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Sleepy Hollow
Anno: 1999
Regista: Tim Burton;
Autore Recensione: adriano boano
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 02-02-2000


Sleepy Hollow

Causa e Conseguenza. Criterio e Ragione.

Sono le parole d’ordine che regolano il secolo dei lumi che comincia a vacillare di fronte al romanticismo e al gothic del XIX secolo; non è un caso che Burton sposti al 1799 la vicenda di Washington Irving. La conferma della fine delle certezze viene dallo stesso personaggio illuminista, i cui frequenti svenimenti denunciano la percezione di qualcos’altro non riconducibile strettamente alla ragione; egli, che si fa cogliere dai dubbi agitando la più elementare forma di trompe l’oeil, la prima macchina di illusione, quando non ha risposte giocherella mettendo in gabbia l’uccello dipinto libero sul retro del medaglione di cartone; un oggetto tipicamente illuminista perché frutto dello studio tecnico-scientifico desunto dall’osservazione della natura e dei fenomeni fisici, ma anche mezzo per ingannare l’occhio, inventare lanterne magiche: "Vedere è credere, ma non sempre la verità è ciò che si vede".

Molte sono le insorgenze di quello stato a cavallo tra una condizione e l’altra: la madre sacrificata perché strega, motivo della sua pervicace lotta contro la superstizione, di contro la potenza romantica della natura, portata al parossismo sublime nella interpretazione emotiva delle sue forme, desunta non solo dalla pittura di due secoli orsono, ma anche dai film della Hammer, e la presenza di Christopher Lee si assomma a quel riferimento; la comunità in emersione dalle rovine (di nuovo l’insistenza da Casa Usher sulla vecchia casa di Christina Ricci, di cui funziona soltanto il camino semi-diroccato) della struttura fondata sulle famiglie olandesi notabili in crisi, che dirompe verso il futuro nell’ultima inquadratura di una proto New York, assolutamente americana e liberata dai fantasmi europei, che entra nel nuovo secolo a dispetto di tutte le oligarchie comprendenti dottore, reverendo, notaio, magistrato, tutti congiurati. Dalla "catena di ragionamenti" al "cuore infranto" i riti di passaggio devono passare attraverso il definitivo sotterramento delle leggende che affondano nel passato: la ricomposizione del corpo dell’assatanato cavaliere (un grande Christopher Walken) assume il senso di una conclusione, ma anche il suo incontro completa, con la componente soprannaturale, il rigido (e perciò ottuso, come spiega ottimamente la maschera che Johnny Depp conferisce a Ichabod Crane) atteggiamento dell’investigatore, alcuni vezzi del quale presentano in nuce le caratteristiche di uno Sherlock Holmes dilettante, che usa alambicchi e lenti, esami autoptici e chimismi per le sue indagini, "stregato dalla ragione". Tuttavia la soluzione del mistero proverrà da una commistione tra ragionamento e analisi dei meccanismi della comunità che si fondono con un’incredibile uso magico di un cieco golem, un esecutore di delitti commissionati da una fattucchiera che lo evoca dall’al di là e viene inghiottita dal varco nella natura, nell'albero che custodisce le teste. Le cose sono rimesse a posto per un’altra lunga epoca di equilibrio ritrovato. Corpo e testa, cuore e ragionamento.

Per questa fiaba di formazione l’autore fa leva su una serie di immagini a cui siamo attaccati dall’infanzia, le riconosciamo presenti in noi stessi ancora prima che la sua fotografia le esalti a dismisura, per trasportarci in una terra dove le nuvole bassissime sono sempre livide, gli alberi contorti, le scartoffie sigillate con bellissimi timbri di ceralacca, i ponti resuscitati da Beetlejuice e l’espressione stralunata di Edward Scissorhand disloca l’espressionismo del vecchio film nei meno agghiaccianti ma più inquieti boschi del New England, bruciandovi il passato in un catartico incendio del mulino, tipica costruzione e, nel suo simbolismo, falò angosciante per l’immaginario dell’epoca. Ne risulta un’interpretazione dell’opera di Washington Irving che segue la lettura che ne fece Calvino (il cui legame con questa storia si ritrova in Il visconte dimezzato) in Lezioni Americane, il quale attribuisce al Rip van Winkle il significato d’un mito di fondazione della società americana basata sul cambiamento
(Italo Calvino, Lezioni americane, Milano, Garzanti, 1988, p.38).

THE LEGEND OF SLEEPY HOLLOW

 

by Washington Irving

 

 

 

 

Found among the papers of the late Diedrech Knickerbocker.