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Fuori di me
Anno: 1999
Regista: Gianni Zanasi;
Autore Recensione: Ofelia Nunzi
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 22-05-2000


Fuori di me - Corato Fuori di me di Gianni Zanasi - Autostrada direzione sud: il paesaggio cambia diventando sempre più lunare. L’estrema periferia è circondata da campi incolti e roccie come nelle pasoliniane periferie suburbane: è il viaggio del cinema che viene portato nel quartiere San paolo di Bari e che si affida alla coppia Sasanelli-Abbrescia, fortunata nel film LaCapaGira. Il regista emiliano già presente a Venezia sa esaltarsi (costruzione fotografica degli avvenimenti quando alla troupe viene rubata la cinepresa); il suo raccontare gli spazi lo spinge alla ricerca d’inquadrature ariose e decadenti che si alternano a primi piani di chiaro stile di documento. Una rapina vera (fu ripresa dalla cronaca locale) durante la lavorazione del film accentua il senso di storia in questo documentario on the road. Il rapporto di Zanasi con il cinema ha un approccio intellettuale, durante un film che man mano si costruisce da solo, dove gli attori dichiarano di voler fare gli attori, quando ad un certo punto la troupe è lì che cerca di capire se continuare o no con le riprese, mentre il film va avanti e potrebbe fermarsi da un momento all’altro, lasciando che lo spettatore rimanga sempre in disorientato sulla realtà nel contesto della finzione. Cinema nel cinema, ben costruito grazie ad un montaggio divertente e semplice e per la bravura degli attori di rimanere se stessi fino all’ultimo. Insolita la partecipazione attiva-passiva del regista Zanasi, che si presenta con un gesso al braccio (vero o falso che sia) e sempre privo di reale partecipazione, quasi muto che cerca di essere il filo conduttore di questo viaggio da Roma a Bari alla ricerca di collaborazioni culturali. Non è il solito film che muove critiche sulla situazione culturale italiana, che vuole cadere nello stretto moralismo anzi, è un film ricco di speranze, soprattutto cinematografiche, che permettano al cinema di arrivare nelle ultime sale del paese, sotto i più tetri ponti, avanti ad un autolavaggio, per le strade, dove il cinema di Zanasi ha la sua vera origine. La figura del gallese è bellina, pertinente, ridicola, metaforica in un finale in cui i tre italiani attendono il suo arrivo su una nave di proprietà proprio di quello straniero che invece non rispetterà l’appuntamento. Una figura diversa da tutte le altre, che cerca di affascinare con la sua parlata internazionale, che illude, che ad un certo punto convince, ma che ridicolizza l’aiuto straniero ad un’Italia che invece deve cercare di aiutarsi da sola. Le musiche dello stereo di Paolo Sasanelli ricordano la new wave in una famiglia dai contorni internazionale. Il film propone con belle idee il rilancio e la disperazione di persone destinate al degrado ed all’abbandono culturale.