappresentante di un cinema definito apolide,
si è occupato anche del soggetto, della sceneggiatura (tutti e due con Lydie
Mahias) e del montaggio.
Bucci
Mario
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