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Kichiku dai enkai - Kichiku Anno: 1997 Regista: Kazuyoshi Kumakiri; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Giappone; Data inserimento nel database: 30-07-1998
Kichiku dai enkai (Kichiku)
di Kazuyoshi Kumakiri, (Giappone, 1997, 100')
Piccoli Kitano crescono e aspettano Godot?
Anni '70. Un giovane studente è in prigione, aspetta di essere rilasciato. Il suo gruppo, ora comandato da una donna (presumibilmente la sua donna), lo aspetta. Ma l'odio, la rivalità, l'incapacità di approdare a qualcosa di realmente costruttivo serpeggiano all'interno del gruppo. Un giovane si stacca, e dopo il suicidio del capogruppo ancora in carcere (che molti non han neanche conosciuto, vera sorta di Godot giapponese) tradisce gli altri.
La sete di vendetta della ragazza, non solo reale mente dell'organizzazione ma anche amante di quasi tutti i componenti, innescherà una spirale di violenza che porterà tutti alla morte, fino al suicidio in autentico stile giapponese, con la sciabola da Samurai, dell'ultimo sopravvissuto.
Non tragga in inganno il nome di Kitano: il tentativo di seguire una strada perfettamente centrata dal regista giapponese autore dello splendido Hana-Bi che ha vinto lo scorso anno il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia qui è, secondo me, completamente fallito. Della violenza squisitamente raffinata di Hana-Bi non c'è proprio traccia. Lo splatter più atroce e più inutile la fa totalmente da padrone, rovinando una pellicola che invece sembrava avviarsi verso ben altri livelli nella sua prima mezz'ora. Molto interessante infatti è quel parallelo continuo tra sesso e violenza, sesso e morte, sesso e potere. Molto belle certe inquadrature e certi contrasti, e non mi è dispiaciuta neanche l'idea del 16 mm. Peccato, davvero, che il regista, decisamente troppo giovane (24 anni, minuto, all'apparenza anche molto timido, era presente in sala), si sia lasciato così distrarre dal gusto del grand-guignol più volgare che fosse possibile.
Aspettiamo il suo prossimo film, e vediamo.
Hnp / /< |