TODO SOBRE MI MADRE







Piccole pecche sono disseminate per tutto il film, e basterebbe menzionare la soggettiva della vittima di un incidente d'auto, riversa sull'asfalto, per darci la misura della regia: come pure l'apparizione finale del povero deus ex machina, deludente e scolastico plongèe con velleità di sospensione del dramma. Per quanto riguarda il peccato grave del film, è un peccato di superbia; con tanto di dedica finale a Bette Davis, a Gena Rowlands, a tutte le attrici, a tutte le donne e via dicendo, il signor Almodovar (che al massimo è proprietario di uno stile) vuol farci credere d'essersi apparentato coi grandi, di dirigere Marisa Paredes come Cassavetes la Rowlands, di essere per Penelope Cruz un novello Stroheim, un Bergman. Un attestato di stima a se stesso che è poi la nota dominante di un film in cui la recitazione cinematografica viene sottoposta (come in alcuni drammoni nordamericani, come nelle televonelas argentine) ad una sottolineatura costante, pesantissima, mentre il racconto insegue affannosamente tutte le cose da dire, che sono troppe e finiscono per essere nient'altro che notizie: e il cinema dov'è?


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