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Arizona dream Anno: 1992 Regista: Emir Kusturica; Autore Recensione: Giampiero Frasca Provenienza: Francia; USA; Data inserimento nel database: 08-06-1998
Axel è un sognatore; ama abbandonarsi in visioni oniriche in cui degli eschimesi trovano un raro pesce che possiede, nella sua fase matura, due occhi dallo stesso lato
Axel è un sognatore; ama
abbandonarsi in visioni oniriche in cui degli eschimesi trovano
un raro pesce che possiede, nella sua fase matura, due occhi dallo
stesso lato. Axel ha da poco messo ordine nella sua vita funestata
dalla tragica morte dei suoi genitori, quando lo zio Leo lo chiama
a lavorare nella sua concessionaria di Cadillac. Ma nella vita
di Axel, oltre a Leo e al vecchio amico Paul, un giovane con aspirazioni
da attore, entra prepotentemente Elaine, una donna non più
giovane che ha ucciso il marito ed ora vive fra mille contrasti
con la di lui figlia Grace, ossessionata da manie suicide. Axel
si innamora di Elaine e si trasferisce in casa sua, dove la aiuta
a costruire una macchina volante che realizzi il sogno della donna
di volare. Ma con il passare del tempo le cose mutano il proprio
indirizzo: Leo, prossimo al matrimonio con una giovane polacca,
si suicida, mentre Axel si avvicina sentimentalmente a Grace.
I sogni, però, sono giunti al capolinea e Grace, non più
in grado di sostenere il peso dell'esistenza, decide di farla
finita.
Dopo cinque anni di battaglie legali
sul problema di definire chi fosse il detentore dei diritti, esce
in Italia il film realizzato negli Stati Uniti da Emir Kusturica.
Arizona Dream è infatti anteriore al capolavoro
Underground, ma possiede tutte le idiosincrasie dell'autore:
ridondanze, surrealismo en passant, grottesco, sconnessioni
e vitalità. Il film vive sul confronto, alcune volte duro,
altre impietoso, sul confronto tra Natura e Civiltà, tra
l'essere in quanto tale ed il suo corrispettivo depurato da ogni
ingenuità ed educato alla cultura delle sovrastrutture
e del pervasivo contesto in cui si vive. Axel, come ripete più
volte il su amico Paul, è "un ragazzino", uno
degli ultimi sognatori americani (l'altro, tenendo conto del periodo
in cui è stato girato il film - 1992 - era il River Phoenix
di Belli e dannati), dannatamente a disagio nella pragmatica
vendita di macchine nella concessionaria dello zio, ma molto più
consono a sognare esquimesi che pescano pesci malformati nello
stretto di Bering. Un immaturo, verrebbe da dire, se non fosse
che questa, secondo Kusturica, è la condizione migliore
che, come si dice a proposito del pesce freccia, permette di guadagnare
altri aspetti dell'esistenza mentre si perde una parte della visione
a causa del doppio occhio sullo stesso lato. Il problema del sognatore
è tutto qui. Il pesce freccia subisce lo spostamento di
uno dei due occhi nel momento della maturità, perdendo
di fatto la visione prospettiva, quindi completa e ben definita,
ma "guadagnando in altri aspetti", in pragmatica e praticità.
Immagine fedele di Axel, Grace, Elaine a confronto con Paul. I
primi (e nonostante l'età di Elaine) sono infantili (Paul
ripete più volte che Axel "è un ragazzino",
Grace gioca con le sue tartarughe ed è ossessionata dall'idea
del suicidio come l'adolescente di Harold e Maude di Hal
Ashby, Elaine sembra solo interessata all'idea di volare e rincorre
sempre ragazzi molto più giovani di lei), problematici,
complicati ed hanno un passato da cui vogliono fuggire. Ben definiti
psicologicamente, sono personaggi presentati da Kusturica nella
loro personalità a tutto tondo, capaci di provare sensazioni
forti, amore e delusione. A questi si contrappone Paul, personaggio
volutamente non caratterizzato in profondità, non dotato
di spessore psicologico, una semplice maschera ontologica contraddistinta
da quello che fa e non da quello che prova, incapace di andare
oltre il puro stimolo ormonale e di porsi come soggetto con personali
emozioni non mutuate dall'universo cinematografico. Ed anche la
mania di Paul di ripetere pedissequamente le scene dei film più
famosi (irresistibile quella di Intrigo internazionale),
non è altro che un ulteriore caratterizzazione del suo
modello comportamentista che trova piena soddisfazione nella bidimensionalità
dell'immagine cinematografica, non profonda (se non utilizzando
particolari obiettivi a focale corta), già definita a priori
e quindi incapace di fornire una personale visione fantasiosa
a che vi si accosta con l'intento di esplorare mondi dati dal
proprio immaginario. Paul è l'uomo maturo, quello che ormai
non sogna più (e quando lo fa immagina Robert De Niro che
minaccia Joe Pesci in Toro Scatenato) e che vive anche
come se si trovasse impresso su una pellicola cinematografica
(oltre a riprodurla, rivive anche, suo malgrado, la stessa scena
di Intrigo internazionale). Paul è l'immagine del
pesce freccia, ormai maturo, che ha perso la capacità di
guardare la vita in prospettiva: ha perso una parte della visione,
quella del sogno e della fantasiosa puerilità, ma ha guadagnato,
se così si può dire, la capacità di non essere
soggetto al gioco delle emozioni e delle sensazioni che destabilizzano.
Ma in questo viaggio tutto Kusturichiano
tra sogni volanti, presenze surreali, morte più volte evocata
ed alla fine tragicamente trovata, non passa certo inosservata
la capacità del regista di fondere suggestione ed ossessioni
cinematografiche altrui nella costruzione del proprio personale
universo. Fellini e Ford innanzitutto. Il primo per la stupenda
commistione di immaginazione e realtà fusa nella narrazione,
il secondo per la capacità di significazione del paesaggio
americano, autentico altro personaggio all'interno del gioco delle
caratterizzazioni. Poi c'è sempre il cinema (re)citato
da Paul, Il padrino parte II, Il mago di Oz, i già
menzionati film di Scorsese ed Hitchcock; addirittura George Meliès
nell'immagine evocata secondo la quale Leo, una volta morto, avrebbe
raggiunto la luna a bordo della sua Cadillac. Ed accumulando cinefilamente,
Elaine non ricorda un altro personaggio adescatore di ragazzi
quasi imberbi interpretato da Faye Dunaway ne Il piccolo grande
uomo, con le avances al figlio adottivo Dustin Hoffman?
Ma alla fine c'è sempre il cinema debordante di Kusturica,
la sua capacità di uscire sempre fuori dalle righe senza
risultare ridondante o sgradevole, i suoi momenti di alta tensione
dove si scatenano anche le forze della natura (oltre alla musica
di Goran Bregovic), i consueti tentativi di suicidio per impiccagione
che si risolvono sempre con la messa in ridicolo dell'aspirante
suicida (così come si nota anche dal precedente Il tempo
dei gitani e dal successivo Underground), la capacità
di caratterizzare personaggi sull'orlo dell'inverosimiglianza
e renderli veri, sanguigni, amabili. Arizona Dream, nonostante
il suo grande spessore, non è il migliore lavoro
di Kusturica, ma solo una tappa ulteriore del suo grottesco ed
a volte inimitabile universo.
Giampiero Frasca
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