Grüninger Falls

Survivors of the Shoa Visual History Foundation

Pamietan/I remember

Algunos que vivieron

Deti iz besdny/Children of the Abyss

Fascist Legacy

Omar Mukhtar. Lion of the Desert

i materiali sono stati approntati e forniti da
Marco Farano, Goethe Institut Torino

Cinema Massimo

Via Verdi 18, Torino

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione

Martedì 22 gennaio, 21.00

Pavel Chukhraj, Deti iz besdny/Children of the Abyss (I bambini dell'abisso), Russia/USA 2001. 60 minuti. Versione originale russa con sottotitoli in italiano.

Le testimonianze utilizzate per questo lavoro sono quelle di persone che vissero la Shoah da bambini nei territori dell'allora Unione Sovietica. Il film, costruito utilizzando le molte immagini d'epoca per documentare e illustrare le tragiche testimonianze, è introdotto da un sobrio commento che spiega una delle finalità di questo lavoro: superare la difficoltà di comprendere la tragedia degli ebrei in un paese in cui questa è avvenuta nell'ambito di un'enorme tragedia che, più che in ogni altra nazione dove si scatenò la furia nazista, colpì l'intera popolazione

Il film racconta di come qui, diversamente da altri paesi, molti ebrei ebbero la possibilità di arruolarsi e combattere contro l'invasore tedesco, ma qui, in Ucraina e in Bielorussia, conobbero anche le terribili esecuzioni di massa con le quali veniva avviata la "soluzione finale". La più nota fu quella di Babi Jar, nei pressi di Kiev, dove in due giornate del 1941 vennero uccise e gettate in un'enorme fossa comune più di 30.000 persone. Ma, come ricorda un testimone, furono centinaia le città che conobbero stragi analoghe, condotte a volte autonomamente dalla polizia ucraina, fra l'ostilità della popolazione locale, che si accapigliava poi per spartirsi i vestiti strappati dai cadaveri dei bambini ebrei uccisi nelle piazze. I racconti dei testimoni sono fra i più terribili, interrotti spesso dal pianto quando il ricordo arriva a quell'attimo in cui una coincidenza fortuita ha diviso, in circostanze drammatiche, chi è rimasto in vita, a volte unico sopravvissuto di un intero paese, e chi solo nel ricordo.

Alcuni raccontano infine la terribile scelta se scappare o meno dal ghetto, sapendo che la famiglia sarebbe stata uccisa in rappresaglia, e il rimorso ancora vivo per aver "anticipato" così la morte dei propri cari. Ma anche di chi, fuggito e unitosi ai partigiani, poté poi aiutare altri a scappare dal ghetto. Il tema della vendetta emerge infine nel racconto di un testimone che, al termine della guerra, si presentò armato e deciso a vendicarsi a casa di un poliziotto ucraino, ma trovatolo a letto che dormiva, se ne andò senza sparare.