Unbreakable
Regia: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Fotografia: Eduardo Serra
Scenografia: Larry Fulton
Interpreti: Bruce Willis, Samuel L. Jackson, Robin Wright Penn
Origine: USA, 2000
Distribuzione: Buena Vista
Durata: 106f
$align="left"; include "image1.php3"; ?>Sull'onda
spiritualista-new age il secondo film dell'indiano Shyamalan (Il sesto senso)
è senz'altro una conferma. Le storie audiovisive della "postmodernità" sono
tutte profondamente imbevute, non dal millenarismo e le sue conseguenti fobie
come si era presagito, ma dalla ricerca di nuove storie che si contrappongano
all'assenza di grandi racconti, per assecondare il bisogno del genere umano
teso al conforto di fronte al Nulla e la Morte. Originale l'idea di rielaborare/valorizzare
i fumetti della Marvel e farli assurgere al livello delle grandi dottrine
religiose. Eppure può facilmente cogliersi la totale possibilità di questo
confronto. I miti, le leggende, i miracoli, i prodigi sono forse delle
costruzioni linguistiche sviluppate dalla storia umana. L'uomo di vetro, Elijah
Pice/Samuel L. Jackson fa notare che i fumetti all'origine assomigliavano ai
geroglifici egiziani, contenevano informazioni vere sull'uomo e le sue
eccezionali doti spirituali. Poi il commercio dei fumetti ha fatto diventare le
vignette banali assottigliando e annullando i contenuti simbolici. Il film è
innanzi tutto il percorso di rivelazione di una verità forte che non si palesa,
a meno di non decifrare con spietata acutezza e ostinazione i segnali del
mondo. Così all'improvviso sembra di essere tornati indietro di migliaia
d'anni. I veggenti, i profeti, i custodi dei Misteri sono tornati per parlarci
ancora di trascendenza.
Shyamalan ha sicuramente del talento, perché la sua regia è
volta alla creazione di incerte, obnubilanti atmosfere che rendono pregevole il
film. Prescindendo così dagli sviluppi narrativi banali, soprattutto nella
seconda parte, quando i giochi sono fatti, e Bruce Willis può incarnarsi
nell'eroe di turno, corrispondente a una figura angelica contemporanea o a un
vendicatore delle vittime del Male.
Le soluzioni stilistiche costituiscono la vera cifra
emozionante. Innanzi tutto l'impiego del sonoro: in alcune sequenze è tagliato
suggerendo una sorta di apnea, che poi diventa anche angoscia dell'acqua e
tensione soffocante durante l'oscuro tuffo in piscina. Un'altra apprezzabile
caratteristica riguarda la natura dei luoghi. Gli esterni sono opprimenti,
angusti quanto gli interni nei quali si svolge la maggior parte del film.
Sembrano suggerire la possibilità di un incontro, o l'apparizione di un
fantasma, come lo stesso regista che "si manifesta" nelle vesti di uno
spacciatore all'ingresso dello stadio. Terza caratteristica concerne i
personaggi. Qui Bruce Willis descrive un carattere, la guardia di sicurezza
David Dunn, con assoluta invariabilità espressiva. L'unico momento in cui si
sottrae alla mimica monocorde è quando solleva senza colpo ferire un bilanciere
coi pesi che raggiungono i 160 kilogrammi.