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Carne tremula
Anno: 1997
Regista: Pedro Almodovar;
Autore Recensione: Giampiero Frasca
Provenienza: Francia; Spagna;
Data inserimento nel database: 27-01-1998


CARNE TREMULA
Carne Tremula
(id.) Regia: Pedro Almodóvar. Sceneggiatura: Pedro Almodovar, Jorge Guerricaechevarria , Ray Loriga; dal romanzo di Ruth Rendell. Fotografia: Affonso Beato. Musica: Alberto Iglesias. Montaggio: José Salcedo. Cast: Javier Bardem (David), Francesca Neri (Elena), Liberto Rabal (Víctor Plaza), Ángela Molina (Clara), José Sancho (Sancho), Penélope Cruz (Isabelle), Pilar Bardem (Dona Centro), Alex Angulo (Bus driver). Produttore: Agustín Almodóvar. Produzione: El Deseo S.A./CiBy 2000/France 3 Cinéma (FR 3). Spagna-Francia, 1997. Dur.: 1h e 40'.

Due nascite puntellano Carne tremula, il nuovo film di Pedro Almodovar: una è quella di Victor, l'altra è quella di suo figlio, avvenuta ventisei anni dopo. La prima avviene nel 1970, in una Spagna terrorizzata dopo il discorso alla radio del "generalissimo" Francisco Franco, in cui si instaurava lo "Stato eccezionale" bandendo qualunque tipo di libertà civile. Madrid è tetra e disabitata, la gente per strada non c'è, il buio attanaglia ogni angolo. Victor nasce su un pullman fermato per l'emergenza, il suo cordone ombelicale è strappato dall'accompagnatrice della madre con uno morso netto e ben deciso. Victor è diviso forzatamente da colei che l'ha generato. Passano vent'anni, Madrid è meno spaventata; Victor s'innamora di una tossicodipendente (Francesca Neri) che non si ricorda nemmeno di aver avuto un fugace (evanescente?) rapporto sessuale con lui. Riesce a penetrarle in casa e, per una serie di sfortunate e singolari coincidenze, ferisce, rendendolo paraplegico, un agente di polizia accorso in aiuto della donna. Victor viene condannato a sei anni di prigione, ma ha in mente una vendetta: diventare il più grande amatore del mondo, schiavizzare sessualmente la donna causa dei suoi mali e poi abbandonarla senza pietà. Ma a questo punto entra in scena il celebre "accumulo" proprio della poetica di Almodovar: i personaggi presenti prima della scena che causa l'arresto di Victor (due poliziotti, la moglie di uno dei due, la ragazza tossicodipendente) intrecciano le loro traiettorie narrative, si legano, si allontanano, fanno scoprire verità precedentemente nascoste, hanno crisi che, con effetto domino, coinvolgono le altre figure presenti sulla scena. Il risultato è un po' un melodramma, un po' un poliziesco sui generis, un po' una commedia grottesca: forse tutti e tre, ma ancora più probabilmente nessuna delle tre possibilità. L'impressione è che il tocco sapido e grottesco dell'estroso regista spagnolo in questa pellicola si sia un po' appannato: ad alcune grandissime intuizioni formali (inquadrature ambigue che si segnalano come un'unica soggettiva di due personaggi diversi posti in spazi differenti, come a sottolineare la comunanza psicologica dei due che troverà conferma nella loro sudatissima unione verso la fine della storia; il colpo di pistola partito accidentalmente nell'abitazione della ragazza tossicodipendente che spacca un vetro ed esce fuori sulla strada si "raccorda" alle immagini del film trasmesso in televisione - Estasi di un delitto di Bunuel-, dove un colpo di pistola spacca un vetro ed entra in una casa uccidendo una donna), seguono dei momenti in cui i dialoghi inseriti nella sceneggiatura non sono all'altezza della scoppiettante visione del mondo del regista, risultando stanchi, canonici e semplicistici. E poi la pecca finale, con la seconda nascita che chiude anche idealmente la pellicola: il figlio di Victor nasce anch'esso sulle strade madrilene, ma la caratterizzazione è estremamente diversa dalla situazione in cui versava il padre ventisei anni prima. Le strade sono intasate dalla presenza massiccia di persone che bloccano il traffico con le loro auto: la gente è scesa nuovamente in strada, Franco non c'è più (da tempo). E allora, vista la chiarezza del confronto, che bisogno c'era di chiudere con una frasetta chiarificatrice di Victor sulla differente situazione? Eccesso di didascalia.