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Unbreakable - Il predestinato
Anno: 2000
Regista: M Night Shyamalan;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 23-12-2000


Unbreakable

Unbreakable

Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Fotografia: Eduardo Serra

Scenografia: Larry Fulton
Interpreti: Bruce Willis, Samuel L. Jackson, Robin Wright Penn
Origine: USA, 2000
Distribuzione: Buena Vista
Durata: 106f

Sull'onda spiritualista-new age il secondo film dell'indiano Shyamalan (Il sesto senso) è senz'altro una conferma. Le storie audiovisive della "postmodernità" sono tutte profondamente imbevute, non dal millenarismo e le sue conseguenti fobie come si era presagito, ma dalla ricerca di nuove storie che si contrappongano all'assenza di grandi racconti, per assecondare il bisogno del genere umano teso al conforto di fronte al Nulla e la Morte. Originale l'idea di rielaborare/valorizzare i fumetti della Marvel e farli assurgere al livello delle grandi dottrine religiose. Eppure può facilmente cogliersi la totale possibilità di questo confronto. I miti, le leggende, i miracoli, i prodigi sono forse delle costruzioni linguistiche sviluppate dalla storia umana. L'uomo di vetro, Elijah Pice/Samuel L. Jackson fa notare che i fumetti all'origine assomigliavano ai geroglifici egiziani, contenevano informazioni vere sull'uomo e le sue eccezionali doti spirituali. Poi il commercio dei fumetti ha fatto diventare le vignette banali assottigliando e annullando i contenuti simbolici. Il film è innanzi tutto il percorso di rivelazione di una verità forte che non si palesa, a meno di non decifrare con spietata acutezza e ostinazione i segnali del mondo. Così all'improvviso sembra di essere tornati indietro di migliaia d'anni. I veggenti, i profeti, i custodi dei Misteri sono tornati per parlarci ancora di trascendenza.

Shyamalan ha sicuramente del talento, perché la sua regia è volta alla creazione di incerte, obnubilanti atmosfere che rendono pregevole il film. Prescindendo così dagli sviluppi narrativi banali, soprattutto nella seconda parte, quando i giochi sono fatti, e Bruce Willis può incarnarsi nell'eroe di turno, corrispondente a una figura angelica contemporanea o a un vendicatore delle vittime del Male.

Le soluzioni stilistiche costituiscono la vera cifra emozionante. Innanzi tutto l'impiego del sonoro: in alcune sequenze è tagliato suggerendo una sorta di apnea, che poi diventa anche angoscia dell'acqua e tensione soffocante durante l'oscuro tuffo in piscina. Un'altra apprezzabile caratteristica riguarda la natura dei luoghi. Gli esterni sono opprimenti, angusti quanto gli interni nei quali si svolge la maggior parte del film. Sembrano suggerire la possibilità di un incontro, o l'apparizione di un fantasma, come lo stesso regista che "si manifesta" nelle vesti di uno spacciatore all'ingresso dello stadio. Terza caratteristica concerne i personaggi. Qui Bruce Willis descrive un carattere, la guardia di sicurezza David Dunn, con assoluta invariabilità espressiva. L'unico momento in cui si sottrae alla mimica monocorde è quando solleva senza colpo ferire un bilanciere coi pesi che raggiungono i 160 kilogrammi.