Nosferatu
il vampiro. Friedrich
Wilhelm Murnau. 1922. GERMANIA.
Attori: Max Schreck, Gustav
von Waggenheim, Greta Schröder, Alexander Granach, Max Nemetz
Durata: 96’
Titolo originale: Nosferatu,
eine symphonie des grauens
Svezia. Wisborg. 1843. La
cronaca della Grande Morte… L’immobiliare Knock chiede al suo assistente di
recarsi in Transylvania, presso il conte Orlok, poiché questo è interessato ad
acquistare un palazzo nella stessa città. Thomas Hutter, l’uomo incaricato di
intraprendere il lungo viaggio verso i Carpazi, abbandona così la moglie Ellen
per quest’avventura. Giunto a destinazione, si ferma in una locanda dove gli
consigliano di non affrettarsi per conoscere il conte e di passare la notte al
sicuro poiché quella è considerata la terra dei fantasmi. Thomas accetta e la
mattina dopo una diligenza lo accompagna fino a metà strada, quando cioè calano
le tenebre e il conducente si impunta per non voler proseguire. A prenderlo
sulla strada sopraggiunge una tetra diligenza che lo conduce al castello del
conte Orlok. A cena dall’uomo Thomas si taglia ad un dito e nota lo strano
atteggiamento del conte nei confronti del suo sangue. La mattina dopo, Thomas
scrive una lettera a sua moglie Ellen annunciandogli di essere pronto per far
ritorno. Quella sera, pone le carte del contratto al conte Orlok il quale,
invece, si mostra più interessato ad una fotografia della giovane moglie di
Hutter. Orlok approfitta della notte per entrare nella stanza dell’uomo mentre
a Wisborg Ellen è colta da un febbrile sonnambulismo. La mattina dopo,
intimorito per quanto accaduto, Thomas scende nei sotterranei e scopre il conte
a dormire in una bara. Quanto aveva letto alla locanda circa i vampiri appare a
questo punto vero. Purtroppo però rimane chiuso nel castello mentre scorge, al
tramonto, il conte Orlok farsi portare via chiuso in una bara. Assieme ad altre
bare cariche di terra e topi, il conte è imbarcato su una nave che,
attraversando il mar Baltico, arriverà a destinazione a Wisborg. In città
intanto Knock è impazzito ed è stato rinchiuso in un manicomio dove si nutre
d’insetti ed annuncia l’arrivo del suo signore, il conte Orlok. Thomas riesce a
fuggire dal castello ma in preda alla febbre cade in terra, soccorso dagli
abitanti del vicino paese. Sulla nave che trasporta il conte si spande la peste
e giunta a Wisborg il contagio si estende a tutta la cittadinanza. Knock,
riuscito a fuggire dal manicomio, è rincorso dalla folla che riesce di nuovo a
portarlo dentro. Thomas fa rientro a Wisborg e cerca di prendersi cura della
moglie Ellen, sempre più debole da quando lui era partito. Orlok, che è andato
ad abitare in una spoglia casa di fronte a quella della coppia Hutter, una
notte entra in stanza di Ellen attirato dalla stessa donna che, letto il libro
del marito sui vampiri, ha capito che non è la peste ad uccidere gli abitanti
di Wisborg ma la presenza del conte. Orlok la morde sul collo mentre il marito
è andato a chiamare il medico perché preoccupato delle sue condizioni, ma
l’ingresso della luce del primo mattino uccide il conte prima che possa
rifugiarsi nelle tenebre.
Prima e memorabile trasposizione
cinematografica di un personaggio consegnato all’immaginario comune attraverso
il romanzo di Bram Stoker. Questo Dracula (Nosferatu, non vivo),
prodotto in Germania è assolutamente una delle migliori realizzazioni del
romanzo (sul quale lo sceneggiatore Henrick Galeen è intervenuto cambiando
tutti i nomi dei personaggi per non pagare i diritti d’autore). Capace di
influenzare intere generazioni di cineasti, che per anni rimarranno legate alle
movenze del conte Orlok, Nosferatu è una tappa importantissima nel
cinema, non solo di genere. Sfruttando sapientemente il montaggio parallelo
(verso Wisborg vanno Thomas in fuga e la nave appestata) e le caratteristiche
abbondanti di personaggi estremi quali Knock e Orlok, Murnau sostiene un
complesso ed angosciante ambiente metacittadino che trasuda morte e
disperazione fin dalle primissime didascalie (i fiori colti in giardino non
riescono a far gioire completamente Ellen, così come l’incontro di Thomas con
il passante che gli dice che nessuno può sfuggire al destino non preannuncia
nulla di buono). Ancora sul montaggio, sebbene lontano dalle attrazioni
teoriche dell’avanguardia russa, Murnau utilizza il ragno che ingloba la preda,
la iena con i cavalli, i topi e la pianta carnivora per caricare attraverso
queste metafore, naturalistiche, il personaggio del conte Orlok. Molto
importante diventa la scelta dei colori per definire il tempo narrativo: la
pellicola è sviluppata con il blu per la notte, il rosso per il tramonto, il
negativo per esaltare gli effetti distorti. Caposaldo del cinema, Nosferatu
va oltre l’espressionismo tedesco (del quale rimane il fatto che non è
il vampiro ad assalire, ma la sua ombra, l’oscurità che egli rappresenta)
soprattutto per la scelta del regista di girare in luoghi reali (anche se per
alcuni critici quaste scelta può essere considerata comunque all’interno del
movimento espressionista [i]
), senza manipolazioni della scenografia. Aperto a diverse chiavi di lettura, Nosferatu
è un film entrato nella leggenda anche per l’attore che interpreta il vampiro,
stilizzata sagoma maligna costruita sul fisico di Max Schreck. Su di lui,
infatti, se ne sono dette tante, e di così geniali intuizioni che se ne è arrivati
a farne un film, quale L’ombra del vampiro (2000) di E. Elias Mehrige,
nel quale si sostiene che egli fosse stato veramente un vampiro. Altri storici
del cinema affermano che sotto il suo nome e dietro quella maschera si
nasconda invece lo stesso Murnau. Sta di fatto che alcune sequenze che lo
ritraggono (in special modo quando si alza rigido dalla sua bara, o
quando morde il collo di Ellen) fanno parte ormai del panorama
cinematografico-culturale collettivo. Il finale, l’happy end realizzato
da Murnau, che vede nel raggio di sole la soluzione alle tenebre,
diventerà uno dei punti centrali della sua filmografia. Personalmente trovo
assolutamente surreale, e per questo incantevole, la scena in cui Ellen riceve
notizie dai Carpazi seduta su una sedia, sulla sabbia, fra croci seminate
intorno. Superlativa anche la prova di Alexander Granach nei panni del folle
Knock, per alcuni gesti ricorda l’imbonitore da fiera de Il gabinetto del
dottor Caligari (1921) di Robert Wiene. Sicuramente di diverso effetto e
stile un altro vampiro, quello interpretato da Bela Lugosi in Dracula
(1931) di Tod Browning. Di Nosferatu il vampiro invece, ne è stato fatto
un remake: Nosferatu, il principe della notte (1979) di Werner Herzog.
Bucci Mario
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