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The Blair Witch Project
Anno: 1999
Regista: Eduardo Sanchez; Daniel Myrick;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 21-01-2000


Untitled Document

The Blair Witch Project
Di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez (II)
Con Heather Donahue, Michael C. Williams, Joshua Leonard

Da tempo ormai il giovane cinema indipendente sembra aver trovato un proprio spazio, neanche più tanto di nicchia, in quegli Stati Uniti da sempre all'avanguardia nell'uso delle nuove teconologie.E "The Blair Witch Project", opera prima di due geniali studenti universitari, ha sfruttato appieno l'uso delle nuove tecnologie. Ma attenzione: non come può averlo fatto George Lucas nella realizzazione di "Star Wars Episode One", perché anzi quello che abbiamo davanti è un prodotto grezzo, molto artigianale, girato per lo più in video con attori non professionisti e con pochissimi mezzi economici. Ma grazie ad Internet e al tam tam della comunità virtuale il film è diventato un oggetto di culto ancora prima di uscire nelle sale:
Circa un anno prima dell'uscita del film infatti, nel 1998 (il film è stato girato nel 1997 ma è uscito nelle sale solo nel 1999), è stato aperto il sito www.blairwitch.com, dove si parlava di tre studenti smarriti nei boschi intorno a Burkittsville qualche anno prima mentre cercavano tracce di una strega che aveva un tempo infestato quei luoghi. La storia è completamente inventata, ma questo dal sito internet si evince non senza qualche difficoltà, e molti studenti americani sembrano aver preso il tutto molto sul serio, arrivando ad affiggere nelle università foto dei tre ragazzi con la scritta "missing".
Al sito internet si affiancano un fumetto, che è una sorta di prequel e che spiega cosa è successo nella cittadina visitata dai tre giovani, e un libro, che invece è un sequel, raccogliendo gli indizi e le prove che (così vuole la leggenda) gli investigatori trovarono nei boschi insieme al "girato" dai tre ragazzi.
Anche qui in Italia c'è già chi lo ama alla follia e chi lo odia in modo maniacale, molti non avendolo neanche ancora visto. In verità il film in sé non è nulla di speciale, e soprattutto non incute tanto paura quanto angoscia: ai segni inquietanti trovati dai ragazzi nel bosco si sovrappongono, in modo molto più forte e prepotente, la fame, la sete, la stanchezza, il senso di smarrimento. La mappa non si trova più, si continua a girare in tondo, la fine sembra vicina (e la morte per fame, quella sì, mette proprio paura). Ma tutto questo, giova ricordarlo, è genuino, e prodotto senza l'ausilio di alcun effetto speciale. Peccato che l'anticonformismo si trasformi spesso in prevedibilità, quando si viene baciati dal successo: "The Blair Witch" I e II sono già in fase di realizzazione.