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Happy Together - Cheun gwong tsa sit
Anno: 1997
Regista: Wong Kar Wai;
Autore Recensione: Giampiero Frasca
Provenienza: Hong Kong;
Data inserimento nel database: 19-01-1998


Cheun gwong tsa sit / Happy Together. A Story About Reunion (Happy Together. Una storia sulla riconciliazione).
Regia: Wong Kar Wai.
Sceneggiatura: Wong Kar Wai; liberamente ispirato al romanzo Un fattaccio a Buenos Aires, di Manuel Puig.
Fotografia: Christopher Doyle.
Musica: Danny Chung.
Nella colonna sonora, brani di: Caetano Veloso, Astor Piazzolla, Frank Zappa.
Produzione: Jet Tone Production
Produttore: Wong Kar Wai
Origine: Hong Kong, 1997
Interpreti:
Leslie Cheung (Ho Po-wing), Tony Leung Chiu-wai (Lai Yu-fai;), Chang Chen (Chan).
Premio per la Miglior Regia al 50° Festival International du Film, Cannes, 1997.

Happy Together è un pugno in pieno volto a chiunque abbia certezze assodate sulla definizione assoluta dello stile nel cinema contemporaneo. È anche una conferma riguardo al ruolo attivo di Wong Kar Wai nell'universo cinematografico attuale. Ed inoltre è la prova che il cinema di Hong Kong non è solo azione iperbolica al limite/oltre il limite del verosimile ma anche narrazione delicata ed intimista.

Happy Together non ha bisogno di alcuna perifrasi per comunicare ciò che è: un capolavoro. Ma non solo. L'ultimo film di Wong Kar Wai impone una serie di riflessioni sul modo di realizzare pellicole in quello che viene un po' semplicisticamente risolto con l'etichetta di "cinema post-moderno", ed anche sul concetto autoriale, sempre discusso, mai chiarito né tantomeno definito. Wong Kar Wai, infatti, continua di film in film un suo personale discorso, tematico e stilistico, che lo caratterizza come uno dei registi più interessanti attualmente sulla scena. Anche quest'ultimo capitolo della sua filmografia (premiato a Cannes con la Palma per la miglior regia) non fa che aggiungere per accumulazione altri tasselli al già complicato mosaico del disagio esistenziale dei suoi personaggi, lontani tra loro, impossibilitati a comunicare per vizi del contesto o scarsa connessione psicologica. Con una notevole leggerezza di tocco "alla Kieslowski" (personaggi che si sfiorano senza incontrarsi) e rotture sintattiche "alla Godard" (un montaggio vigorosamente anarchico, senza nessuna regola), Wong Kar Wai aggiorna il suo ipertesto che gagliardamente fa procedere di pellicola in pellicola. Infatti, in Happy Together, i rimandi alle pellicole precedenti (in particolare Hong Kong Express, Angeli perduti e Days of Being Wild) sono molto di più che semplici riferimenti o accademiche autocitazioni, rappresentando l'avanzare concreto di una narrazione attraverso più capitoli di una stessa vicenda esistenziale contemplata nella personale visione del mondo del regista. I simbolismi (in questo caso il reiterato ricorrere della cascata come immagine dei tumulti passionali), la frammentazione dei punti di vista (più personaggi impongono la propria voce narrante alla vicenda), i colori densi e pastosi della fotografia di Christopher Doyle, l'accurata disposizione dei corpi all'interno dello spazio, sono coordinate già note a cui Wong Kar Wai dà valenze ulteriori ad ogni film. Un'occasione per scoprire un autore colpevolmente trascurato, a cui porrà rimedio anche il cinema Massimo (via Montebello 8, Torino), che presenterà una rassegna sul regista dal 17 ottobre prossimo, accompagnata dalla prima pubblicazione italiana dedicata interamente a Wong Kar Wai ("Le Ceneri del Tempo. Il Cinema di Wong Kar Wai", TraccEdizioni, Piombino, 1997). Per chiunque sia pentito di non aver conosciuto prima questo grande regista.