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Diario 30 - 31 agosto 1 settembre

Sarà ricordata come la prima mostra del cinema più controllata a memoria d’uomo; da forze di polizia, carabinieri, agenti della sicurezza, guardaspalle. Ci sono anche spie in borghese. Ne sentiamo la presenza quando uno sguardo "più pesante" trafigge la perenne borsa al collo (di ogni buon inviato). Le care valigette sono vivisezionate almeno quattro volte al giorno, se va bene. Non è il caso poi di farsi trovare oggetti imbarazzanti (oltre alla solita acqua l’oggetto più imbarazzante da me tenuto è finora un’arancia: ma la mangio dové? In sala durante la proiezione, o fuori?). Gli agenti sono gentilissimi; qualcuno mi ha chiesto quali tipi di bombe, mortaretti o trick track cercavo di introdurre. Il buon umore italiano serve perché al di là di questa commediola c’è sicuramente la diminuzione della libertà personale.

I film, sono belli e brutti, come ogni anno. però è importante sottolineare che la mostra di Muller fa ogni sforzo per moltiplicare le vetrine. Cresce la sezione Giornata degli autori, la sezione Storia segreta del cinema asiatico è entusiasmante ed è corredata da un ottimo catalogo curato dallo stesso direttore, si registra anche una notevole attenzione ai formati diversi dalla pellicola. La Fulvio Lucisano offre i nuovi restauri di grandi opere come quelle di Massimo Dallamano, in particolare Il medaglione insanguinato e Cosa avete fatto a Solange? Ma c’è anche Le spie vengono dal semifreddo e Terrore nello spazio entrambe di Mario Bava, tutti nella sezione Storia segreta del cinema italiano 2 (sezione che aveva spopolato l’anno scorso, anche per la presenza di Tarantino in sala e tanti altri cosiddetti cinefili trashisti). ll film di Mizoguchi, Meito Bjiomaru - La splendida spada Bijomaru che ho visto ieri sera, è presentato nel programma come versione restaurata nel 2005. In sala scopro che si tratta di una proiezione video. Niente di male, però bisognerebbe segnalarlo sul programma giornaliero. Ma la proiezione digitale è buona, anche se il proiettore all’inizio fa le bizze, non parte poi qualche effetto di pixellation, ma poi tutto funziona. Il supporto registra gli scricchiolii della pellicola e i danni rimasti dopo quello che sembra un buon restauro.

Detto in sintesi degli aspetti generali di questa edizione, passo ai film, cominciando con il segnalare la cattiva prova di Jaume Balaguerò con Fragile, film che tenta di proporre una classica allucinazione horror, l’infestazione di un fantasma che non se ne vuole andare dall’ospedale haunted. Ma la tensione è troppo suggerita da effetti speciali tra cui quelli audio risultano invasivi ed inutili.

Brokeback Mountain - Ang LeeTra le note positive invece il film di Ang Lee Brokeback Mountain. Western selvaggio e love story gay. Strappalacrime quanto basta. Scenografica a dismisura, quando inquadra le montagne selvagge del Wyoming percorse dalle pecore che sfiorano dirupi o quando appaiono all’improvviso lupi ed orsi pronti all’assalto. Brokeback Mountain solca il tempo, lo attraversa. Dagli anni sessanta a poco a poco una parte della storia americana si palesa con le pettinature, le auto i primi televisori e gli accessori domestici. Ma i due protagonisti rimangono attaccati a quelle notti infuocate sulla montagna. Scoprono il loro amore che li brucia sempre più a dispetto di famiglie figli ecc e pregiudizi sonnolenti ma che sono pronti ad esplodere per eliminare ogni senso di differenze e ristabilire la pacifica finta normalità dell’uomo americano. Ritratto finissimo dal punto di vista psicologico, ma attento alla trasparenza delle immagini e ad una colonna sonora che contrappunta in modo sublime i vari passaggi.

Il tanto atteso film di Manoel De Oliveira, Espelho magico è una conferma della chiarezza espositiva del grande regista portoghese. L’excursus sui vangeli apocrifi diventa l’ossessione fatale della protagonista Leonor Silveira, la figura della Madonna che non appare costituisce il trait d’union di tutte le discussioni laterali. Si ha così il tempo di percorrere varie esistenze da un punto di vista sottile, originale sempre fuori dalla norma. Come il curioso dialogo tra detenuto e direttore del carcere o tra commensali nella solita villa splendida, ritirata dal caos tecnologico, laddove Oliveira fa scorrere la linfa vitale di ogni discorso-parabola. Questa attitudine a scovare sempre il senso delle cose, del mondo, è sfiancante per qualsiasi spettatore. Ma De Oliveira col suo incredibile coraggio non ha mai paura di attraversare tanti territori scivolosi dell’anima. Interessante in questo senso è la parte che mette in scena la vita all’interno del carcere, fatta di piccole e grandi passioni, orrori, ossessioni, ma tutte fatalmente umane e del tutto simili a quella che sembra, solo in apparenza, la più soddisfacente vita esterna di persone “libere”. Final Fantasy capitolo settimo continua a proporre la versione cinematografica del gioco. Operazione abbastanza inutile. I due media, cinema e videogames, pur scambiandosi elementi visivi, non riescono a creare una sostanza di storie e visioni solo da contemplare e senza il joystick Final Fantasy, lungo 100 minuti, è insopportabile.

La vida secreta de las palabras La vita segreta delle parole di Isabel Coixet conferma l’ottima percezione di questa regista in grado di cogliere l’ambientazione più idonea per metaforizzare alterni stati d’animo. La drammaticità sta tutta nella piattaforma petrolifera in balia di milioni di onde e le poche persone che vi lavorano. Tutte travolte dal sentimento estremo della lontananza (da terra) da se stessi e dal mondo. In questo sperimentale brodo primordiale ogni gesto appare misterioso. La scena è penetrata dalla suspense. Dall’altra parte i vari percorsi della storia della protagonista Sarah Polley, che interpreta la vittima seviziata della guerra balcanica, aggiunge ancora più dolore ad una visione pregna di rarefatte atmosfere, di gelidi avvertimenti dell’anima. Molto più detti, oltre la vita “segreta” delle parole. Un buon horror ispirato ad una storia vera èThe Exorcism of Emily Rose, tutto al femminile tra l’avvocatessa Laura Linney e la posseduta Jennifer Carpenter. Il regista Scott Derrickson predilige le vie più razionali nell’incipit ma poi costruisce un coté fantastico tutto a favore della tesi del parroco. Per questo il film rimane col fardello fastidioso di tutti i film ideologici e a tesi, nonostante una messa in scena con buoni effetti speciali, senza rinunziare alla serie d’elementi tipica di tutti film d’esorcismo: crocifissi, acqua santa, gatti indemoniati, oggetti e corpi penetrati dai soliti spiriti cattivi...

Good Night. And Good Luck - George ClooneyIneccepibile la messa in scena di George Clooney con Good Night. And Good Luck. Titolo che si riferisce al saluto del programma See It Now della CBS condotto dal giornalista Edward Murrow ed in particolare la sua crociata contro il senatore McCarthy, negli anni cinquanta. Rigorosa nel ricostruire gli eventi di un’America tra ieri ed oggi ancora ossessionata dalla paura del nemico o di ogni idea diversa, come il comunismo ai “bei tempi” dell’Unione Sovietica, pronta alla caccia alle streghe, e il punto di vista dei media, la televisione ma anche i giornali, condizionati sempre più dalle logiche capitaliste e quindi dai capricci degli sponsor e della regola ferma dell’entertainment contemporaneo: divertire senza pensare. Tanto che il film inizia con la lucida profezia, avveratasi, di Murrow. Il bianco e nero amplifica la ricostruzione delle vicende insieme alla estrema semplicità degli attori. Clooney mostra ancora la sua grande capacità di riunire interpretazioni diverse come quelle in questo caso straordinarie di David Strathairn, Jeff Daniels, Robert Downey jr.

Chiudo questa faticosa rassegna e scusatemi per tutti gli eventuali errori - scrivo a più 30 gradi in una sala stampa dove decine di giornalisti stanno assiepati ormai ovunque - con la solida regia di Xavier Beauvois e il suo Le petit lieutenant. Il piacere maggiore sta nel fatto che non c’è alcuna tesi nel film. Solo la cronaca fredda di un giovane che, entrato in Polizia nella squadra anticrimini a Parigi, inizia a lavorare scontrandosi con eventi quotidiani che sembrano più veri della realtà stessa. Sarà questa la caratteristica più affascinante del cinema di Beauvois: un realismo estremo, che entra nel racconto drammaturgico senza coup de theatre. In modo placido la mdp segue il gruppo di colleghi, nelle indagini e nella vita quotidiana di tutti. Senza premere sul dolore evidente espresso da alcuni personaggi. Un realismo con la sola immaginazione della realtà. Un opzione difficilissima, ma che a Beauvois riesce in modo del tutto naturale.

Andrea Caramanna