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Star Wars - La minaccia fantasma - The Phantom Menace
Anno: 1999
Regista: George Lucas;
Autore Recensione: Luca Bandirali
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 19-09-1999


Nella storia del cinema popolare in rarissimi casi s'incontrano film che uniscono smisurate ambizioni artistiche (alla Welles) e innovazioni del linguaggio ad un saldissimo rapporto col pubblico. La saga di "Guerre stellari" è stato soprattutto questo.
Alla vigilia dell'ultima rivoluzione cinematografica del '900, "Star Wars - Episodio I: La minaccia fantasma", lo spettatore prenda congedo dal cinema propriamente detto, e si disponga alla visione dell'ultimo film della storia del cinema. Provocazione? Trovata apocalittica? La verità è che George Lucas ha deciso di imprimere ai tempi un'accelerazione impressionante: se "Titanic" di James Cameron è stato il tentativo impossibile (e per questo degno di nota) di perpetuare l'inerzia della macchina cinematografica, di chiudere gli occhi di fronte alla dissoluzione del testo in flusso, "Episodio I" rappresenta invece il Nuovo, con tutti i rischi che questo comporta.
La data di uscita del film di Lucas (per gli USA il 18 giugno 1999) è per molti versi storica: segna anzitutto il preludio all'abbandono della pellicola come supporto tradizionale per le immagini. Mentre nella maggior parte delle sale ha luogo la consueta proiezione in pellicola, in pochi cinema sperimentali si verifica la prima proiezione in digitale: la lunga striscia di plastica non esiste più, il film si appresta ad essere un prodotto agile che viaggia da un capo all'altro del pianeta via Internet (come la critica...), inaugurando una stagione di lungometraggi caratterizzati dall'integrazione perfetta fra colonna immagine (un ibrido intelligente tra elementi fotografici e non fotografici) e colonna audio (sempre più complessa e importante).
Dal punto di vista narrativo "Episodio I" porta alle estreme conseguenze la fusione dei generi cinematografici: eroi senza tempo agiscono in un intreccio iperstrutturato, abbattendo in un sol colpo gli insopportabili retaggi del linguaggio cinematografico (realismo, verosimiglianza, coerenza narrativa).
Dal punto di vista produttivo, Lucas rivoluziona l'idea stessa della realizzazione di un film: la presenza di attori in carne ed ossa è totalmente asservita ad un disegno ben più ampio che un banale prelievo di realtà, e coinvolge energie impensabili. Basti pensare che le riprese con gli attori di questo supercast (Liam Neeson, Ewan McGregor, Natalie Portman) non sono durate che due mesi, mentre l'iter produttivo del film si è protratto per alcuni anni. La squadra che ha lavorato a "Star Wars - Episodio I", composta da circa 250 persone, disintegra l'odioso, obsoleto concetto di Autore Unico, e ci ricorda che forse è il momento di relazionarci al cinema senza il buffo armamentario romantico della critica europea.
L'offerta simultanea di personaggi e trame, la creazione di mondi non solo evocati ma pazientemente costruiti, il ritmo incalzante di azione e riflessione sono alcuni degli elementi di spicco di "Episodio I". L'impressione è che il cinema, avvalendosi dei mezzi di produzione di questo tempo, utilizzi a pieno regime quella capacità immaginifica che dovrebbe essere inscritta nel suo statuto.
Racconto-evento, gigantesca parabola onnicomprensiva (dal cristianesimo alle culture orientali, dalle grandi battaglie di terra alle scenografiche parate totalitarie), "Episodio I" è il primo film dopo Melies. O l'ultimo prima del superamento del cinema.