Altra struttura ricorrente è quella che vede il passaggio attraverso i flashback in momenti diversi della diegesi: di nuovo un intervento sul tempo, che falsifica pure la natura di flashback dei rimandi, perché vengono inseriti teatralmente, come se facessero parte dello stesso piano, dimostrando che l'intento è proprio quello di appiattire su un medesimo piano spazio-temporale i luoghi e i tempi del plot compresenti, come nel movimento a sinistra che segue lo sguardo al di là delle barriere del tempo di Huma, capace di "vedere" la scena madre dell'autografo, partecipata e ricostruita al punto che viene riproposta alla nostra percezione già consapevole, ma con sottile astuzia psicologica aggiungendovi un tassello, un richiamo all'autocompiacimento del personaggio narcisistico dell'attrice: infatti assistiamo ad una sequenza altra da quella che conosciamo, reinterpretata con la semplice aggiunta del richiamo: "Huma!" solo in quanto vista dall'interno della macchina con la mente di Huma. Quindi ancora una volta viene scardinato dall'approccio sentimentale qualsiasi diegetico parametro spaziale e temporale, utilizzando però, con piccoli aggiustamenti personali, opportunità retoriche offerte dal patrimonio linguistico comune a tutti coloro che abbiano dimestichezza con il melodramma.