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A Simple Plan - Soldi sporchi
Anno: 1998
Regista: Sam Raimi;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 29-06-1999


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A Simple Plan
Di Sam Raimi
Con Bill Paxton, Billy Bob Thornton, Bridget Fonda

Si è parlato molto, troppo, di "Fargo", a proposito dell'ultimo film di Sam Raimi, uscito nelle sale in sordina, ennesima poco oculata scelta di presentare pellicole interessanti in chiusura di stagione trattandole alla stregua di ignobili fondi di magazzino.
Perché "Fargo"? Per la neve? Eppure anche "Il dolce domani" era pieno di neve, anche "Film bianco", anche "Il Decalogo I". No, non scomodiamo i Coen, delle cui atmosfere grottesche ed esasperate in "A simple plan" non v'è traccia, e che probabilmente nessuno ricorderebbe se già tra i tre non vi fosse stata, in passato, collaborazione. "A Simple Plan" vive di luce propria (bianca), si avvicina semmai ad "Affliction", altro anomalo caso di distribuzione, arrivato qui in Italia dopo quasi due anni dalla presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, probabilmente solo sulla scia delle nomination agli oscar.

Luce propria, luce anomala: "A Simple Plan" è un film difficile da giudicare, a meno di non farlo a pezzetti: operazione che, lungi dal voler essere poco rispettosa nei confronti dell'opera, si avvia viceversa a trovare una dignità in un tutto che, valutato a sé stante, risulta non completamente soddisfacente. Non sempre il totale di un film, purtroppo, è superiore alla somma delle sue parti.

La regia. Delle varie parti in cui l'opera filmica puo' idealmente essere suddivisa, la regia è quella dai più considerata la principale, ed è senza dubbio la parte migliore di "A simple Plan". Raimi costruisce con innegabile maestria un film rigoroso e sobrio, ben lontano dagli eccessi grandguignoleschi cui pure ci aveva abituati. Nella luce piena della neve che è protagonista attiva della narrazione, chiamata come è nel corso della storia a "coprire" col suo biancore le tracce del male (intelligentissimo rovesciamento del topos consolidato secondo il quale il colore del male è il nero e tutto ciò che è male avviene al buio), la luce gioca ad isolare i contrasti e ad imprimere delle svolte nella narrazione. Hank decide di uccidere per la prima volta: non appena gli balena l'idea nella mente, l'inquadratura acquista una luce diversa, più forte, quasi si trattasse di un'immagine contrastata. Di nuovo la luce connota il male. Hank e Jacob dialogano: invece del solito canonico campo-controcampo, entrambi i volti sono nell'inquadratura e la mdp non stacca mai. Si vede, invece, volta per volta, a fuoco il volto di chi parla e sfocato quello di chi ascolta.

La storia e i personaggi. O vogliamo chiamarlo l'intreccio? Questa è la parte debole del film: personaggi improbabili, troppo sopra le righe (proprio come in "Affliction"), interpretati da attori non all'altezza del ruolo (Bridget Fonda nella parte di una sorta di Lady Macbeth dei poveri finisce per suonare solo ridicola, e il fatto che la nipotina del grande Henry non sappia proprio recitare non aiuta), con la sola eccezione del grandissimo Billy Bob Thornton (Jacob), animano una storia noiosa, scontata, insopportabilmente moralista, che si riduce a quel "i soldi non guadagnati con il sudore della propria fronte portano solo male" francamente difficile da accettare, almeno in questi termini. Anche "the Killing" finisce con una valigia aperta e una montagna di dollari che si disperde nel vento. Un'immagine potente in sé, quanto può esserlo un camino in cui gli stessi dollari bruciano a fuoco lento, senza che il regista debba sentire il bisogno di spiegare allo spettatore cosa sta vedendo e perché.

I dialoghi, la sceneggiatura. Imbarazzanti spesso i primi (il trattatello iniziale sulla felicità in voce off - anche questo incredibilmente parallelo al dialogo inziale in voce off di "Affliction" - è terribile, e predispone subito male), un po' pasticciata la seconda (improbabile, improbabilissimo, per esempio, che uno sceriffo, per quanto possa essere provinciale, consenta ad un agente dell'FBI di non identificarsi e metta su na spedizione non con i suoi uomini, ma con due sfigatissimi abitanti del paese), con qualche bella idea che non viene portata fino in fondo. E - di nuovo - le immagini raccontano di più e meglio, e ci cadono sopra come la neve.

Quei corvi neri, nero su bianco, chi se li scorda più?