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I briganti di Zabut Anno: 1997 Regista: Pasquale Scimeca; Autore Recensione: Gaz Provenienza: Italia; Data inserimento nel database: 02-02-1998
Siamo in Sicilia negli anni trenta a Zabut e un noto antifascista
viene incarcerato con la complicita' degli abitanti. Dopo la
liberazione della Sicilia da parte delle truppe alleate l'antifascista
esce dal carcere. Quando esce la situazione non e' molto cambiata e al
posto dei fascisti ci sono i proprietari terrieri e la mafia, che
sfruttano queste persone inducendole alla fame. La rivolta dei
contadini capeggiata dall' antifascista non si fa attendere e dopo il
primo scontro con le forze dell'ordine il gruppo di briganti e'
costretto a darsi alla macchia. Per alcuni anni ruberanno ai ricchi
per distribuire le ricchezze ai poveri (grano e altri generi da loro
coltivati). Ma quando cominciano a dare veramente fastidio, vengono
catturati, processati e condannati a severe e lunghe pene detentive.
Questa storia e' realmente accaduta.
***
Come una novena raccontata da un cantatorie, il film racconta in
maniera esplicita come fosse la vita nel primo dopoguerra nel paese di
Zabut, simbolo di un sud sfruttato e umiliato. La forza di alcuni dei
personaggi e' quella che sostiene tutto il film, dall'antifascista a
sua moglie, dagli amici di lotta alle passioni che legano le vite. Si
vedono come in una sagra degli orrori lo sfruttamento da parte dei
proprietari terrieri, la complicita' di un sindacato che stava
nascendo e la supremazia della mafia su queste categorie. Hanno molta
importanza i luoghi dove e' stato girato il film, una campagna
siciliana arida, asciutta, scarna, che evoca il disagio di vivere e il
rispetto per se stessi e per la vita.
Mi e' piaciuto molto il ruolo dei personaggi nel film, personaggi che
lo stesso regista ha reclutato dal teatro dialettale siciliano e dai
cantastorie. Un bel film che a tratti perde di intensita' rischiando
di somigliare ad uno sceneggiato televisivo, ma forse il poco tempo e
la drammaticita' della storia lo rende tale. Comunque assolutamente
facile da seguire perche' l'uso del dialetto siciliano e' fatto bene.
Distribuito dalla UCCA Unione dei Circoli di Cinema Arci che lo
promuoveranno in tutti i cinema affiliati. Io lo consiglio alle
persone a cui il Rosso piace, nessuno e' obbligato.
***
Dice Scimeca:
"La mia idea e' quella di non fare un cinema italiano di rivolgere lo
sguardo oltre. Mi interessa moltissimo il cinema prodotto in Africa,
quel poco di cinema africano che ancora si riesce a fare.
Nel cinema italiano invece, o sei epigono dei grandi o racconti il tuo
ombelico. Sono attratto da un cinema che non e' precisamente epico, ma
attratto da contaminazioni con altri stili, in particolare con il
racconto melodrammatico dei cantastorie."
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