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Rosetta
Anno: 1999
Regista: Jean-Pierre Dardenne; Luc Dardenne;
Autore Recensione: Giampaolo Galasi
Provenienza: Belgio; Francia;
Data inserimento nel database: 26-02-2000


ROSETTA

ROSETTA

Di: Luc e Jean - Pierre Dardenne

Con: Emilie Dequenne, Fabrizio Rongione, Anne Yernaux, Olivier Gourmet

Francia/Belgio, 1999

Durata '91

Distribuzione Keyfilm

La Storia: La dura vita di Rosetta, tra la ricerca di un lavoro, l'assistenza a una madre alcolizzata, il sogno di una vita normale…

Cos'hanno voluto fare i fratelli Dardenne, riportare in auge la 'Nouvelle vague', ormai fuori tempo massimo? Molto di più. Se il finale troncato, la telecamera perennemente sulla protagonista e la storia lasciata 'aperta' (alla speranza?) richiamano il più celebre dei film di Truffaut, quel 'I Quattrocento Colpi' che, assieme a 'Fino all'ultimo respiro' di Jean -Luc Godard ha rappresentato il manifesto di una generazione di cineasti e critici cinematografici, in realtà i 'natali' di questo capolavoro sono ben più lontani nel tempo. Già, stiamo usando la parola capolavoro, e non a caso. Come non è un caso che il film sia stato premiato a Cannes con la Palma d'Oro per la regia e per l'interpretazione della protagonista da un Cronenberg più avvezzo a realtà alternative create da menti psicotiche piuttosto che a confrontarsi con la vita vera e che, con questa decisione, smentisce (o riconferma?) se stesso ed impedisce ad un Festival di rilievo internazionale di trasformarsi in una vetrina (cosa invece accaduta a Venezia, troppo rigida nei propri anti-schematismi trasformatisi, dietro l'angolo, in nuovi clichè - tutti sapevano sin dall'inizio chi sarebbe stato il vincitore…). I riferimenti al glorioso passato del cinema d'oltralpe in 'Rosetta' non si fermano alla citazione o ad un 'progetto culturale' di stampo nostalgico, sono invece un'esigenza intima della storia che viene raccontata e che ha come antecedente quel capolavoro che è "Mouchette" di Robert Bresson, anno di grazia 1967. Lì la figlia di una prostituta, odiata dalle compagne di scuola e dalla società borghese in generale, crede di trovare amore in un assassino, una persona 'come lei' insomma, 'del suo stampo', secondo le normali convenzioni. Qui una ragazzina dodicenne lotta per non diventare come la madre capace di prostituirsi per una bottiglia, alla disperata ricerca di un lavoro 'in regola' e che si addormenta ripetendosi che ce la sta facendo a diventare una persona normale. In Bresson un'atmosfera cupa e un (bianco e) nero di fondo avvolgevano l'esistenza della protagonista, nel film dei Dardenne la macchina è fissa su Rosetta, in modo tale che lo spettatore sia costretto a guardare per tutta la durata del film un personaggio completamente incentrato psicologicamente sulle proprie angosce. Ma non è solo questo il bello del film. Rosetta infatti ruba il lavoro all'unica persona che aveva mostrato amicizia a lei, timida, impacciata e insicura di essere una persona 'normale'. Ma in 'chiusura' , l''amico' si rifà vivo mentre la ragazza porta una pesante bombola del gas, come in una laica via crucis, verso la roulotte dove vive con la madre, e mentre iniziano a picchiasi vediamo le prime lacrime sul volto di Rosetta dall'inizio del film. Solo per questa sequenza vale la pena di vedere un film che rischia di risultare duro per stomaci abituati a pane e Pieraccioni.