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Lulu on the Bridge

Il cyberpunk, virtualizzando il mondo, demitizza la morte: se come in Matrix, Nirvana, Abre los ojos, Dark City la realtà non esiste, tranne che nel programma di simulazione di demiurghi sprezzanti, allora neanche la morte ha legittimazione. Non esiste. Purtroppo banali prodotti come Matrix possono contare su platee sterminate per risolvere messianicamente con la resurrezione di un eletto la demitizzazione di vita e morte tramite la scorciatoia della metafora virtuale.

Invece un più accorto testo come Lulu on the Bridge trova pochissimi spazi e viene criminalmente tagliato nel suo poetico tentativo di tradurre l'intuizione di Gadamer: "Noi siamo viandanti sul confine tra l'aldiqua e l'aldilà".
Per affrontare questa esperienza di frontiera l'uomo è equipaggiato con la trascendenza magica delle pietre blu, ammantandosi della libertà di scegliere tra i compresenti possibili destini, discriminati grazie ad un'operazione maieutica che non mette ordine, assumendo il caos come motore primo della creazione di un arbitrio autoriale negato per lasciare più libertà al testo e ai suoi attori.