Una carrellata di visi, anzi di un volto solo, che costella di primi piani lo sfondo, specchiato nei suoi occhi curiosi, bonari, privi di sarcasmo o del distacco di chi è anziano. Essi sono frutto di un compromesso tra la land art e la body art: quella faccia è una carta geografica con i colori della campagna autunnale del midwest e la natura inframmezza gli episodi aprendo quel libro umano (un vecchio che muore è come una biblioteca in fiamme) per leggerlo.

Dapprima sembra svuotato e affetto dalle impuntature degli anziani – il rifiuto del medico –,

poi impone al racconto cinematografico i tempi del suo tagliaerba John Deere, la marca ben in evidenza non ha solo motivi pubblicitari, ma evoca un'epoca e soprattutto da modo di esaltare i buoni sentimenti, non quelli mielosi: la vera forza del film è riuscire a rendere credibile che Alvin si possa fidare del fatto che il mezzo di seconda mano era di proprietà di Toni (un venditore di auto usate!).

E ci riesce, perché quella è l'America rurale di Lynch

Così si giunge a scoprire l’identità antica tra l’uomo e i campi, come nei lunghi movimenti di macchina dei film di Straub-Huillet che ci danno il tempo per accogliere in noi l’intero paesaggio-terra-luogo mitico dell’azione, ribaltata sulle figure spesso statiche, qui travasate in un road-movie rallentato dal mezzo.