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He got game
Anno: 1998
Regista: Spike Lee;
Autore Recensione: Adriano Boano
Provenienza: USA;
Data inserimento nel database: 05-11-1998


He Got Game by Spike Lee

He Got Game



    La palla, bellissima mentre rotea al rallenti, non produce l'orgasmatico ciuff del contatto con la retina del canestro, ma una parabola da rimbalzo altissima, che racchiude nella sua traiettoria una bolla di appagante soluzione delle tensioni scatenate dallo spietato gioco di tutti contro tutti, un arco che cicatrizza catarticamente la ferita prodotta da un altro tiro, lanciato una sera ferale di stress nervoso che produsse lutti. Jesus di Coney Island nella retorica afro di Spike Lee fa la cosa giusta in mezzo a tutti quelli che "fanno il loro gioco", cercando di condizionare la scelta più importante della sua vita; quello che c'è in mezzo è la solita analisi della condizione della società dei fratelli: sociologicamente lucida, molto militante e che recupera ogni piega sintattica che ha caratterizzato il cinema di Spike Lee fin dai primi piani rivolti in macchina di Lola Darling che creano il coro della comunità nera. Ma qui il respiro è il mefitico tentativo di sfruttare il fenomeno nei suburbi newyorchesi composti di puttane (splendida Milla Jovovich nella classica parte dell'angelo perduto che offre una parentesi notturna di sfogo e normalità a Jack) e balordi millantatori.

     

    Altri film (quello con Maiden/Perkins sul baseball ad esempio) hanno contrapposto padri invasati dallo sport e figli mezzi di rivalsa, con tensioni ben maggiori e risultati approfonditi nella esplorazione psicanalitica: molto più significativi del solito film corrivo di Lee. Ma nessuno è riuscito a concentrare l'intero processo di crescita segnato dall'evento drammatico, l'elaborazione del suo lutto ed il superamento dei rancori in un solo gesto che inizia in una sequenza a metà del film, preparata fin dall'inizio, e si conclude nella sequenza finale.

    Infatti probabilmente il tiro del bambino al di là della recinzione in cui era recluso dall'ambizione paterna prosegue la sua corsa siderale attraverso il tempo e, passando per il cortile del penitenziario dove si allena il padre Jack, accettando il gioco di squadra del montaggio parallelo, scavalca il muro del carcere per cadere libero nelle mani ormai adulte dello stesso ragazzo che aveva scagliato con rabbia quel pallone, iniziando la ribellione al padre.