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Harry a pezzi - Deconstructing Harry Anno: 1997 Regista: Woody Allen; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: USA; Data inserimento nel database: 26-01-1998
Deconstructing Harry, scritto e diretto da Woody
Allen. Con Woody Allen, Demi Moore, Robin Williams, Billy
Cristal, Eric Bogosian. Usa, 1997. Dur.: 1h e 35'.
Era considerato l'evento d'apertura della 54a Mostra
di Venezia: sbarca il film di Woody Allen al Lido e
subito s'innalzano i peana al genio. Procediamo con calma.
Da una parte c'è l'ultimo lavoro alleniano,
Deconstructing Harry, ennesima ricognizione nei
meandri comportamentali del regista-attore-autore (qua nei
panni di uno scrittore di successo, Harry Block, in
improvvisa astinenza creativa) alle prese con le sue
consuete crisi sentimentali, matrimoni falliti, dubbi
esistenziali, sconquassamenti d'identità, egoismi e
patetismi vari, cioè tutto quello che ha concorso,
negli anni, a creare il personaggio, il regista stesso che
si confessa, tra il serio e il faceto, su triacetato di
cellulosa. Allen avrebbe desiderato Dustin Hoffman o Elliot
Gould per il personaggio principale del suo film, ma di
fronte al rifiuto dei due ha deciso di interpretarlo da
solo, con la consapevolezza che per tutti la confessione
sarebbe stata piena, completa. Dall'altra parte ci sono le
sue influenze: Bergman (l'uomo che vede se stesso
all'interno del film ricorda Il posto delle fragole;
le crisi familiari sono il viraggio ironico degli interni
borghesi del maestro svedese), Fellini (il finale
riassuntivo con tutti i personaggi, sia reali che di
fantasia, a celebrare il bistrattato scrittore è
preso pari pari da Otto e mezzo , la cui prima
stesura vedeva appunto uno scrittore nei panni del
protagonista Guido-Marcello Mastroianni), Bunuel. Dai tempi
di Amore e guerra, Interiors e Stardust memories
questi mostri sacri hanno cominciato a suggestionare la
filmografia di Allen senza alcuna soluzione di
continuità. Dal lato opposto della stessa medaglia ci
sono invece le autocitazioni. In Deconstructing Harry
intere scene sono state già viste nei precedenti
lavori. Si pensi alla prostituta giuliva e grossolana de
La dea dell'amore; la giovinetta allieva-ammiratrice
di Mariti e mogli (in quel caso Juliette Lewis, oggi
Elizabeth Shue); la morte che viene a reclamare il corpo
ancora in vita e il dialogo con l'amico defunto come in
Amore e guerra; le varie seduzioni di cognate che
ricalcano quelle di Hannah e le sue sorelle; le
interminabili sedute psicanalitiche di quasi tutto il suo
cinema...Truffaut sosteneva che un vero autore gira sempre
lo stesso film. Forse Woody Allen è un vero autore,
di fatto è all'incirca una decina di anni che tra
citazioni, autocitazioni, idiosincrasie e fobie, il regista
realizza sempre la stessa pellicola con minime variazioni.
In questo film si ride anche di gusto, qualche invenzione
è veramente strabiliante nella sua originalità
(Robin Williams "fuori fuoco" perché non si senta
bene), ma i discorsi ed i temi sanno incredibilmente di
dejà-vu. Per chi ha apprezzato Io e Annie
e Zelig, la bieca esaltazione che questo film
gode da parte di pubblico e stampa è quantomeno
azzardata.
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