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Profundo carmesi Anno: 1996 Regista: Arturo Ripstein; Autore Recensione: luca aimeri Provenienza: Messico; Data inserimento nel database: 07-05-1998
Profundo carmesi (id; t
PROFUNDO CARMESI
Profundo carmesí (id; t.l. Profondo Rosso), di Arturo
Ripstein. Sceneggiatura, Paz Alicia Garciadiego. Con: Julieta
Egurrola (Juanita Norton), Bianca Florido (Mercedes), Giovanni
Florido (Carlitos), Rosa Furman (Sra. Morrison), Daniel Giménez
Cacho (Nicolas Estrella), Sherlyn Gonzalez (Teresa), Veronica
Merchant (Rebeca San Pedro), Regina Orozco (Coral Fabre), Marisa
Paredes (Irene Gallardo), Patricia Reyes Spíndola (Sra.
Ruelas). Francia/Spagna/Messico, 1996. Dur.: 1h e 54'.
Ispirato ad un fatto di cronaca. Un'infermiera, Coral Fabre: vedova,
con due figli a carico, tonda come saltata fuori da un quadro
di Botero, affamata d'amore, divoratrice di romanzi rosa d'appendice
e di riviste per cuori solitari, innamorata dell'attore Charles
Boyer... Un barbablù-gigolò, Nicholas Estrella:
vedovo (ma non per cause naturali), fascinosamente latino (di
origini spagnole), borsalino sulle ventitrè, tupé
per celare una calvizie parziale che lo ossessiona come una maledizione,
gran corteggiatore, profittatore che si serve degli annunci di
una rivista per cuori solitari per avvicinare donne sole... La
stessa rivista che legge, in un paesino sperduto in qualche angolo
di Messico, Coral. Si incontrano: il loro rapporto passa bruscamente
da quello cinico di vittima-truffatore, a quello di amanti; infine,
parallelamente a quest'ultimo, a quello di complici affiatati.
Una striscia di sangue seguirà la loro auto, i loro spostamenti:
fino a raggiungerli. Ispirato ad un fatto di cronaca. Come lo
era "The Honeymoon Killers" (I Killers della Luna
di Miele, 1970), di Leonard Kastle. Amour-fou, amore folle?
O piuttosto: folli innamorati? O più semplicemente due
perdenti solitari, bersagliati dal destino e dalla natura, che
una volta aggrappatisi ad un barlume di felicità non vogliono
più mollarlo? O, ancora, due ignoranti, stupidi e presuntuosi,
che trovano giustificazione - nella loro distorta visione di un
romanticismo da carta stampata - per ogni tappa della loro discesa
agli inferi, del loro percorso di abbrutimento? O, magari, più
forzatamente, "Profundo Carmesi" come metafora politica
a tinte forti - un potere sistematicamente basato sulla brutalità
sarà sempre più spaventoso e spietato dei più
allucinanti/allucinati pluriomicida? Forse una sintesi di tutto
questo: stupidità, ignoranza, presunzione, cinismo, solitudine,
acidità corrosiva verso tutti coloro che hanno qualcosa
(uno scopo, un affetto, una fede), egoismo, mancanza di equilibrio
e di senso della realtà in reazione ad un mondo cattivo...
(?) Profundo Carmesi è una grande storia d'amore: il sogno
ad occhi aperti, e quindi stravolto, allucinato, di due loosers
costretti dalla propria condizione fisica-sociale-economica a
vivere miseramente, ad elevare il cinismo a pratica di sopravvivenza...
a vivere la vita in tragica condizione di non-alternativa. Nel
momento in cui si innamorano, si contagiano a vicenda (lei con
il fiato che puzza di morte a causa della formalina che utilizza
all'obitorio, lui con le carezze ed i suoi modi viscidi, untuosi),
si annientano: il rosa appiccicoso balza fuori dalle pagine ingiallite
di riviste lette-e-rilette, per attenuare il rosso scuro del sangue
raggrumato, per annegarne l'umanità risparmiando solo un
esclusivo sentimento reciproco. Due appestati d'amore; ed attorno
-punto di partenza, d'arrivo, di fuga: d'immobilità- il
Nulla: solo spazi desertici, pietre, cielo piatto, una strada
da percorrere avanti ed indietro. E naturalmente vittime: organismi
da avvelenare per immunizzare il proprio, sogni da infrangere
per preservare il proprio, figli da uccidere per dimenticare i
propri, bellezze da sfiorire per cancellare l'alternativa alla
propria bruttezza, certezze e fedi da incrinare per ovviare al
proprio spaesamento... : i propri difetti, le proprie
mancanze, le proprie deficienze, scompaiono automaticamente
in mancanza di termine di paragone. Stupido ingenuo umano. Surrealismo
ed iperrealismo si fondono per animare un noir inquietante
e riuscito che gronda humour fino a quando, in maniera
inversamente proporzionale al tasso di cecità dei protagonisti
e al livello di violenza gratuita, la vena non si esaurisce e
lascia spazio all'orrore che è proprio delle efferatezze.
I protagonisti si ritrovano intrappolati nel proprio loop:
come se da premesse squallide (le modalità e le motivazioni
del primo incontro) non fossero stati in grado di trarre conclusioni
effettivamente rosee. Non resta che rivolgere contro se stessi
la medesima violenza, in un delirante tentativo di autolesionismo
e catarsi: un'esecuzione sommaria diventa "il giorno più
bello della mia vita", estrema mistificazione, punto di non
ritorno, rosso trampolino per un'eternità rosa confetto.
Amore e Morte, per l'ennesima ed ultima volta: connubio già
visto, certo; scontato, d'accordo; ma perfettamente rispecchiante
il loro immaginario, profondamente, sinceramente, malatamente
kitsch.
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