Ritroviamo lo stesso incanto non rivelato da Borges, che definisce "miracolo osceno" il fenomeno, che manda in solluchero Celia: osceno, termine più preciso non si poteva trovare, ciò che è fuori scena, ma costantemente evocato. Infatti sono i tasselli mancanti quelli più seducenti: Cosa succede dietro la porta da cui entra Dr.Van Horn? Celia aveva avuto una storia con Stanley Mar, che poi è un alter ego di Izzy? Quando Keitel confessa di essere pronto a morire per lei, avrà avuto coscienza di essere morto? E la risposta di Celia che prevede la propria morte viene perché si trovano in un tempo dove tutto ciò è avvenuto e sanno già la parentesi tenera e dolcissima che li aspetta, anche se non ne hanno memoria?

E poi nella pagina dello scrittore argentino si ritrovano: la difficoltà ad estrarre le pietre ("Le forbici e la lettera mi ostacolavano nel tirar fuori i dischetti"), la sensazione di benessere ("Una sorta di solletico, una leggera agitazione, diede calore alla mia mano"), lo stupore di fronte alle molteplici strade che si dischiudono ("lo prendevo tra il pollice e l'indice, e quando era solo, erano molti"), la predisposizione all'onirismo ("Hanno la forma della luna quando è piena e quel colore azzurro che è permesso vedere solo nei sogni"), l'assenza di un principio ragionevole in omaggio alla pura fantasia sbrigliata da regole ("Lo stesso anelito all'ordine che al principio creò la matematica fece sì che io cercassi un ordine in quell'aberrazione della matematica che sono le insensate pietre che generano. Nelle loro imprevedibili variazioni volli trovare una legge[...] In capo a un mese compresi che il caos era inestricabile"), il ritorno nell'oblio ("Lasciai cadere tutte le pietre nella mano concava. Caddero come in fondo al mare, senza il minimo rumore").

Anche Izzy cerca un ordine in tutte quelle domande che prevedono la risposta tra due scelte e alla fine lascia che il flusso casuale di eventi scorra, producendo intrecci irragionevoli e osceni.