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Il destino - Al Massir Anno: 1997 Regista: Yussuf Shahin; Autore Recensione: Federica Arnolfo Provenienza: Egitto; Data inserimento nel database: 30-04-1998
Youssef Chahine, egiziano, settant'anni e piu', vince lo scorso anno con
questo film la Palma d'Oro del Cinquantenario del Festival di Cannes.
Cordova, XII secolo. Il regno del Califfo Al Mansour e' minacciato dalla
setta guidata dallo Sceicco Riad, che impone l'osservanza cieca del
Corano, fustiga i costumi e pratica la "fatwa" o condanna a morte
dell'infedele. Il filosofo e studioso Averroe', traduttore di
Aristotele, predica invece il dubbio, l'incoerenza dell'incoerenza, la
necessita' del sapere, l'importanza del pensare. La sua famiglia,
assieme ad una famiglia di gitani loro amici che combattono a loro modo
l'integralismo cantando e ballando, corre un pericolo costante, ma puo'
contare sull'appoggio morale ed incondizionato dei due bellissimi figli
del califfo, Abdhallah (che verra' plagiato dalla setta ma trovera' poi
la retta via, lui amante del ballo e della musica), e Nasser, futuro
sposo della figlia di Averroe', e di Youssef, un ragazzo cristiano il
cui padre si era fatto uccidere come eretico per portare in Europa gli
scritti di Averroe'. Incitato da Riad, il Califfo ordinera' che tutti i
libri del filosofo siano dati alle fiamme sulla pubblica piazza, ma non
servira' a nulla perche' le opere del maestro, copiate diligente dai
suoi discepoli e familiari ed amici, sono ormai in salvo fuori dal
paese, portateci con moltissimi rischi proprio dal figlio del califfo,
Nasser.
Questo film, opera di un grande regista e di un uomo davvero coraggioso,
pur travestito da apologo storico rappresenta una chiara e forte presa
di posizione contro l'integralismo che sta devastando l'esistenza dei
paesi islamici. Splendido, con delle inquadrature che lasciano senza
fiato (tutto il viaggio di ritorno in Europa di Youssef per esempio),
"Il destino" mescola musical, melo' e dramma storico, rappresenta
Averroe' non soltanto come un grande filosofo ma come uno dei padri
fondatori della democrazia, e lo accompagna a dei personaggi davvero
indimenticabili, a comiciare dalle donne, la moglie (soprattutto), la
figlia e la moglie dello zingaro amico di Averroe', per finire con i
figli del califfo, cosi' diversi tra loro, tanto forte e sicuro appare
Nasser, il maggiore, cosi' insicuro e fragile sembra Abdhallah, il
minore. Entrambi vivono all'ombra di un padre che sembra non curarsi di
loro, ma alla fine saranno proprio i due ragazzi a convincere il Califfo
della scelleratezza di Riad e del grave errore commesso mettendosi
contro Averroe'.
Due le scene piu' intense, IMO: quella del grande falo' che consuma i
libri del filosofo, che fa il paio, quanto ad emozioni suscitate in me,
con l'incendio della biblioteca ne "Il nome della rosa", e quella
finale, grandissima, del maestro Averroe', che affronta gli integralisti
buttando egli stesso ironicamente l'ultimo volume nel falo', consapevole
che le sue opere imperiture sono state portate in salvo. E' l'ultima
inquadratura del film, il primo piano di quest'uomo che guarda con
disprezzo tutto quello che non ama e non puo' amare del suo paese.
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