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Black Cat, White Cat
Anno: 1998
Regista: Emir Kusturica;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Jugoslavia;
Data inserimento nel database: 12-09-1998


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Black Cat, White Cat
di Emir Kusturica
Con Bajram Severdzan, Florijan Ajdini, Branka Katic

Visto
a Venezia 98Una gatta nera ed un gatto bianco. Un'immagine che apre il film e che si ripropone più volte nel corso della storia. Spiega il regista in conferenza stampa: "da sempre riprendo animali nei miei film, mi piacciono molto, e lavorando per anni su un film finiscono addirittura per fare quello che gli dici". Gli animali sono una costante non solo nel cinema di Emir Kusturica, ma anche in questo bellissimo film: un'altra immagine ricorrente è quella di un maiale che si divora, brandello dopo brandello, una vecchia automobile. E le oche che nuotano insieme alla nave, e i cervi...
Ma soprattutto "Black Cat, White Cat" segna il ritorno di Kusturica al mondo degli zingari, dopo "Il tempo dei gitani", che nel 1989 vinse il premio speciale della giuria al Festival di Cannes. Tre generazioni a confronto, nonni, padri e nipoti. Un matrimonio combinato per riparare ad un debito, lo sposo innamorato di un'altra, la sposa che sogna di incontrare l'uomo della sua vita, il tutto che si svolge in un tripudio di suoni e colori dove alla fine non può non trionfare l'amore. "Ho scelto il titolo per la sua musicalità", dice ancora il regista. Gli animali, e la musica. La musica gitana, intensa, trascinante, allegra, coinvolgente. Gente vera, espressioni belle e reali, gesti spontanei, i ragazzi che si inseguono in un campo di girasoli e fanno l'amore per terra, come avveniva nel bosco di quell'altro splendido affresco sugli zingari che è "Gadjo Dilo" di Tony Gatlif. La solidità della famiglia, l'importanza dei patriarchi, tutto è mosso dalla musica in questo che è sicuramente il più bel film tra tutti quelli visti nella 55a Mostra del cinema di Venezia. Kusturica recupera quella freschezza che sembrava aver perso con "Underground", e rinuncia alle sue immagini surreali a tratti pesanti ed inutili a favore di una narrazione realistica che si concede solo il guizzo di alcune citazioni colte (la nave che avanza sul ritmo del "Danubio blu" di Strauss, uno dei due nonni che cita in continuazione "Casablanca") mai gratuite o presuntuose. Applausi, tanti, durante il film, alla fine del film, in conferenza stampa, "Black Cat, White Cat" ha tutte le carte in regola per farsi amare ed entrare nei nostri ricordi.