Grüninger Falls

Survivors of the Shoa Visual History Foundation

Pamietan/I remember

Algunos que vivieron

Deti iz besdny/Children of the Abyss

Fascist Legacy

Omar Mukhtar. Lion of the Desert

i materiali sono stati approntati e forniti da
Marco Farano, Goethe Institut Torino

Cinema Massimo

Via Verdi 18, Torino

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti a disposizione

Martedì 22 gennaio, 18.30

Luis Puenzo, Algunos que vivieron/Some Who Lived (Alcuni che vissero), Argentina/USA 2001. 60 minuti. Versione originale spagnola con sottotitoli in italiano.

Oltre a presentare l'esperienza vissuta in Europa dai sopravvissuti della Shoah trasferitisi in Argentina, il regista mostra il loro particolare rapporto con la storia della nuova patria: il paradosso di trovarsi a vivere in quello stesso paese che nel dopoguerra dava ospitalità a tanti dei loro ex carnefici nazisti, la dittatura che negli anni Settanta sembrava far rivivere quei tempi oscuri, gli attentati antisemiti degli anni Novanta.

Luis Puenzo, Algunos que vivieron 2001

Le testimonianze dedicate alla persecuzione in Europa sono presentate ripercorrendo l'avanzare delle truppe tedesche verso est. "La guerra mondiale è stata causata dagli ebrei, ci veniva insegnato a scuola!", ricorda ancora incredulo un testimone. E ovunque si susseguono i pogrom, l'indifferenza o l'antisemitismo della popolazione e della stessa chiesa, il ghetto, dove si sviluppa il contrabbando per sopravvivere alla fame, ma a Varsavia anche per organizzare la resistenza. Qui il film ci mostra alcune immagini della rivolta che tenne in scacco per un mese i tedeschi. Poi la "liquidazione" dei ghetti, l'invio ai campi di sterminio, la selezione che risparmiava temporaneamente alcuni per dedicarli al lavoro. Un testimone ricorda di come, al lavoro in un'industria bellica, "a volte facevamo uscire qualche granata senza detonatore, il nostro piccolo contributo alla guerra". Poi infine la liberazione, l'abbraccio commosso con un soldato americano che si rivelava essere anch'egli ebreo, o l'emozione ancora oggi legata al ricordo delle canzoni dell'armata rossa.

Passata la gioia della liberazione, il trasferimento in Argentina fu subito problematico: il governo non concedeva visti, quindi i profughi dovettero entrare illegalmente, con documenti falsi, ritrovandosi nuovamente in una situazione di clandestinità. I giornali intanto avevano riportato come molti nazisti si fossero rifugiati in Argentina. Trovarsi a passare davanti alla casa dove si sapeva che viveva un criminale come Schwamberger, ricorda una testimone, era un'esperienza terribile. Poi arrivò la dittatura militare e fra i desaparecidos vi furono circa 2000 ebrei. Infine, nel marzo del 1992, l'attentato dinamitardo all'ambasciata israeliana di Buenos Aires, che fece 29 vittime, seguito da quello all'AMIA, principale associazione della comunità ebraica, dove perirono 86 persone. Gli autori di questi attentati non sono stati ancora accertati, ma le voci che parlano di coinvolgimenti della polizia sono un'ulteriore fonte di preoccupazione della comunità ebraica argentina, che conta 200.000 persone ed è la più numerosa dell'America Latina. Significativa infine la riflessione di una testimone: "Hitler ha trovato terreno fertile nell'inflazione e nella terribile disoccupazione. Mi ricorda quello che succede oggi qui. Mi spaventa, quando c'è un alto livello di disoccupazione la gente cerca un capro espiatorio".