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Svegliati Ned - Waking Ned Devine
Anno: 1998
Regista: Kirk Jones;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Irlanda;
Data inserimento nel database: 17-12-1998


Untitled Document Potrebbe accadere. Lei scrive biglietti di auguri per Natale, così tanto per fare qualche soldino in più, e ne inizia uno con questa frase. E' vero, potrebbe accadere. Potrebbe accadere anche che Dio si ricordi di questo paesetto sperduto nel cuore dell'Irlanda e delle sue 53 anime. Potrebbe accadere che le palline che anche noi italiani, da qualche mese a questa parte, vediamo girare ogni mercoledì e sabato sognando di vincere cifre impossibili compongano un numero giocato da uno degli abitanti di questo piccolo paese in cima alla scogliera. Ma ciò che Dio regala con altrettanta rapidità toglie: e così potrebbe anche accadere che Ned, il simpatico vecchietto che ha appena vinto una cifra da crepacuore venga proprio stroncato, dal crepacuore. Cosa resta da fare, allora, alle 52 anime superstiti, se non fingere che Ned non sia mai morto e cercare di incassare la somma?
Così inizia questo delizioso gioiellino irlandese, che furbescamente sfrutta un filone già aperto da altre pellicole fortunate d'oltremanica e lo accoppia alla moda del momento, furoreggiante sembra non soltanto il Italia, quella del lotto. Restituendoci un prodotto intelligente, divertente, pieno di volti interessanti ed espressivi ed indimenticabili nella migliore tradizione del cinema irlandese (che in questo caso lascia molto spazio alla terza età), di situazioni esilaranti, di paesaggi mozzafiato e di musiche bellissime. Un film semplice e leggero, non banale, mai scontato, tenero e affettuoso nei confronti di questi vecchietti che in quanto ad energia e spirito d'iniziativa non han nulla da invidiare ai ventenni, un film che ci parla dell'Irlanda e della sua gente facendoci quasi credere che davvero lì, in campagna, sulle scogliere, l'IRA non si sa neanche cosa sia. Che davvero Belfast col suo grigiore, col suo sentore di morte sia lontana e lontana e lontana.
Ce lo fa credere davvero. O forse è vero?