Motel Seoninjang (Motel Cactus)
di Ky-Yong Park; sceneggiatura Ky-Yong Park, Joon-Ho Bong; fotografia Christopher Doyle; montaggio Sung-Won Ham; scenografia Jeong-Hwa Choi, Jae-Won Oh; musica Jae-Won Kim; suono Kyung-Tae Kim; interpreti Hee-Kyung Jin (Hyun-Joo Choi), Woo-Sung Jung (Min-Koo Lee), Seung-Hyun Kim (Seo-Kyung Yoon),
Woong-Soo Han (Joon-Ki Sung),
Mi-Yeon Lee (Hee-Soo Min),
Shin-Yang Park (Suk-Tae Kim); produttore Sung-Jai Tcha; produzione Uno Films; origine Corea del Sud, 1997, colore, 35 mm., 91'
Ennesimo percorso, nelle atmosfere languide, liquide, delle metropoli dell'estremo Oriente (Hong Kong in testa ma va bene anche Seul). Spazi attraversati da corpi che amoreggiano, stanze di un motel che si trasformano, mutano quasi assecondando le umanità e i caratteri individuali che si esprimono in mille modi diversi. Ne viene fuori una composizione caleidoscopica, dove le gradazioni cromatiche del fotografo Doyle sono fondamentali e costituiscono la vera cifra espressiva del film. Le camere di questi alberghi sono un esile punto di riferimento di una realtà sfuggente, polimorfa.
Come in Wong Kar Wai gli spazi di molto cinema orientale appaiono sospesi nel tempo, sembrano spesso delle cellule di un organismo gigantesco di cui riusciamo a vedere una piccolissima parte.
Il senso di spaesamento è notevole ed è certamente legato ad un luogo, la stanza di un motel, che non ha una sua essenza palpabile. Come è questa stanza infatti? Quali sono le sue caratteristiche? Non lo sappiamo, né mai lo sapremo