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Lo squartatore di New York
Anno: 1982
Regista: Lucio Fulci;
Autore Recensione: Mario Bucci
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 04-12-2003


La grande guerra

Lo squartatore di N.Y. Lucio Fulci. 1982. ITALIA.

Attori: Jack Hedley, Antonellina Interlenghi, Andrea Occhipinti, Renato Rossini, Alessandra Delli Colli, Paolo Malco

Durata: 91’

 

 

New York. Un uomo porta a spasso il suo cane nella periferia della città e trova una mano monca ed in stato di decomposizione. Al commissariato si presenta una vecchia, proprietaria dell’appartamento della vittima. La donna dice all’ispettore Fred Williams che la vittima, una giovane ballerina, aveva ricevuto poco prima la telefonata di una persona che parlava con una voce da papero. Nel frattempo un uomo segue, in automobile, una ragazza in bicicletta che entra in un traghetto per andare dall’altra parte della baia e la uccide nella zona parcheggio. Il medico legale assicura all’ispettore Williams che la mano è la stessa dell’altro omicidio e Fred mette in allarme la città sulla presenza di un pericoloso maniaco. Si rivolge, per risolvere il caso, all’aiuto del dottor Davis, un importante psichiatra con un alto quoziente intellettivo. Un uomo con una mano deforme intanto, una notte, fa ingresso in un locale a luci rosse dove tra il pubblico si trova anche una donna che registra l’audio dell’amplesso che avviene sul palco. La ballerina dello spettacolo, poco dopo, è uccisa nel suo camerino con una bottiglia rotta. Una telefonata con voce da papero, a casa di Kitty, una prostituta con la quale se la fa l’ispettore, comunica notizia all’uomo del nuovo omicidio. La donna che aveva registrato l’amplesso intanto, si lascia sedurre da due facinorosi del ghetto in un biliardo malfamato. La sera, l’uomo con la mano senza due dita, insegue Fay dalla metropolitana fino a casa sua, dove prova ad aggredirla. Fay riesce a rifugiarsi in un cinema deserto e vede il suo compagno Peter tagliarle la gola. In realtà si tratta di un incubo perché la ragazza si risveglia in ospedale scampata alla prima aggressione. Il particolare delle due dita in meno della mano destra, è un indirizzo sufficiente per l’ispettore quanto per il dottor Davis per dare inizio alla caccia all’uomo. La donna con il registratore va in un albergo del ghetto con l’uomo con due dita in meno e si lascia legare al letto e sedurre da quello. Mentre l’uomo dorme, fatto d’eroina, alla radio la donna sente la descrizione dello squartatore e riesce a fuggire dalla stanza, ma è accoltellata e massacrata nei corridoi dell’albergo. La polizia riesce intanto ad identificare l’uomo con la mano deformata, è Mickey Scallenda il Greco, riconosciuto dal portiere dell’albergo. Fatto un sopralluogo nel suo appartamento, vi trovano solo la compagna che afferma di non vederlo da oltre due giorni. Il dottor Davis intanto va a casa di Peter a trovare Fay, dimessa dall’ospedale, per domandarle se è davvero sicura che fosse stato il Greco a tentare di assassinarla. Lasciata sola in casa, Fay rovista fra le cose di Peter mentre il Greco s’introduce nell’appartamento. Il tempestivo ritorno di Peter la salva da una seconda aggressione. La mattina seguente l’assassino chiama il tenente Williams in centrale per dedicargli il prossimo suo omicidio ma la telefonata viene intercettata e la polizia raggiunge il posto dove trova una cabina telefonica nella quale c’è un walkie talkie, attraverso il quale lo squartatore fa sentire a Fred la morte di Kitty. Giunto infatti a casa della prostituta la trova squartata. Un paio di giorni dopo viene ritrovato il cadavere di Mikey Scallenda e l’autopsia fa risalire la sua morte ad oltre una settimana, escludendo così che sia lui lo squartatore. Fay intanto, dopo aver visitato in ospedale una bambina alla quale hanno amputato un braccio, riconosce in casa di Peter lo stesso coltello che aveva provato a pugnalarla in strada. L’assassino, infatti, è proprio Peter, che sacrificava donne molto belle per sua figlia, la bambina in ospedale, che bella non lo sarebbe mai diventata. L’arrivo della polizia salva Fay dalla terza aggressione.

Scelto tra il pubblico mondiale come uno dei capolavori del maestro del terrore, è una pellicola che invece la critica ha spesso letto come punto di declino del regista italiano. Utilizzando una trama certo non originale, Fulci mette in scena una serie di efferati omicidi all’arma bianca spesso incappati nei tagli della censura. Nella violenza metropolitana di N.Y., fatta di sobborghi e di strade malfamate, di alberghi di quart’ordine e di locali a luci rosse, s’inserisce un folle omicida simbolo delle continue aggressioni alle quali sono sottoposte le donne americane (“Muoiono nove persone al giorno a N.Y. e sei sono donne” dice ad un certo punto il tenente Williams), rappresentante a sua volta la misoginità dello stesso regista. Lo sguardo critico del regista però, sebbene cerchi più volte di indirizzare lo spettatore verso personaggi ambigui, alla fine si sofferma sulla normalità di Peter, il quotidiano borghese che nasconde la possibilità del terrore. Girato spesso con camera a mano, soprattutto per gli esterni, il film non manca di sottolineare le caratteristiche dei personaggi, dallo psichiatra genio e omosessuale, alle tendenze erotiche della coppia con il registratore, fino allo stesso tenente Williams, che ha una relazione con una prostituta. Seminando indizi e depistaggi, nella migliore tradizione del giallo, Fulci ridisegna una realtà sessuale metropolitana apparentemente disturbata e che invece nasconde il proprio maniaco nella figura normale e quotidiana di Peter (Andrea Occhipinti). Geniali una serie di scelte di inquadrature, dalla soggettiva della ferita (il taglio alla gola di Fay) all’inquadratura nella metro di Fay e di Mikey il Greco (la m.d.p. fuori dalla metro osserva prima la donna da sola e quando parte il convoglio svela che vi è un’altra persona nello stesso scompartimento), fino alla scelta dei filtri verdi e rossi per descrivere il buio del camerino e l’interno del locale dove c’è lo spettacolo dal vivo. Un film discreto che ha ottenuto largo successo nel mercato delle homevideo, soprattutto all’estero. Difficile da reperire la versione non censurata in Italia. Joe, il ragazzo di colore che sul palco ha un amplesso con una vittima, è Urs Althaus, l’Aristotiles de L’allenatore nel pallone (1984) di Sergio Martino; Lucio Fulci invece, compare nella pellicola interpretando il superiore del tenente Williams. Forse per luce o per la scelta di aver usato la m.d.p. a spalla, ma le sequenze che vedono partecipare il Greco ricordano per certi versi le discese nella vita underground del poliziotto Burns (Al Pacino) in Cruising (1980) di William Friedkin. Fotografia interessante di Luigi Kuveiller e Guglielmo Mancori, ai quali però sfugge un errore: quando Mikey Scallenda toglie la luce in casa di Peter, non può esserci una fonte luminosa così forte che illumina Fay nascosta sotto il letto. Esterni girati a N.Y. ed interni girati negli stabilimenti romani. Sceneggiatura dello stesso regista con la collaborazione di Gianfranco Clerici e Vincenzo Mannino, autori anche del soggetto. Nella versione vietata ai minori di 14 anni sono censurate le seguenti scene: coltellate all’addome della ragazza in bicicletta; colpi con la bottiglia rotta fra le gambe della ballerina porno; alcune rasoiate di Occhipinti nell’incubo di Fay; alcune inquadrature sul pube della donna con il registratore sola in camera da letto con il Greco; il taglio dell’occhio e del capezzolo di Kitty con una lametta da barba.

 

 

Bucci Mario

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