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The Mummy - La Mummia
Anno: 1999
Regista: Stephen Sommers;
Autore Recensione: Andrea Caramanna
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 04-08-1999


Visto al
Taormina 
Film Fest 99
The Mummy

The Mummy

Regia: Stephen Sommers
Sceneggiatura: Stephen Sommers
Fotografia: Adrian Biddle
Montaggio: Bob Ducsay:
Interpreti: Brendan Fraser (Rick O'Connell), Rachel Weisz (Evelyn), John Hannah (Jonathan), Kevin J. O'Connor (Beni), Arnold Vosloo (Imhotep)
Produzione: James Jacks, Sean Daniel, Alphaville production
Origine: USA, 1999
Durata: 125', 35 mm

Con questo giocattolone da ottanta milioni di dollari, il mercato statunitense mostra i muscoli a suon di decibel, sequenze al fulmicotone, effetti speciali a iosa, esotismo turistico. Il cinema di grosso budget, intrattiene con avventure sempre meno plausibili, storie che tradiscono l'incapacità del cinema d'avventura hollywoodiano di inventarsi dei copioni originali. The Mummy è una gran beffa, perché l'horror classico dell'omonimo film del '32 di Karl Freund con Boris Karloff non c'entra nulla, il vero referente è la favola leggera stile I predatori dell'arca perduta. C'è un tesoro e ci sono degli eroi che vogliono conquistarlo, solo che il cattivo questa volta è una mummia, il sacerdote Imhotep, che mille anni prima di Cristo, si era innamorato della prediletta del faraone, l'intoccabile, Ack-Su Namun. Un amore sfortunato. Scoperti dalle guardie del faraone lei si uccide e Imhotep è condannato alla pena più grave: essere mummificato vivo e mangiato dagli scarabei con cui viene riempita la sua bara prima di essere sigillata. Ora, ad occhio e croce, la parte più romantica dovrebbe coincidere con questo amore maledetto, e il tentativo straziante di Imhotep, che intende riportare in vita l'amata dopo tremila anni, questo sì che è amore (quasi) eterno.
Invece, di storie romantiche, non capiscono niente né i produttori, né lo sceneggiatore, né il regista, che si affidano alla solita cartina tornasole di personaggi. La coppia avvizzita Brendan Fraser-Rachel Weisz, rafforzata dalla presenza del giuggiolone John Hannah, non funziona, i personaggi, in modo molto postmoderno, si rivolgono più o meno direttamente al pubblico (il messaggio politically correct predominante: state tranquilli, è solo un gioco divertente, non c'è nulla di cui spaventarsi). Il primo obiettivo è di stordire il pubblico con le scene spettacolari girate nel bellissimo deserto marocchino. Uno dopo l'altro, si esauriscono i vari numeri del circo, dalle roboanti sparatorie, agli inseguimenti dentro i cunicoli delle piramidi, set perfetti per ambientare l'apparizione d'ogni tipo di creature, al balletto finale delle mummie in stile cartoon.

 

 

Conferenza stampa con John Hannah (Attore)

Conoscevate i film precedenti, e in particolare quello di Karl Freund?
No, anche se la fonte del materiale faceva riferimento a quel film, La Mummia è stato costruito con intenti diversi, non quello di girare un film identico, per noi è stata un'esperienza diversa, un film d'avventura, d'azione, che non ha la pretesa di chiedere dei premi né di essere un omaggio ai film precedenti, un film di puro intrattenimento.

Nel momento in cui un attore si misura con le tecnologie si sente sminuito nel proprio ruolo?
Sarebbe impossibile ignorare la tecnologia, per me che ho un background teatrale equivale a salire sul palco ed interpretare l'Amleto, è tutto basato sul lavoro di immaginazione.

Ma... nelle scene in cui la tecnologia postproduttiva è determinante il ruolo dell'attore è certamente secondario...
No, non sono d'accordo, anche a teatro c'è lo stesso problema, posso essere più o meno in sintonia con il regista, il nostro ruolo di attori è quello di dare al regista il materiale che finisce in sala montaggio secondo le sue istruzioni, uso il mio talento per rendere al meglio le indicazioni della sceneggiatura. Più grande è il problema con la produzione quando impone la presenza, per motivi economici, di star famose.

La fortuna della Mummia ha già influenzato la tua carriera?
Sembra esserci l'opinione che Hollywood funzioni come un pirata culturale, ma è stato sempre così, Bergman ha lavorato a Hollywood. Non è questione di svendersi, per me aver interpretato un film americano come La mummia e altri, è un'opportunità che voglio sfruttare.

L'idea di fare la regia ti interessa?
Ho lavorato con molti registi mediocri, non mi sento motivato, ambizioso, a me interessa la produzione ed il lato artistico di riunire i talenti per fare il film giusto.

Hai una compagnia di produzione?
Sì, faremo due film, uno dedicato alla scrittura, alla vita di uno scrittore, mi piace lavorare con gli sceneggiatori, penso che la sceneggiatura sia la parte più importante di un film.