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L'odore della notte
Anno: 1998
Regista: Claudio Caligari;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Italia;
Data inserimento nel database: 09-09-1998


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L'odore della notte
di Claudio Caligari
Con Valerio Mastandrea, Francesca D'Aloja, Little Tony

Visto 
a Venezia 98In una giornata veneziana in cui il tema delle rapine più o meno d'alto bordo sembra essere il filo conduttore, ecco arrivare il primo film italiano che valga la pena di essere visto: "L'odore della notte" di Claudio Caligari. Al centro del film, una banda di sfigatissimi "drughi" del Prenestino (quartiere popolare di Roma), a cavallo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, si guadagna da vivere svaligiando appartamenti di gente dei quartieri alti. Il loro capo è Remo Guerra (Valerio Mastandrea), un poliziotto che mollerà la professione nel progredire della storia. Remo è un personaggio cotraddittorio, un ragazzo di borgata duro ed arrabbiato al punto che sembra che le sue, più che rapine, siano assalti mirati contro una classe sociale che decisamente disprezza. Eppure, rapina dopo rapina, la tecnica si affina ma la coscienza sembra venir meno: siamo guidati nella storia dal suo io narrante (altro espediente cinematografico che sembra ricorrere spesso in questa 55a Mostra del cinema di Venezia) e viviamo il suo progressivo cedimento, fino al "suicidio" finale, quando accetterà di fare un colpo che sa che lo porterà dritto dritto in galera.

Un film diverso nel paronama del cinema di casa nostra: "sono di dieci indietro, forse quindici", spiega il regista. "Dalla sfera politica vado indietro, alla banda Bonnot, e ancora più giù, nell'incoscienza politica di Remo e dei suoi compari [esemplare la scena in cui assalgono, armi alla mano, una donna sotto casa, questa li guarda esterrefatta dicendogli 'ma che fate? qui ci abita la Jotti, il Presidente della Camera, è pieno di poliziotti!' e loro rispondono sconcertati che non hanno idea di chi sia il Presidente della Camera], eroi esistenziali come i Delon e i Belmondo nei noir degli anni '60 (...). Tutta questa inattualità mira a una cosa sola, la più importante, dire due o tre cose sui tempi che attraversiamo e sul paese in cui viviamo". Con un sarcasmo a tratti feroce (a ribadire che non c'è nulla di più tragico del ridicolo) assistiamo alle peggiori scene di servilismo politico che tanto vorremmo dimenticare, ma non ci riusciamo: nel finale del film, Remo e compari entrano nell'appartamento di un deputato Dc, che non farà altro che blandire i banditi promettendogli posti di lavoro se rinunceranno a svaligiargli casa. Ridiamo, ridiamo a crepapelle, ma questa era proprio l'Italia di allora...
Un paio di note sulla colonna sonora: esilarante il cameo di Little Tony, che nel film interpreta sé stesso e simpaticamente stona una sua canzone, sempre bellissimi i brani del mai troppo compianto Rino Gaetano. E come non commuoversi, nel giorno che ci ha portato via uno dei maggiori autori della scena musicale italiana, Lucio Battisti?