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La vie sur terre
Anno: 1998
Regista: Abderrahmane Sissako;
Autore Recensione: Federica Arnolfo
Provenienza: Francia; Mali;
Data inserimento nel database: 03-08-1998


La vie sur terre
di Abderrahmane Sissako, Mali/Francia, 1998, 61'

Visto a TaoCinema 98Dramane è un regista africano che vive e lavora in Francia. Sul morire del secondo millennio decide di tornare nel villaggio natale di Sokolo, nel Mali. Ci torna per cercare la vita vera, la vita sulla terra, e nello stesso tempo per cercare sé stesso: "qualcosa è cambiato, scrive al vecchio genitore prima di partire, "e mi spinge a tornare da te: provo il desiderio di filmare la vita a Sokolo, la vita sulla terra, e anche il desiderio di fuggire, specialmente sapendo che presto sarà il 2000, e niente cambierà".

Al gelo del film proiettato forse non a caso immediatamente prima di questo, il tedesco "Frost" (che per l'appunto significa 'gelo'), alle desolate e freddissime lande di una Germania dell'est che assomiglia tanto alla Siberia, si contrappongono i colori caldissimi dell'africa, la pietra gialla dei suoi villaggi riarsi dal sole, i colori sgargianti degli abiti delle donne, come la bella Nanà che gira in bicicletta, l'azzurro stinto del cielo.

La vita sulla terra, in un villaggio africano dove i festeggiamenti per il terzo millennio arrivano filtrati dalla radio che parla di conto alla rovescia sulla Tour Effeil, dove l'Europa stessa arriva filtrata, dalle comunicazioni telefoniche che funzionano a singhiozzo, dalle porte a vetri che si aprono al passaggio e alle quali si stenta a credere, dalle auto potenti e fiammanti che brillano sugli inserti pubblicitari delle riviste.

Dramane ora è qui, ha ripreso la sua bicicletta, i suoi vestiti, e la sua vita.

La vita sulla terra. Questo piccolo gioiellino, solare, bellissimo, strappa forse l'applauso più lungo tra quelli finora riservati ai film in concorso. E invita a riflettere sul fatto che per realizzare un capolavoro non è necessario girare un film di più di tre ore né costringere lo spettatore a subire inquadrature lunghissime ed inutili (magari con la camera fissa).

Una bella lezione di cinema.