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GLBT Film Festival di Torino - I film che cambiano la vita - Da sodoma a Hollywood 2007
Lampisterie sinaptiche

2: istinto materno

MOJA SCHASTLIVAYA SEMJA
My Happy Family
di Ekaterina Kyril Kharlamova

e

TICK TOCK LULLABY
di Lisa Gornick

Sottotraccia scorre un desiderio di normalità nella comunità glbt? Forse è il tributo da pagare agli anni di lotte per essere accettati in quanto diversi a far desiderare di diventare famiglia? Se anche non ci fosse l'intento o il desiderio di normalità, il risultato cinematografico è quello, soprattutto nella ricerca russa più che nella ninnananna tedesca si coglie maggiormente l'urgenza di essere accettati da strutture come coppia, sterilizzare il concepimento e diventare "normali" con il figlio.

L'aspetto più curioso è il fatto che in entrambi i casi si crea un espediente linguistico per rendere "carina" l'operazione, forse perché si sente l'urgenza di normalizzare un evento che Bagnasco e Ratzinger definirebbero "contronatura", ottenendo il risultato di snaturare il film e normalizzare la narrazione. La regista tedesca adotta l'illustrazione, il fumetto, per creare in un universo parallelo un comitato di accoglienza al figlio tanto ricercato, il desiderio di maternità si confonde con quello di creatività, ma in modo artificioso e si vede quanto è meccanicistico quando si passa alla sfera dei personaggi, tutti ridotti a macchiette in situazioni scontate. L'infermiera russa con la sua compagna (perché risulta evidente qual è l'elemento trascinante della coppia) si accompagnano a una voce off, che è quella del nascituro, spostando tutto sul piano didascalico, al punto che sembra a tratti una lezione su quali procedure seguire in Russia per ottenere l'inseminazione artificiale (almeno la grafica teutonica si lascia andare a sane scopate mirate); a tratti diventa fastidioso l'intervallarsi della voce che interlocuisce dal "nowhere" per introdurre tutti i luoghi comuni della società, a cominciare dalla prima sequenza in cui questa entità non ancora nemmeno pensata (figuriamoci concepita!) valuta le sue future mamme, aspetandosi di incontrare un padre... L'immaginario è metafisico e serve per produrre questo regalo che si sono fatte realmente le due protagoniste.

Più godibile, perché viene un po' meno il senso di filmino familiare, è la parte in cui la coppia si aggira tra le pratiche e le scelte, tra probabili padri e interlocutori improbabili, come la coppia gay con cui si discute (ma i due maschi non si fanno riprendere in volto) di produrre figli per gli uni e per gli altri, come fossero pasticcini; si prospettano interessanti famiglie allargate (be', anche nell'altro film tedesco, visti gli intrecci con cognati) e si incontrano personaggi incredibilmente sensati, che ragionano in piena libertà... ma vengono scartati come possibili padri - peraltro disponibilissimi a qualsiasi collaborazione successiva - per ragioni di "salute", che denotano perbenismo nella coppia che si vorrebbe animata da presunta volontà progressista di rivendicare i propri diritti non riconosciuti dalla società... invece sembra che si sia esaurita la spinta "rivoluzionaria" del movimento glbt, sopita nell'appagante desiderio di maternità tutto racchiuso all'interno della coppia e del petulante bambino, già saccente da embrione.

adriano boano