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![]() Il rosso risulta subito fasullo ("Non è sangue, è rosso", Godard), troppo carico di carminio per essere percepito come autentico liquido ematico, e in questo suo irrorare le viscere della città per prenderne radice contamina la messa in scena facendo intuire allo spettatore che stavolta Tim Burton si è divertito a trasferire in immagini quello che nei suoi precedenti film di animazione (The Nightmare Before Christmas, La sposa cadavere) affidava invece al disegno: la carica stilistica è la medesima, solo che adesso le sue diaboliche creature non sono scheletrini di carta, ma attori in carne e ossa, seppur cadaverici e un po' revenant provenienti da stampe vittoriane o fumetti gothic, sensibili a farsi allucinare dalla vista del sangue come dal filo radente di una lama, pronta a tagliare gole! ![]() Nel porto di questa Londra, capace di "trasformare la bellezza in sozzura", giunge una nave dei dannati: nella foschia si intravedono luci e ombre degne di abitare l'universo herzoghiano di Nosferatu, mentre due persone si accingono a lasciare il vascello. Si tratta di Sweeney Todd, il barbiere dalle mani affilate, e di un giovane, reso edotto dalla cantata di quel che il pover'uomo ha dovuto subire nel corso della sua esistenza precedente in quella città. Uno splendido e luciferino Johnny Depp interpreta la parte del barbiere: la sua chioma alla Beethoven, attraversata in fronte da un curioso ciuffo bianco, anticipa il carisma dello sguardo grazie alle pupille illuminate dalla lama argentea della vendetta; le sue mani sono pronte a prolungarsi, per essere completate non da un paio di forbici (come capitava al se stesso Edward di qualche film fa), ma da un rasoio, il cui serramanico sta per scattare come un meccanismo di orologeria attivato a sgozzare i malcapitati nella sua bottega. Tornato a Londra dalle colonie penali australiane dove era stato imprigionato ingiustamente dal giudice Timothy Spall, che si era invaghito della sua graziosa sposa, il barbiere scopre che la sua donna è "scomparsa" e anche sua figlia, pupilla del magistrato, viene tenuta a sua volta segregata, in attesa di diventare il nuovo oggetto di trastullo erotico per quel "bigotto avvoltoio della legge" (e non casuale che il cattivo sia un giudice per l'autore degli spregiudicati Big Fish e Mars Attack). ![]() Le strade di questa Londra "mondo abitato dalla feccia del mondo", perlustrate dalla sua soggettiva accelerata (un espediente tecnico già visto in Un tocco di zenzero a presentare una Istanbul altrettanto cinematograficamente irreale), ci fanno capire che il suo occhio ha perso ormai ogni peculiarità percettiva umana per trasformarsi in un automatismo di ricerca affannosa: uno sguardo accecato dalla vendetta e dalla pazzia generata dal dolore si muove velocemente e finisce per depositarsi su un piatto di carne, destinato a diventare il ripieno di un pasticcio che le mani di Helena Bonham Carter, pur giocherellando con un mattarello che stende la pasta, sono pronte a realizzare all'interno di una cucina che pare un antro mefistofelico! La padrona di casa, Mrs Lovett, da sempre innamorata di Sweeney, ne accoglie il fantasma con la medesima smorfia esibita da Jack Nicholson quando inseguiva la moglie nel labirinto dell'Overlook Hotel di Shining: la passione anima il suo volto cadaverico e dai suoi occhi sprizza il desiderio malsano di unirsi in complicità con i propositi omicidi del suo amato, improvvisamente fuoriuscito dal regno delle ombre. Il belletto tragicamente diafano si prolunga naturalmente nell'incarnato pallido e privo di vita del suo, seppur prosperoso, décolleté. Mrs Lovett ha custodito gli attrezzi del mestiere del barbiere e smania dalla voglia di vederli all'opera anche per trarne profitto per le attività culinarie della sua locanda: la carne comincia a scarseggiare in questa Londra che ha ormai smarrito qualsiasi interesse per la civiltà, trasformandosi in un'apocalisse degna del giudizio universale; e quelle armi del mestiere sono destinate a fare la loro comparsa attraverso un arcano non tanto simbolico quanto evocativo: una scatola che è un topos, un oggetto tipicamente cinematografico che nel momento in cui compare si trascina dietro un'evoluzione della storia destinale. Il precipitare degli eventi è già tutto racchiuso lì dentro. ![]() ![]() ![]() ![]() Il duetto, nel valzer cannibalistico intitolato A Little Priest, passa in rassegna quali individui sia meglio sgozzare per primi, giudicandone la qualità della carne in termini di maggiore o minore prelibatezza. Questo è un quadretto davvero esilarante e disperato, ma anche con il cinismo vendicativo e con la coscienza di classe dell'Opera da tre soldi, i cui echi brechtiani si trovano nelle melodie. Depp e Bonham Carter spiano dietro le vetrate della locanda l'umanit che li circonda e che popola le strade: c'è il piccolo prete, ma forse è meglio iniziare dal vescovo che ha la carne meno secca; c'è un marinaio, che di certo è pulito, ma conserva gli aromi di tutti i posti dove è stato; c'è l'avvocato costoso e il verduriere troppo verde; c'è un sarto decisamente pallido e un impiegato; ci sono un giocatore di borsa giunto all'apice della carriera, un attore assai compatto, un cassiere e persino un generale, con o senza i suoi attendenti, ma manca nel menu ancora il giudice che il barbiere sta aspettando. Nonostante questo la coppia si accinge a concludere il motivetto, decidendo di "servire chiunque a chiunque" (un homo homini lupus che fa emergere l'analisi dell'autore di quella che è la gretta comunità sotto i suoi occhi), così il gioco è fatto e cominciano gli sgozzamenti in serie. I diversi soggetti che abitano la società immaginata dalla coppia sono stereotipati, come i "tipaz" illustrati in pagine letterarie del romanzo d'appendice ottocentesco, eppure appaiono tutti destinati a morire: a nessuno di loro verrà infatti concesso il diritto di salvarsi, con una determinazione che vira verso una barocca coazione a ripetere quello che finora era un gothic incorniciato in una Londra vittoriana lugubremente ricostruita. ![]() Finalmente la parabola si completa con l'uccisione del giudice, ma il povero barbiere, reso sempre più disumano e spietato nel suo sodalizio con la locandiera, finirà per uccidere anche proprio coloro che voleva vendicare, risolvendosi in una dolente e sincretica Pietà che coinvolge lui stesso nella messa in scena sanguinosa! Una beffa del destino... poi la lama amica potrà trovare l'eterno riposo, dormendo il sonno sereno degli angeli! Come ogni favola gotica non si pretendeva certo il lieto fine, infatti nessuno si salva, il sipario si chiude e il sangue continua a colare ricoprendo le fondamenta di questa orribile realtà - come nei titoli di apertura e azzerando l'intento delle Pietà scultoree che fissano il momento di pacificazione private di sangue: qui invece la sostanza organica continua a pervadere la scena non trovando pace neanche nella pietà stessa, irrorandola e rendendola materica e non spirituale: una pietà che non smette di grondare sangue e disperazione. Si tratta di uno dei film pi pessimisti di Tim Burton, in genere già nerissimo e incapace di prevedere vie di scampo per l'umanit che descrive, stavolta si è fatto aiutare dal libro di Hugh Wheeler, adattato da Christopher Bond e musicato da Stephen Sondheim: Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street.
paola tarino
adriano boano ![]() |
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